The project area is located in a small-scale context close to the Venetian Prealps in the district of Vicenza: Schio. The strong industrial character of the area started in the middle of the XVIII century and developed with the foundation of the historical textile company “Lanerossi”, that contributed to the urban and cultural expansion of the city. After the closure of the activity, in the middle of the XX century, the factory area became an introverted site, at the same time surrounded by the town but completely closed to it. The project strategy adopted comes from a reflexion around the identity of the urban voids and the concept of limit, on which the industrial areas are based. On one hand, the perimeter fence originally used to define the property of the site is the main cause to the abandonment and the decay of the project area, on the other it promoted the development of a spontaneous natural environment that Gilles Clément would define as “Third Landscape”. The necessity to protect, at least partially, the biodiversity of a green area near the dense city centre was at the basis of the decision to maintain the existing borders of the area and to strengthen them through the construction of new volumes along the perimeter of the site, next to the preserved existing buildings. The inner green core is, so, free to expand and contract, following the built ring that protect nature from urbanization, even if it guarantees the possibility to access the green area through small passages. On the side next to the city centre, the continuity of the perimeter border fades with the definition of a clear limit made by detached residential elements that fragment the unitarian line to increase permeability to the city. The analysis of the necessities and the main actors of a strongly entrepreneurial context, contributed to the idea to transform the area in a textile innovative research pole that uses the agricultural and food wastes to create fabrics. Due to the important dimensions of the site, many other elements are included in the project, such as residential units, cultural and educational spaces. The choice to convert a working area into a working area comes from a reflexion around the local entities, according to a real transformation possibility, even if not certain. An ongoing local debate coordinated by the University Cà Foscari of Venice around the revitalization of a part of the project site (the building called “Fabbrica Alta”) is involving an increasing number of different actors that could be interested in regenerating one of the most important examples of European industrial archaeology.

L’area presa in esame si colloca all’interno di un contesto urbano di scala ridotta sito a ridosso delle Prealpi venete nella provincia di Vicenza: Schio. Il forte carattere industriale della zona prende origine già dalla metà del XVIII secolo e si accentua con la fondazione della storica azienda tessile “Lanerossi”, che contribuisce vivamente allo sviluppo urbano e culturale della città. A seguito della chiusura dell’attività, nella metà del XX secolo, il sito si trasforma in un’area introversa e chiusa rispetto al resto del tessuto urbano a cui ha dato vita e in cui si trova immersa. L’approccio progettuale scelto nasce dalla riflessione sull’identità dei vuoti urbani e sul concetto di recinto su cui, spesso, le aree industriali si fondano. Se da un lato, le delimitazioni perimetrali che all’origine definivano la proprietà dell’area, sono la causa dell’isolamento del sito e del suo degrado, dall’altro hanno permesso all’area di sviluppare un ambiente naturale spontaneo che Gilles Clément definirebbe “Terzo Paesaggio”. La volontà di preservare, almeno in parte, la biodiversità di uno spazio verde a ridosso del centro storico cittadino, è stata fondamentale nella decisione di conservare i limiti esistenti dell’area e di rafforzarli attraverso nuova volumetria concentrata sul perimetro dell’area progettuale, che interagisse e si affiancasse agli edifici esistenti mantenuti. In tal modo, il cuore verde non viene intaccato e si dilata e contrae a seconda dell’andamento del bordo edificato che protegge l’interno dall’avanzare dell’urbanizzazione e, allo stesso tempo, si apre con passaggi che consentono l’accesso all’area. In prossimità del centro storico, la forza unitaria del recinto si smorza con la creazione di un bordo più frammentato che definisce chiaramente un limite, pur favorendo un’alta permeabilità verso la città. L’analisi delle necessità e dei principali attori di un contesto fortemente imprenditoriale, ha contribuito alla visione di un’area come luogo che, seppur contenesse spazi residenziali, culturali e educativi, potesse convertirsi in un polo di ricerca sull’innovazione nel campo tessile, derivante dal riuso di scarti agricoli e alimentari. Questa trasformazione da luogo di lavoro a luogo di lavoro deriva da una riflessione sulle realtà locali, in un’ottica di possibile trasformazione concreta, seppur non certa. È, infatti, attualmente in corso un dibattito locale coordinato dall’Università Cà Foscari di Venezia sulla rigenerazione di una parte dell’area in questione (l’edificio denominato “Fabbrica Alta”), secondo una visione di progettazione partecipata che sta coinvolgendo una sempre più ampia diversità di attori interessati a rivitalizzare uno tra i più rilevanti esempi di archeologia industriale europea.

