Messa in sicurezza : dagli edifici inagibili agli abiti di seconda mano

The idea starts from a traumatic experience that I’ve gone through twice: the earthquake. In particular I would like to focus not on the earthquake itself, but instead on what happens to the buildings damaged in the period right after the earthquake, before the reconstruction. I lived most of my childhood surrounded by scaffolding and reconstruction. Although it is not easy to think about the collapse or demolition of a building dear to me and inhabited by my family, I find that the structures that are applied on buildings following an earthquake, to support them or to facilitate their reconstruction, have a special charm . Again in 2016, the area was hit by the earthquake. My village, Camerino, has been repopulated by skeletons and tie-rods that have been placed as supports in order to avoid or prevent the collapse of some buildings (this temporary operations are called “put in safety”). In my thesis I would like to deepen the study of the types of architectural structures that are applied to buildings, of how they are designed and applied. From the observation of these structures, therefore, a reflection is born on the meaning of these in the context of the city, on how they modify the image in the complex and how in a certain sense they link the buildings to one another. I then moved the concepts of securing buildings into changes on clothing. The study that I have conducted goes to look for solutions to modify used garments, whether to tighten or enlarge them, carrying out an “upcycling” process. The garments that I have modified are “put in safety” and saved by an almost certain destiny, that of ending up in a landfill, so they can be used again, prolonging their lives. My research has led me to deepen the study on the world scene of fashion Upcycled producers, made up of creative people who have decided to reverse the order of proceedings in the fashion chain, having a sustainable approach that focuses to work in the final part of the fashion production process, that is the consume and waste of clothing.

L'idea parte da un'esperienza traumatica che ho vissuto in prima persona per ben due volte: il terremoto. In particolare non vorrei focalizzarmi sul terremoto in sé, bensì su cosa accade agli edifici danneggiati nel periodo successivo al sisma, prima della ricostruzione. Ho vissuto gran parte della mia infanzia circondata da impalcature e ricostruzioni. Sebbene non sia facile pensare al crollo o alla demolizione di un'abitazione a me cara e abitata dalla mia famiglia, trovo che le strutture che vengono applicate a seguito di un sisma sugli edifici, per sostenerli o per facilitarne la ricostruzione, abbiano un fascino particolare. Nuovamente nel 2016, la zona è stata colpita dal sisma. Il mio paese, Camerino, si è ripopolato di scheletri e tiranti che sono stati messi come sostegni in modo da evitare o prevenire il crollo di alcuni edifici (questa operazioni provvisorie vengono chiamate "messe in sicurezza"). Nella mia tesi vorrei approfondire lo studio delle tipologie di strutture architettoniche che vengono applicate agli edifici, di come vengono progettuate e applicate. Dall'osservazione di queste strutture nasce quindi una riflessione sul significato di queste nel contesto della città, di come ne modifichino l'immagine nel complesso e come in un certo senso legano tra di loro gli edifici. Ho traslato poi i concetti di messa in sicurezza degli edifici in modifiche su capi d'abbigliamento. Lo studio che ho condotto va a cercare delle soluzioni per modificare capi usati, che si tratti di stringerli o di allargarli, svolgendo un processo di "upcycling". I capi che ho modificato vengono "messi in sicurezza" e salvati da un destino quasi certo, quello di finire in discarica, hanno quindi la possibilità di essere utilizzati nuovamente, prolungando la loro vita. La mia ricerca mi ha portato quindi ad approfondire lo studio sul panorama mondiale di produttori di moda Upcycled, fatto di creativi che hanno deciso di invertire l'ordine dei procedimenti nella filiera della moda, avendo un approccio sostenibile che va ad agire nella parte conclusiva del processo di produzione moda, che sarebbe quella del consumo e dello spreco.