In this transitional period, in which the semantic lenition of the landscape and the trespassing of the landscape discipline in the architectural one are evident, the global crisis of the last decade has produced an increase of residual spaces in the shrinking cities. The state of abandonment, obsolescence and decay of these “in-between spaces” generates the opportunity for the project of 'modification', placing this as the research’s assumption in which the physical, social and economic changes of forms and contents of the contemporary living will be restructured. Understanding the role of the architectural project in the landscape acquires a considerable importance and, considering also the skidding of our old terminologies, our previous definitions and the tools we have always used, the necessity to define new paradigms of our time becomes a goal for the research. In this context, the paradigm of contamination, in its positive sense, would assume this goal, presenting itself both as a conceptual tool, useful to reinterpret the role of the project, and as an operative tool for the regeneration of 'contemporary landscapes’. Considering the etymological meaning of the term, the 'contaminatio' is a compositional technique, that comes from the roman tragedy, able to modify and 'fertilise' an initial state through the 'contact' with other conditions that present a different and infected DNA. And this “phenomenon of viral aggression", confirms Franco Purini, redefines the 'awaiting spaces' that can again be written, in the dialogue of continuity or discontinuity between local and global, tradition and innovation, identity and difference, nature and artifice. The research method uses three sections ('Thinking', 'Understanding', 'Experimenting' the contamination) and three main 'materials': the multidisciplinary literature review to set the topic, the case studies and the interviews of important figures in the contemporary architecture debate to specify the paradigm to the project, and the design experimentations to test the topic. Inside this articulation of the research, in the 'Thinking' section the correlation between the three key worlds (landscape, modification, contamination) observed through three ‘glances from the past’ (1960s, 1980s, over 2000) stimulates reciprocal influences within a double contribution. On one hand aimed at identifying the possible definitions of contamination ('mixité', 'in-between', 'uncanny') that have manifested themselves in the landscape, on the other open to a conceptual elaboration of the landscape itself. Moreover, if until now the scientific contributions seem to have privileged specially an ‘aesthetic-figurative’ value of the contamination, derived from its linguistic value, from which the research does not transcend but which only deals with some aspects, the research is more oriented towards a ‘physical-spatial’ value, in relation to the different scales of the architectural project. In this sense, the process of contamination considers the use of three categories of landscape ('reserve', 'resource', 'ruin'), that allows to recognise the existing through three spatiality of contamination (‘recognisable’, 'temporary','ruined') and to modify the existing with three degrees of viral intervention (‘whole conservation’, 'partial adaptation’, ‘total transformation'). Starting from this critical reading that introduces the state of the art in relation to the project culture, the ‘Understanding' section tends towards a critical review of different study-cases (gathered both in a sort of 'contamination atlas' and in a comparative form) and the interviews with the important figures of Sergio Crotti, Vittorio Gregotti and Franco Purini that contribute to define a critical and contemporary debate about the project of contamination. Moreover, the selection of three main conceptual dimensions of contamination ('stratification', 'coexistence', ‘fusion’), verified in the ‘Experimenting' section, through three projects (Milan, Seville, Mantua), defines related strategies (‘by overlapping', 'by juxtaposition', 'by marquetry’) and compositional actions for the project in itself. 'Stratification' that works with “assimilation and settling” of previous and future elements, ’coexistence' that work on the link of ‘identity' and ‘difference’, and ’fusion' that work within ‘infection’ and ‘affinity’ with which contamination coincides with the concept of 'complete blending' between space and architecture. The contamination would therefore act on the modification processes of the settlement, giving different structural configurations, through possible new physical, social and constructive conditions. The landscape would seem to abandon ‘finished figures’ instead to interrupted drawings, intermediated spaces, as places that involve differences, densities and discontinuities that connote our contemporary era. In this landscape the 'new code' seems to be only the 'contamination', the one able to involve “complexity and contradictions” and new shapes that will redefine the preexistences.