Reinforcing the border. The Lanerossi area between history and innovation

COSTA, ELISA LAURA
2016/2017

Abstract

The project area is located in a small-scale context close to the Venetian Prealps in the district of Vicenza: Schio. The strong industrial character of the area started in the middle of the XVIII century and developed with the foundation of the historical textile company “Lanerossi”, that contributed to the urban and cultural expansion of the city. After the closure of the activity, in the middle of the XX century, the factory area became an introverted site, at the same time surrounded by the town but completely closed to it. The project strategy adopted comes from a reflexion around the identity of the urban voids and the concept of limit, on which the industrial areas are based. On one hand, the perimeter fence originally used to define the property of the site is the main cause to the abandonment and the decay of the project area, on the other it promoted the development of a spontaneous natural environment that Gilles Clément would define as “Third Landscape”. The necessity to protect, at least partially, the biodiversity of a green area near the dense city centre was at the basis of the decision to maintain the existing borders of the area and to strengthen them through the construction of new volumes along the perimeter of the site, next to the preserved existing buildings. The inner green core is, so, free to expand and contract, following the built ring that protect nature from urbanization, even if it guarantees the possibility to access the green area through small passages. On the side next to the city centre, the continuity of the perimeter border fades with the definition of a clear limit made by detached residential elements that fragment the unitarian line to increase permeability to the city. The analysis of the necessities and the main actors of a strongly entrepreneurial context, contributed to the idea to transform the area in a textile innovative research pole that uses the agricultural and food wastes to create fabrics. Due to the important dimensions of the site, many other elements are included in the project, such as residential units, cultural and educational spaces. The choice to convert a working area into a working area comes from a reflexion around the local entities, according to a real transformation possibility, even if not certain. An ongoing local debate coordinated by the University Cà Foscari of Venice around the revitalization of a part of the project site (the building called “Fabbrica Alta”) is involving an increasing number of different actors that could be interested in regenerating one of the most important examples of European industrial archaeology.
SPADONI, MASSIMILIANO
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
20-apr-2018
2016/2017
L’area presa in esame si colloca all’interno di un contesto urbano di scala ridotta sito a ridosso delle Prealpi venete nella provincia di Vicenza: Schio. Il forte carattere industriale della zona prende origine già dalla metà del XVIII secolo e si accentua con la fondazione della storica azienda tessile “Lanerossi”, che contribuisce vivamente allo sviluppo urbano e culturale della città. A seguito della chiusura dell’attività, nella metà del XX secolo, il sito si trasforma in un’area introversa e chiusa rispetto al resto del tessuto urbano a cui ha dato vita e in cui si trova immersa. L’approccio progettuale scelto nasce dalla riflessione sull’identità dei vuoti urbani e sul concetto di recinto su cui, spesso, le aree industriali si fondano. Se da un lato, le delimitazioni perimetrali che all’origine definivano la proprietà dell’area, sono la causa dell’isolamento del sito e del suo degrado, dall’altro hanno permesso all’area di sviluppare un ambiente naturale spontaneo che Gilles Clément definirebbe “Terzo Paesaggio”. La volontà di preservare, almeno in parte, la biodiversità di uno spazio verde a ridosso del centro storico cittadino, è stata fondamentale nella decisione di conservare i limiti esistenti dell’area e di rafforzarli attraverso nuova volumetria concentrata sul perimetro dell’area progettuale, che interagisse e si affiancasse agli edifici esistenti mantenuti. In tal modo, il cuore verde non viene intaccato e si dilata e contrae a seconda dell’andamento del bordo edificato che protegge l’interno dall’avanzare dell’urbanizzazione e, allo stesso tempo, si apre con passaggi che consentono l’accesso all’area. In prossimità del centro storico, la forza unitaria del recinto si smorza con la creazione di un bordo più frammentato che definisce chiaramente un limite, pur favorendo un’alta permeabilità verso la città. L’analisi delle necessità e dei principali attori di un contesto fortemente imprenditoriale, ha contribuito alla visione di un’area come luogo che, seppur contenesse spazi residenziali, culturali e educativi, potesse convertirsi in un polo di ricerca sull’innovazione nel campo tessile, derivante dal riuso di scarti agricoli e alimentari. Questa trasformazione da luogo di lavoro a luogo di lavoro deriva da una riflessione sulle realtà locali, in un’ottica di possibile trasformazione concreta, seppur non certa. È, infatti, attualmente in corso un dibattito locale coordinato dall’Università Cà Foscari di Venezia sulla rigenerazione di una parte dell’area in questione (l’edificio denominato “Fabbrica Alta”), secondo una visione di progettazione partecipata che sta coinvolgendo una sempre più ampia diversità di attori interessati a rivitalizzare uno tra i più rilevanti esempi di archeologia industriale europea.
Tesi di laurea Magistrale
File allegati
File Dimensione Formato  
2018_04_Costa_02.pdf

non accessibile

Descrizione: Tavole di progetto
Dimensione 17.29 MB
Formato Adobe PDF
17.29 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri
2018_04_Costa_01.pdf

non accessibile

Descrizione: Testo della tesi
Dimensione 62.58 kB
Formato Adobe PDF
62.58 kB Adobe PDF   Visualizza/Apri

I documenti in POLITesi sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/141100