Rifondare una città per la ricerca. La Corte Grande di Canedole tra memoria, luogo e innovazione

How can we rethink today the future of a private Agricultural court, in it’s most natural use? Afterwards, specifically, the near future of the Corte Grande of Canedole, which for the longest time represented an extraordinary example of dialogue between an agricultural life and the community that inhabited it? Although the contemporaneity has partially erased the history and traditions of this Court, the architecture of this place, its overall extent gently laying on the land, the composition of its single parts, the materials that have built it still reveal today this exceptional feature. This thesis aims to re-establish the centrality of this space suspended between the natural and anthropical characteristics of this area that have contributed in making the agricultural landscape of Mantua recognizable as a single polycentric factory spread throughout the territory. The ambition of the project is to give back to the great nineteenth-century villa the key role that it possessed until the beginning of the last century, imagining an active space facing the future in which it is possible to teach, research, produce and transform the products of the agricultural tradition of this soil, without speculating on the profit of quantity, with which these days it is difficult to compete, but on the contrary building the essence underlying many small realities distributed in this particular land squeezed between two bordering regions linked by a strong productive identity. The strategic aim is to establish a management body that lays the basis for the definition of a diverse agricultural economy, avoiding the development of intensive monocultures, trying to scientifically support the different peculiarities of the entire autochthonous agricultural supply chain. The metaphor of the small city guides the architectural project here proposed, an urban plan that grows in divisional parts preserving only the historical structures chosen, emphasizing their contemporary value, redeveloped with new uses. The new marks that lay out the urban composition, which connect first of all the plan of the ancient church of Canedole, are sought after the historical evolution of the complex, with the intent of explaining the complexity and uniqueness of the history of the place in the renewed urban layout. The infrastructures participating, identified by the presence of water and surrounding streets, both pedestrian and accessible to vehicles, order and give a clear limit to the new parts: a city of research and education for agriculture, able to reconstruct the ancient industrious vitality of those places and at the same time to offer to the nearby small urban centers new spaces for the community to live daily. Spaces for everyone, dedicated to sport, leisure, culture, sales, designed for a new form of urban sharing between students and inhabitants. The articulation of the functions, recognizable through the different parts, guarantees an autonomy and a complexity of the settlement, which does not give up – thanks to a new impulse towards innovation – the will to make this agricultural monument become a small planned community for study, research and production.

Come possiamo immaginare oggi il futuro di una Corte Agricola privata del suo uso più naturale? Poi, in particolare, il futuro prossimo della Corte Grande di Canedole, che per molto tempo ha rappresentato un esempio straordinario di dialogo tra lavoro agricolo e la comunità che l’ha abitata? Nonostante la contemporaneità abbia in parte cancellato la storia e le tradizioni di questa Corte, l’architettura di questo luogo, la sua misura complessiva adagiata al territorio, la composizione delle parti, i materiali che l’hanno costruita raccontano ancora oggi questo carattere eccezionale. La tesi ha l’obiettivo di ri-fondare la centralità di questo spazio sospeso tra i caratteri naturali e antropici del luogo che hanno contribuito a rendere riconoscibile il paesaggio agricolo mantovano come un’unica fabbrica policentrica distesa nel territorio. Il progetto ha l’ambizione di restituire alla grande dimora ottocentesca il ruolo chiave che possedeva fino all’inizio del secolo scorso, immaginando un luogo attivo rivolto al futuro in cui sia possibile insegnare, ricercare, produrre e trasformare i prodotti della tradizione agricola di questo suolo, senza scommettere sul profitto di quantità, con cui al giorno d’oggi è difficile competere, ma al contrario costruire il cuore sotteso a tante piccole realtà distribuite in questa terra particolare schiacciata tra due regioni confinanti unite da una forte identità produttiva. L’obiettivo strategico è di istituire un ente di gestione che ponga le basi per la definizione di una diversa economia agricola, evitando la produzione di monocolture intensive, cercando di supportare scientificamente le diverse peculiarità dell’intera filiera agricola autoctona. La metafora della piccola città guida il progetto architettonico proposto, un impianto urbano che cresce per parti preservando solamente le strutture storiche scelte sottolineando il loro valore contemporaneo, riqualificate con nuove destinazioni d’uso. I nuovi segni ordinatori della composizione urbana, che ricollegano anzitutto l’impianto all’antica chiesa di Canedole, sono ricercati nell’evoluzione storica del complesso, con l’intento di raccontare nel rinnovato impianto urbano, la complessità e unicità della storia del luogo. Le infrastrutture presenti, identificate nell’acqua e nelle strade, sia pedonali che carrabili, ordinano e conferiscono la giusta misura alle nuove parti: una città della ricerca e dell’istruzione per l’agricoltura, capace di ricostruire l’antica vitalità operosa di quei luoghi e allo stesso tempo di offrire ai vicini piccoli centri urbani nuovi luoghi per la collettività da vivere quotidianamente. Luoghi per tutti, dedicati allo sport, allo svago, alla cultura, alla vendita, progettati per una nuova forma di condivisione urbana tra studenti e abitanti. L’articolazione delle funzioni, riconoscibile attraverso le diverse parti, garantisce un’autonomia e una complessità dell’insediamento, che non rinuncia - grazie ad un nuovo impulso rivolto all’innovazione -alla volontà di far diventare questo monumento contadino una piccola città di fondazione per lo studio, la ricerca e la produzione.