A fronte di un momento di transizione, in cui l’indebolimento semantico del ‘paesaggio’ e l’’incursione’ della disciplina paesaggistica in quella architettonica sono sempre più evidenti, la crisi globale dell’ultimo decennio ha prodotto nelle città in contrazione l’aumento di spazi residuali. Lo stato di abbandono, obsolescenza e degrado di questi interstizi genera un’opportunità di ‘modificazione’ ponendo questa come assunto di ricerca in cui trovano struttura i cambiamenti fisici, sociali ed economici di forme e contenuti dell’’abitare contemporaneo’. Comprendere il ruolo del progetto di architettura acquista perciò una notevole rilevanza e, considerando lo slittamento delle nostre vecchie terminologie, delle nostre precedenti definizioni e degli strumenti di cui ci si è sempre avvalsi, anche la necessità di definire i nuovi paradigmi del nostro tempo diventa un obiettivo per la ricerca. In questo senso il paradigma della contaminazione, nella sua accezione positiva, assume tale obiettivo, presentandosi sia come strumento concettuale, necessario così alla reinterpretazione del significato del progetto, sia come strumento operativo per la rigenerazione dei ‘paesaggi contemporanei’. Considerando il significato etimologico del termine di origine romana la ‘contaminatio’ è una ‘tecnica compositiva’ in grado di modificare e ‘fecondare’ uno stato iniziale attraverso il ‘contatto’ con altre condizioni che presentano un DNA differente. E questo suo essere “fenomeno di aggressione virale”, conferma Franco Purini, ridefinisce ‘spazi in attesa’ che possono così nuovamente essere oggetto di scrittura, nel dialogo di continuità o di rottura tra locale-globale, tradizione-innovazione, identità-differenza, natura-artificio. Il metodo della ricerca utilizza tre sezioni, (‘Pensare’, ‘Interpretare’, ‘Sperimentare’ la contaminazione) e tre principali ‘materiali’: i contributi scientifici multidisciplinari sull’argomento, i casi studio e le interviste di figure di rilievo nel dibattito architettonico contemporaneo, le sperimentazioni progettuali. Alla base di questa articolazione, nella sezione ‘Pensare’ la ricerca ipotizza una correlazione fra i tre concetti chiave (paesaggio, modificazione, contaminazione) attraverso tre ‘sguardi dal passato’ (Sessanta, Ottanta, oltre il Duemila), sollecitando così le reciproche influenze entro un duplice contributo: da un lato teso a rilevare le categorie della contaminazione (‘mixité’, ‘in-between’, ‘uncanny’) che si sono manifestate nel paesaggio, dall’altro aperto verso un’elaborazione concettuale del paesaggio stesso. Inoltre, se fino ad ora i contributi scientifici sembrano aver privilegiato soprattutto un aspetto estetico-figurativo della contaminazione, derivato dalla sua valenza linguistica, la presente indagine è maggiormente orientata verso una valenza fisico-spaziale, in rapporto alle diverse dimensioni del progetto di architettura. In questo ambito così definito, il processo di contaminazione prevede l’utilizzo di tre categorie del paesaggio (‘riserva’, ‘risorsa’, ‘rovina’), e consente di ridefinire e modificare l’esistente attraverso tre spazialità della contaminazione (‘riconoscibile’, ‘provvisoria’, ‘abbandonata’) secondo tre gradi di intervento (‘conservazione integrale’, ‘adeguamento parziale’, ‘trasformazione totale’). A partire da questa lettura critica che introduce lo stato dell’arte rispetto alla cultura di progetto, nella sezione ‘Interpretare’ una rassegna di casi esemplificativi (riuniti sia in una sorta di ‘atlante della contaminazione’ sia in forma comparativa) e le interviste alle figure di rilievo di Sergio Crotti, Vittorio Gregotti e Franco Purini, contribuiscono a definire un dibattito critico sostenuto dalla logica del confronto di posizioni sia teoriche sia progettuali. La selezione di tre principali significati della contaminazione (‘stratificazione’, ‘coesistenza’, ‘fusione’), verificate nella terza sezione ‘Sperimentare’, attraverso tre verifiche progettuali (Milano, Siviglia, Mantova), determina altrettante strategie e azioni per il mutamento. ‘Stratificazione’ che lavora tra “assimilazione e sedimentazione” di elementi nuovi ed esistenti, ‘coesistenza’ che