Architectural design for the youth crisis in Milan. Unconventional living-working reuse of abandoned buildings

This research aspires to offer one of many possible solutions to the Urban Youth Crisis. I started developing this interest while on exchange in Sydney, Australia. I participated in an innovation workshop organised by Big World Homes. Here we tackled the issue of housing amongst the younger generation. Many questions arose out of the possibility of living in small self-built spaces. The idea was in need of development, such as improving the sense of community which is often lacking in cities nowadays. Housing should rediscover the active participation of its dwellers, who should fulfil their need to create a personal environment thus satisfying one of the strongest human emotions: the desire to possess. At the same time, the Urban Youth, which are emerging as the new poor, seek an unconventional way of living, influenced by new technology and changes in the labour market. A possible solution to this issue was to be innovative and to aim at creating new opportunities in the housing and employment sector, without neglecting social and cohesion initiatives. Large cities need strategies for a new way of living based on sustainability and the sharing of resources thus creating communities and re-establishing a sense of belonging in a self-oriented environment. Can a Housing Typology tackle these issues and represent a solution to this problem, at the same time being affordable and creating a sense of community? If homeownership is not a milestone for the younger generation, can new housing opportunities be introduced? This thesis plans to offer a typology of housing which would be accessible to younger people, in particular graduates, young couples or divorced parents. It creates a network of projects in the city to transform abandoned skeleton-like buildings. These buildings are in fact a great resource for low-cost materials and strategies. The first chapter introduces urban sociology notions on the psychology of living in the city. It not only highlights the benefits but also the sense of isolation felt by city inhabitants. The second chapter identifies the urban youth as the victims of an unfriendly housing system, in an era of globalization, job insecurity and social mobility. In this framework, Milan was chosen as a case study because of its wealth of opportunities, open-minded mentality, and for its number of “ghost” buildings. The city is a main attraction for young people and, at present, it is not considered affordable. The third chapter illustrates the path towards the solution for housing. After considering a diverse number of precedents, each for different principles and successes, the typology of housing chosen is a collective modular system in which space becomes flexible and easy to organize. All the internal partitions, if existent, are to be demolished to then include “inhabitable walls” which will contain storage, services and bathrooms. The volume created by these walls acts as a separating element between private living activities, and collective social spaces. The middle area is defined as a transitional space, for the needs of the inhabitants. The walls can be opened and the house becomes a sequence of spaces that can be changed through time by the inhabitants. The fourth chapter aims at understanding what is behind today’s industrial revolution, which dramatically influences the life of the younger generation. In fact, with the digitalization of labour, many jobs are disappearing but at the same time there are great opportunities that are presenting themselves. Opportunities that could be exploited by having access to the right tools and spaces. What we see is the shift from factory mass production, with its use of large amounts of human resources, materials, machines and space – to small, local production which paradoxically can be managed through a laptop at home. What becomes essential is a sense of community, collaboration and the exchange of ideas that could catalyze success and opportunities. The project is also based on the concept of the Vertical Urban Factory, which would bring back to the city a new kind of production that is clean, sustainable and transparent. These features shaped part of the project which is community accessible. The aim is to offer maker spaces to young people, as well as a small manufacturing market, digital library, conference room and modular private offices within co-working spaces. This space will engage younger and older generations of professionals into shaping new skills and jobs. The transformation of abandoned buildings will offer a space to the neighbourhood consisting of an internal piazza and café surrounded by an active environment with robotic production. These projects will re-activate the neglected areas of the city combining the energy of young people with the knowledge of existing residents.

