Vuoti industriali : da problema a risorsa. Il caso della città di Porto

Many European cities have unknown opportunities for transformation and adaptation to recent needs, newfound flexibility to new demands for spaces and qualities, and they owe it to circumstances full of strong negatives features: the divestment of areas used for industrial activities. The issue of the disused industrial areas, in its growing and relevant dimension, has intensely involved the scholars of territorial problems, because they represent the memory of activities that have been the driving force of the last century’s evolution (and not only) of economic, social and territorial history. Those that are considered "voids", because now lacking the functions for which they were created, are actually "full", of artefacts, often considerable interesting, of individual and collective memories, of work culture, of symbolic values and local history. The most stimulating aspect of these areas is the possibility of "reckoning" with the territory's past and opening a laboratory of new shapes through the re-use, in an agreement between tradition and contemporaneity. The study of the city of Porto, in Portugal, as a leading city in the Portuguese Industrial Revolution, has allowed formulating a reflection on the issues of local identity in which the now abandoned industrial areas are included. Using the existing as an object for urban transformations requires an adequate knowledge of the available resources, their characteristics and the potential for modification to better trigger a relationship between old and new, without altering the one and without mortifying the other. This is why, after focused the Portuguese industrial products, the emphasis has been placed on the production of ceramics, an industrial and craft tradition typical of Portugal. A transformation must maintain and, at the same time, promote new functions and satisfy new needs, without upsetting the system of historical and morphological values of the built and the environmental balance of the context, but, on the contrary, strengthening them. To define the perspective which the management of the territory is dealt with in the world, the analysis of some international examples has been proposed, to understand the strategies underlying these transformations, because the future of a place is directly influenced by its past. This is the philosophy that the international architect Eduardo Souto de Moura has used in his project to recover the old customhouse of Alfândega, whose analysis of the reuse program of the building is proposed.

Molte città europee godono di impensabili opportunità di trasformazione ed adattamento alle esigenze recenti, di ritrovati margini di flessibilità alle nuove domande di spazi e di nuove qualità, e lo devono a circostanze che presentano forti aspetti di negatività: la dismissione di aree utilizzate per attività industriali. La quesitone delle aree industriali dismesse, nella sua crescente e rilevante dimensione, ha coinvolto intensamente gli studiosi dei problemi territoriali, perché rappresentano la memoria di attività che sono state il motore dell’evoluzione dell’ultimo secolo (e non solo) di storia economica, sociale e territoriale. Quelli che sono considerati “vuoti”, perché ormai privi delle funzioni per cui sono stati creati, sono in realtà “pieni”, di manufatti, spesso di notevole interesse, di memorie, individuali e collettive, di cultura del lavoro, di valori simbolici e di storia locale. L’aspetto più stimolante di queste aree è la possibilità di “fare i conti” con il passato del territorio e di aprire un laboratorio di nuove configurazioni attraverso le opportunità legate al riuso, in un accordo fra tradizione e contemporaneità. Lo studio della città di Porto, in Portogallo, in quanto città protagonista della Rivoluzione Industriale portoghese, ha permesso di formulare una riflessione sui temi dell’identità locale in cui alcune aree industriali, oggi dismesse, sono inserite. Utilizzare l’esistente come oggetto per le trasformazioni urbane presuppone un’adeguata conoscenza delle risorse disponibili, delle loro caratteristiche e delle potenzialità di modificazione per meglio innescare una relazione fra vecchio e nuovo, senza alterare l’uno e senza mortificare l’altro. Per questo, dopo un focus sulle produzioni industriali portoghesi, è stato posto l’accento sulla produzione di ceramica, tradizione industriale e artigianale tipica del Portogallo. Una trasformazione deve mantenere e allo stesso tempo promuovere nuove funzioni e soddisfare nuovi bisogni, senza sconvolgere il sistema dei valori storici e morfologici del costruito e gli equilibri ambientali del contesto, ma, al contrario, potenziandoli. Per definire l’ottica con cui la gestione del territorio viene affrontata nel mondo, si propone l’analisi di alcuni esempi internazionali, per capire le strategie alla base di queste trasformazioni, perché il destino di un luogo è direttamente influenzato dal suo passato. Ed è questa la filosofia che l’architetto internazionale Eduardo Souto de Moura ha utilizzato nel suo progetto di recupero dell’antica dogana di Porto, Alfândega, di cui si propone un’analisi del programma di riuso dell’edificio.