indaga quelle forme che lavorano sul rapporto ‘identità e differenza’ reinterpretate, nella nota accezione di Quatremére de Quincy, come elementi che si accostano per giustapposizione, senza che si annullino le une nelle altre, e ‘fusione’ in cui la contaminazione comporta la ‘mescolanza completa’ tra spazio e manufatto, i quali si estendono e si contaminano fino a fondersi e contagiarsi. Dalle tre strategie emergono altrettanti esiti e modi di comporre lo spazio, e dunque l’architettura (‘per sovrapposizione’, ‘per accostamento’, ‘per intarsio’), i quali permettono alla contaminazione di esprimersi. Restituita ad un autentico significato ‘architettonico’, la contaminazione agirebbe dunque sui processi modificativi dell’insediamento, dando luogo a configurazioni strutturali diverse, attraverso possibili nuove coesistenze fisiche, sociali e costruttive. E il paesaggio, in questo senso, sembrerebbe abbandonare figure compiute per privilegiare invece disegni interrotti, parti intermedie, luoghi intervallari, ovvero quei territori che non accettano più solo le grandi ‘risposte risolutive’, ma coinvolgono al loro interno anche differenze, incoerenze, discontinuità che connotano gli abitati della nostra epoca. Proprio in questo paesaggio il ‘codice nuovo’ sembra non potere che essere la ‘contaminazione’, unica in grado di coinvolgere complessità e contraddizioni ‘costruendo’ e dando luogo a variazioni di forma (oltre che di culture e di tecniche), proprio perché insite nel processo stesso di definizione dell’esistente.

Paesaggi e forme della modificazione: la contaminazione come paradigma della contemporaneità

SOGNI, MARTINA

Abstract

In this transitional period, in which the semantic lenition of the landscape and the trespassing of the landscape discipline in the architectural one are evident, the global crisis of the last decade has produced an increase of residual spaces in the shrinking cities. The state of abandonment, obsolescence and decay of these “in-between spaces” generates the opportunity for the project of 'modification', placing this as the research’s assumption in which the physical, social and economic changes of forms and contents of the contemporary living will be restructured. Understanding the role of the architectural project in the landscape acquires a considerable importance and, considering also the skidding of our old terminologies, our previous definitions and the tools we have always used, the necessity to define new paradigms of our time becomes a goal for the research. In this context, the paradigm of contamination, in its positive sense, would assume this goal, presenting itself both as a conceptual tool, useful to reinterpret the role of the project, and as an operative tool for the regeneration of 'contemporary landscapes’. Considering the etymological meaning of the term, the 'contaminatio' is a compositional technique, that comes from the roman tragedy, able to modify and 'fertilise' an initial state through the 'contact' with other conditions that present a different and infected DNA. And this “phenomenon of viral aggression", confirms Franco Purini, redefines the 'awaiting spaces' that can again be written, in the dialogue of continuity or discontinuity between local and global, tradition and innovation, identity and difference, nature and artifice. The research method uses three sections ('Thinking', 'Understanding', 'Experimenting' the contamination) and three main 'materials': the multidisciplinary literature review to set the topic, the case studies and the interviews of important figures in the contemporary architecture debate to specify the paradigm to the project, and the design experimentations to test the topic. Inside this articulation of the research, in the 'Thinking' section the correlation between the three key worlds (landscape, modification, contamination) observed through three ‘glances from the past’ (1960s, 1980s, over 2000) stimulates reciprocal influences within a double contribution. On one hand aimed at identifying the possible definitions of contamination ('mixité', 'in-between', 'uncanny') that have manifested themselves in the landscape, on the other