Questa ricerca si propone di offrire una delle tante possibili soluzioni alla crisi giovanile urbana. Ho iniziato a sviluppare l'interesse verso questo tema durante un exchange a Sydney, Australia. Ho partecipato a un workshop di Big World Homes, startup australiana, dove abbiamo affrontato il problema dell’affordable housing per i giovani. La possibilità offerta da BWH è quella di auto-costruirsi una mini casa. Attorno a questa proposta, sono sorte varie problematiche legate alla mancanza di aggregazione e senso di appartenenza. Proprio su questi punti, sono verse le discussioni da cui è nata questa ricerca. L’abitazione necessita di riscoprire la partecipazione attiva dell'abitante, che dovrebbe soddisfare il suo bisogno di creare un ambiente personale, soddisfacendo uno dei più forti bisogni umani: il desiderio di possesso. Oggi i giovani, che stanno emergendo come nuovi poveri, cercano un modo di vivere non convenzionale influenzato dalle nuove tecnologie e dai cambiamenti nel mercato del lavoro. Una possibile soluzione a questo problema deve essere innovativa e mirare a creare nuove opportunità nel settore abitativo e occupazionale, senza trascurare le iniziative sociali e di coesione. Le grandi città hanno bisogno di strategie per un nuovo modo di vivere basato sulla sostenibilità e sulla condivisione delle risorse al fine di creare comunità e ristabilire un senso di appartenenza in un ambiente così auto-orientato. Può una tipologia residenziale affrontare questi problemi e rappresentare una soluzione a questo problema, pur essendo low-cost e con un senso di comunità? Se la casa di proprietà non è una pietra miliare per le giovani generazioni, possono essere introdotte nuove opportunità abitative? Questa tesi intende offrire una tipologia di alloggio accessibile ai giovani, in particolare laureati, giovani coppie o genitori divorziati. Crea una rete di progetti nella città trasformando edifici abbandonati “a scheletro” – ovvero in fase di costruzione. Questi edifici appunto, offrono una grande risorsa in quanto possono essere trasformati con strategie e materiali a basso costo. Il primo capitolo introduce nozioni di sociologia urbana sulla psicologia dell’abitare nella città. In particolare, evidenziando i benefici e analizzando l’isolamento che emerge nell’individuo che abita la città. Il secondo capitolo identifica i giovani urbani come vittime di un sistema abitativo ostile, in un'era di globalizzazione, insicurezza del lavoro e mobilità sociale. In questo contesto, Milano viene scelta come caso di studio per la sua ricchezza di opportunità, mentalità aperta e per la presenza di edifici "fantasma". La città è un'attrazione principale per i giovani e, al momento, non è considerata conveniente. Il terzo capitolo illustra il percorso verso soluzioni abitative. Dopo aver considerato diversi casi studio, ciascuno per rilevanti principi e successi, la tipologia abitativa scelta per il progetto consiste in un sistema modulare collettivo in cui lo spazio diventa flessibile e facile da organizzare. Tutte le partizioni interne, se esistenti, devono essere demolite per poi includere "muri abitabili" che conterranno armadi, servizi e bagno. Il volume creato da queste mura funge da elemento separatore tra le attività di vita private e gli spazi sociali collettivi. La zona di mezzo è definita come uno spazio di transizione, per i bisogni degli abitanti. Le pareti possono essere aperte e la casa diventa una sequenza di spazi che possono essere cambiati nel tempo dagli abitanti. Il quarto capitolo approfondisce la attuale quarta rivoluzione industriale, che influenza drammaticamente la vita della giovane generazione. Infatti, con la digitalizzazione del lavoro, molti lavori stanno scomparendo, ma allo stesso tempo ci sono grandi opportunità che possono essere colte soltanto con i giusti mezzi e spazi. Quello che vediamo è il passaggio dalla produzione di massa in fabbrica, che implica grandi quantità di risorse umane, materiali, macchine e spazio - a una piccola produzione locale che può essere gestita paradossalmente attraverso un pc portatile da casa. Ciò che diventa essenziale è il senso di comunità, collaborazione e scambio di idee per catalizzare il successo e le opportunità. Il progetto si basa inoltre sui concetti della Vertical Urban Factory, che riporta in città un nuovo tipo di produzione pulita, sostenibile e trasparente. Queste caratteristiche hanno formato parte del progetto che è accessibile alla comunità. L'obiettivo è quello di offrire spazi di produzione ai giovani, un piccolo mercato per vendere i prodotti, una biblioteca digitale, una sala conferenze e uffici privati modulari alternati a uffici co-working. Questo spazio coinvolgerà i professionisti giovani e anziani nella formazione di nuove competenze e creazione di posti di lavoro. La trasformazione degli edifici abbandonati offrirà uno spazio per il quartiere con una piazza interna e un bar circondato da un ambiente attivo e laboratori di produzione robotica. Il network di trasformazione degli edifici fantasma ha lo scopo di riattivare le aree trascurate della città portando l'energia dei giovani insieme alla conoscenza degli attuali residenti.