I bivacchi : contaminazioni possibili di una architettura di nicchia

The aim of the thesis is to deepen the theme versus mountain architecture to the minimum space, identifying the possible moments of tangency between the construction in the high mountains and the minimization of habitable spaces. One of the intentions of the thesis is to investigate the possible contaminations between what is the complex in the various environments and the mountain, with interest in the "niche", alpine bivouacs. Starting from the personal interest in the topic related to microarchitectures and minimal spaces, the thesis analyzes the history of the bivouac, from birth to the present day, through its development over the various decades. History is conditioned by factors: technological innovations (helicopter and prefabrication and new materials are polymers) and the latest construction techniques. The text is born out of a pure curiosity and in some way "instinct of protection" towards the mountain and what it concerns. When we talk about niche architecture, which is about seeing and seeing the maximum, we find ourselves admiring it, wanting to know it and then visiting it; however, when it is believed that there may be a possible negative contamination, sometimes given by the exhibitionism that often leads designers to overcome some "boundaries", this creates danger and perplexity. This is the reason why it is pushed to deepen its dynamics. But what are the prospects to consider in this regard? the bivouac has always been an element that has never been researched with the territory (also because it needs to be seen in all weather conditions) The bivouac is born as a niche architecture, is it up to a certain point or continues to be? In the contamination - bivouac relationship, what predominates?

Obiettivo della tesi è quello di approfondire il tema architettura versus montagna nell’ambito dello spazio minimo, individuando i possibili momenti di tangenza tra il costruire in alta montagna e la minimizzazione degli spazi abitabili . Uno degli intenti della tesi è infatti indagare le possibili contaminazioni tra ciò che è il costruito nei vari ambienti e quello montano, con specifico interesse per la “nicchia”, dei bivacchi alpini. Partendo dall’interesse personale verso l’argomento legato alle microarchitetture e gli spazi minimi, la tesi analizza la storia del bivacco, dalla nascita fino ai giorni nostri, attraverso il suo sviluppo nelle varie decadi. Tale storia è condizionata da molteplici fattori: gli eventi storici (- tra cui la prima e la seconda guerra mondiale), le innovazioni tecnologiche (elicottero e prefabbricazione e nuovi materiali come i polimeri) e dalle più recenti tecniche costruttive. Il testo nasce per una pura curiosità e in qualche modo “istinto di protezione” verso la montagna e ciò che la riguarda. Quando si parla di architettura di nicchia, che gli si poggia in punta di piedi e con il massimo rispetto, ci si ritrova ad ammirarla, volerla conoscere quindi visitare; nel momento in cui però si crede che possa esserci una possibile contaminazione negativa, data a volte dall’esibizionismo che spesso porta i progettisti a superare alcuni “confini”, questo crea preoccupazione e perplessità. Questo è il motivo per cui ci si spinge ad approfondirne le dinamiche. Ma quali sono le prospettive da considerare a questo proposito? il bivacco in fondo è sempre stato un elemento che non ha mai cercato di integrarsi con il territorio (anche perchè ha bisogno di essere visto in tutte le condizioni metereologiche) sono forse le dimensioni o le dotazioni tecnologiche la giusta chiave di lettura? Il bivacco nasce come architettura di nicchia, lo è fino ad un certo punto o continua ad esserlo? Nel rapporto contaminazioni – bivacco, cosa predomina?