Scavare memoria. Progetto di un memoriale tra i frammenti sommersi del ghetto di Varsavia

The objective of this thesis is to objectively collect the characteristics of the state of affairs in which the surviving fragment is located at the planned destruction of Warsaw in 1944: the building at street numbers 10, 12 and 14 of via Walicòw, a residential complex remained stoically standing, despite its location within the Ghetto, which preserves intact the historical identity of the entire city and capable of telling an indelible moment in human history. The analysis will be followed by an operational project, which taking into account the characteristics that emerged from the first phase of the work will attempt to summarize them in architecture that accepts functions with ethical and political value, and that moves from the objectivity of facts to intimate and subjective reflections. All this seems necessary to keep alive the memory through historical testimony to make usable with architecture, in the city that, in some respects, seems to want to erase its most tragic pages from memory, out of pain or pride. The practical suggestions that seem to best respond to this need to exhume fragments of the collective identity of Warsaw are identified in the memorial, which looks at the past with eyes present, and in the learning center, looking to the future with eyes full of the past. The presence of both is mediated by the existence of Walicòw, to establish an omnipresent relationship between the three temporal dimensions (past, present, future), to be enclosed in the original lot of 1935, moreover, canceled as almost the whole city by the Nazi bombing . The design attitudes that best summarize these ideal concepts in the subject concern the themes of the excavation, understood as the emergence-rediscovery of signs of the past to which to give voice, and of the stereotomic architecture that uses a language that refers to the archetype of the cave, in antithesis to tectonic architecture, with the hut as an archetype. The whole design process can not be deduced from the confrontation with the theme of ruin, which will be joined by the concept of debris, which will help to establish a fruitful relationship to the reactivation of memory, and the creation of a collective consciousness.

L’obiettivo di questa tesi è quello di raccogliere oggettivamente le caratteristiche dello stato di fatto in cui si trova il frammento superstite alla programmata distruzione di Varsavia svoltasi nel 1944: l’edificio ai civici 10, 12 e 14 di via Walicòw, un complesso residenziale rimasto stoicamente in piedi, nonostante la sua collocazione all’interno del Ghetto, che conserva intatta l’identità storica della città intera e capace di raccontare un momento indelebile della storia umana. L’analisi verrà seguita da un progetto operativo, che tenendo conto delle caratteristiche emerse dalla prima fase del lavoro tenterà di sintetizzarle in architettura che accolga funzioni a valenza etica e politica, e che dall’oggettività dei fatti muova verso riflessioni intime e soggettive. Tutto ciò sembra necessario per mantenere vivo la memoria tramite testimonianza storiche da rendere fruibili con l’architettura, nella città che, per certi aspetti, sembra voler cancellare le sue pagine più tragiche dalla memoria, per dolore o per orgoglio. I suggerimenti pratici che sembrano meglio rispondere a questa esigenza di esumare frammenti dell’identità collettiva di Varsavia sono individuati nel memoriale, che guarda al passato con occhi presenti, e nel learning center, che guarda al futuro con gli occhi carichi di passato. La presenza di entrambi viene mediata dalle esistenze di Walicòw, per instaurare un rapporto onnipresente tra le tre dimensioni temporali (passato, presente, futuro), da racchiudere nell’originario lotto del 1935, del resto, cancellata come quasi tutta la città dai bombardamenti nazisti. Gli atteggiamenti progettuali che meglio sintetizzano in materia questi concetti ideali riguardano i temi dello scavo, inteso come emersione-riscoperta di segni del passato a cui ridare voce, e dell’architettura stereotomica che utilizza un linguaggio che fa rifermento all’archetipo della grotta, in antitesi all’architettura tettonica, con la capanna come archetipo. L’intero iter progettuale non potrà desumersi dal confrontarsi con il tema della rovina, al quale verrà affiancato il concetto di maceria, i quali concorreranno a stabilire un rapporto proficuo alla riattivazione della memoria, e alla creazione di una coscienza collettiva.