23 July 2016: The date of birth of my nephew Arin, born three months earlier than his due date. After the delivery he had to stay in a Neonatal Intensive Care Unit (NICU) for two months before his conditions were positive enough to allow him to go home. This is the reason why I came across the NICU environment in the first place and why I started to be interested in the topic. It is a difficult place to be, especially for families who struggle to deal with the unexpected circumstances, both practically and emotionally. After seeing the unit for the first time and talking with my sister about it, I realised that there is the opportunity for a digital service that could improve the parents experience, by making them feel closer to their babies at all times, and to be more confident. All the research that followed was to comprehend more and more about how the system works and to find out how the people within it experience the situation, both from the medical professionals’ and the caregivers’ points of view. This was done by putting the users of the service at the centre of attention and by collaborating with the staff at the hospital during all the stages of the project. Interacting with the people at the unit was a fundamental step to empathise with their situation and to try to understand a context that at first was unknown to me, so that I could design a service tailored to their needs and experiences. We live in a world where the internet has become a fundamental part of our lives, and where we can access a huge amount of information and services just by using connected devices. Technology has the potential to change the healthcare industry as well, by empowering patients and caregivers with the objective of providing a better and more personalised service. This was one of the objectives of this project: to design a service that is integrated in the NICU environment and that uses the existing technologies as a support for families. Therefore, the service is not the experience itself, but becomes an integral part of it to help the people who are living in that difficult situation who can benefit from it.

23 Luglio 2016: la data di nascita di mio nipote Arin, nato tre mesi prima della data prevista. Dopo il parto è dovuto stare due mesi in Terapia Intensiva Neonatale (TIN) prima che le sue condizioni di salute gli permettessero di andare a casa. Questa è stata la motivazione per la quale mi sono imbattuta nella TIN in primo luogo, e che mi ha spinto ad interessarmi all’argomento. La TIN è un luogo difficile in cui stare, specialmente per le famiglie, che devono affrontare le conseguenze di una situazione imprevista sia dal punto di vista pratico che, soprattutto, da quello emotivo. Dopo aver visto il reparto per la prima volta e averne parlato con mia sorella, mi sono resa conto di come un servizio digitale avrebbe potuto migliorare l’esperienza dei genitori, permettendo loro di sentirsi vicini ai figli in qualsiasi momento e di essere più sicuri di sé. In seguito è stata fatta una ricerca per comprendere maggiormente come funziona il sistema e come le persone al suo interno vivono la situazione, sia dal punto di vista degli operatori sanitari che da quello dei caregivers. Questo è stato fatto mettendo gli utenti del servizio al centro dell’attenzione e collaborando con lo staff dell’ospedale durante tutte le fasi del progetto. Comunicare con le persone in reparto è stato un passaggio fondamentale per empatizzare con la loro situazione e per comprendere un contesto che all’inizio non conoscevo, così da poter progettare un servizio personalizzato sui loro bisogni. Viviamo in un mondo in cui Internet è diventato parte fondamentale delle nostre vite e che ci permette di aver accesso a una moltitudine di informazioni e servizi grazie all’uso di dispositivi connessi tra loro. La tecnologia ha il potenziale per poter cambiare la sanità, consentendo a pazienti e caregivers di avere un servizio migliore e più personalizzato. Uno degli obiettivi di questo progetto è stato, infatti, quello di creare un servizio integrato nella TIN che usa le tecnologie esistenti per supportare le famiglie. Perciò il servizio non è l’esperienza in sé, ma ne diventa una parte integrante per aiutare le persone che stanno vivendo una difficile situazione e che possono così trarne beneficio.