open to a conceptual elaboration of the landscape itself. Moreover, if until now the scientific contributions seem to have privileged specially an ‘aesthetic-figurative’ value of the contamination, derived from its linguistic value, from which the research does not transcend but which only deals with some aspects, the research is more oriented towards a ‘physical-spatial’ value, in relation to the different scales of the architectural project. In this sense, the process of contamination considers the use of three categories of landscape ('reserve', 'resource', 'ruin'), that allows to recognise the existing through three spatiality of contamination (‘recognisable’, 'temporary','ruined') and to modify the existing with three degrees of viral intervention (‘whole conservation’, 'partial adaptation’, ‘total transformation'). Starting from this critical reading that introduces the state of the art in relation to the project culture, the ‘Understanding' section tends towards a critical review of different study-cases (gathered both in a sort of 'contamination atlas' and in a comparative form) and the interviews with the important figures of Sergio Crotti, Vittorio Gregotti and Franco Purini that contribute to define a critical and contemporary debate about the project of contamination. Moreover, the selection of three main conceptual dimensions of contamination ('stratification', 'coexistence', ‘fusion’), verified in the ‘Experimenting' section, through three projects (Milan, Seville, Mantua), defines related strategies (‘by overlapping', 'by juxtaposition', 'by marquetry’) and compositional actions for the project in itself. 'Stratification' that works with “assimilation and settling” of previous and future elements, ’coexistence' that work on the link of ‘identity' and ‘difference’, and ’fusion' that work within ‘infection’ and ‘affinity’ with which contamination coincides with the concept of 'complete blending' between space and architecture. The contamination would therefore act on the modification processes of the settlement, giving different structural configurations, through possible new physical, social and constructive conditions. The landscape would seem to abandon ‘finished figures’ instead to interrupted drawings, intermediated spaces, as places that involve differences, densities and discontinuities that connote our contemporary era. In this landscape the 'new code' seems to be only the 'contamination', the one able to involve “complexity and contradictions” and new shapes that will redefine the preexistences.
BASSO PERESSUT, GIAN LUCA
3-dic-2018
A fronte di un momento di transizione, in cui l’indebolimento semantico del ‘paesaggio’ e l’’incursione’ della disciplina paesaggistica in quella architettonica sono sempre più evidenti, la crisi globale dell’ultimo decennio ha prodotto nelle città in contrazione l’aumento di spazi residuali. Lo stato di abbandono, obsolescenza e degrado di questi interstizi genera un’opportunità di ‘modificazione’ ponendo questa come assunto di ricerca in cui trovano struttura i cambiamenti fisici, sociali ed economici di forme e contenuti dell’’abitare contemporaneo’. Comprendere il ruolo del progetto di architettura acquista perciò una notevole rilevanza e, considerando lo slittamento delle nostre vecchie terminologie, delle nostre precedenti definizioni e degli strumenti di cui ci si è sempre avvalsi, anche la necessità di definire i nuovi paradigmi del nostro tempo diventa un obiettivo per la ricerca. In questo senso il paradigma della contaminazione, nella sua accezione positiva, assume tale obiettivo, presentandosi sia come strumento concettuale, necessario così alla reinterpretazione del significato del progetto, sia come strumento operativo per la rigenerazione dei ‘paesaggi contemporanei’. Considerando il significato etimologico del termine di origine romana la ‘contaminatio’ è una ‘tecnica compositiva’ in grado di modificare e ‘fecondare’ uno stato iniziale attraverso il ‘contatto’ con altre condizioni che presentano un DNA differente. E questo suo essere “fenomeno di aggressione virale”, conferma Franco Purini, ridefinisce ‘spazi in attesa’ che possono così nuovamente essere oggetto di scrittura, nel dialogo di continuità o di rottura tra locale-globale, tradizione-innovazione, identità-differenza, natura-artificio. Il metodo della ricerca utilizza tre sezioni, (‘Pensare’, ‘Interpretare’, ‘Sperimentare’ la contaminazione) e tre principali ‘materiali’: i contributi scientifici multidisciplinari sull’argomento, i casi studio e le interviste di figure di rilievo nel dibattito architettonico contemporaneo, le sperimentazioni progettuali. Alla base di questa articolazione, nella sezione ‘Pensare’ la ricerca ipotizza una correlazione fra i tre concetti chiave (paesaggio, modificazione, contaminazione) attraverso tre ‘sguardi dal passato’ (Sessanta, Ottanta, oltre il Duemila), sollecitando così le reciproche influenze entro un duplice contributo: da un lato teso a rilevare le categorie della contaminazione (‘mixité’, ‘in-between’, ‘uncanny’) che si sono manifestate nel paesaggio, dall’altro aperto verso un’elaborazione concettuale del paesaggio stesso. Inoltre, se fino ad ora i contributi scientifici sembrano aver privilegiato soprattutto un aspetto estetico-figurativo della contaminazione, derivato dalla sua valenza linguistica, la presente indagine è maggiormente orientata verso una valenza fisico-spaziale, in rapporto alle diverse dimensioni del progetto di architettura. In questo ambito così definito, il processo di contaminazione prevede l’utilizzo di tre categorie del paesaggio (‘riserva’, ‘risorsa’, ‘rovina’), e consente di ridefinire e modificare l’esistente attraverso tre spazialità della contaminazione (‘riconoscibile’, ‘provvisoria’, ‘abbandonata’) secondo tre gradi di intervento (‘conservazione integrale’, ‘adeguamento parziale’, ‘trasformazione totale’). A partire da questa lettura critica che introduce lo stato dell’arte rispetto alla cultura di progetto, nella sezione ‘Interpretare’ una rassegna di casi esemplificativi (riuniti sia in una sorta di ‘atlante della contaminazione’ sia in forma comparativa) e le interviste alle figure di rilievo di Sergio Crotti, Vittorio Gregotti e Franco Purini, contribuiscono a definire un dibattito critico sostenuto dalla logica del confronto di posizioni sia teoriche sia progettuali. La selezione di tre principali significati della contaminazione (‘stratificazione’, ‘coesistenza’, ‘fusione’), verificate nella terza sezione ‘Sperimentare’, attraverso tre verifiche progettuali (Milano, Siviglia, Mantova), determina altrettante strategie e azioni per il mutamento. ‘Stratificazione’ che lavora tra “assimilazione e sedimentazione” di elementi nuovi ed esistenti, ‘coesistenza’ che indaga quelle forme che lavorano sul rapporto ‘identità e differenza’ reinterpretate, nella nota accezione di Quatremére de Quincy, come elementi che si accostano per giustapposizione, senza che si annullino le une nelle altre, e ‘fusione’ in cui la contaminazione comporta la ‘mescolanza completa’ tra spazio e manufatto, i quali si estendono e si contaminano fino a fondersi e contagiarsi. Dalle tre strategie emergono altrettanti esiti e modi di comporre lo spazio, e dunque l’architettura (‘per sovrapposizione’, ‘per accostamento’, ‘per intarsio’), i quali permettono alla contaminazione di esprimersi. Restituita ad un autentico significato ‘architettonico’, la contaminazione agirebbe dunque sui processi modificativi dell’insediamento, dando luogo a configurazioni strutturali diverse, attraverso possibili nuove coesistenze fisiche, sociali e costruttive. E il paesaggio, in questo senso, sembrerebbe abbandonare figure compiute per privilegiare invece disegni interrotti, parti intermedie, luoghi intervallari, ovvero quei territori che non accettano più solo le grandi ‘risposte risolutive’, ma coinvolgono al loro interno anche differenze, incoerenze, discontinuità che connotano gli abitati della nostra epoca. Proprio in questo paesaggio il ‘codice nuovo’ sembra non potere che essere la ‘contaminazione’, unica in grado di coinvolgere complessità e contraddizioni ‘costruendo’ e dando luogo a variazioni di forma (oltre che di culture e di tecniche), proprio perché insite nel processo stesso di definizione dell’esistente.
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