Placemaking in Senegal. The life and work experience of studio place makers

The thesis work represents the analysis and the critical and active interpretation of a specific approach of participatory planning, focused on a constant and multidirectional process of active involvement of the community during the design process concerning public spaces and their (re)appropriation by the inhabitants. This specific approach is investigated and experienced in the thesis through the direct reference to the human and professional experience of the “StudioPlaceMakers”, a reality that has been operating in Senegal for six years, specifically in the Yene region, in order to research and possibly improve quality, management and collective awareness of public spaces together with the inhabitants. StudioPlaceMakers’ research belongs to those multi-scale approaches particularly focused to the dynamics linked to the socio-contextual impact of architectural projects, the role of the inhabitant within the architectural and urban intervention process, and therefore aimed to support and activate the comunity/collective awareness regarding their places, and the meanings that these places have (or could have) within everyday life. The work is divided into 2 parts: The first part defines, through a critical rereading of StudioPlaceMakers design experiences based on specific “investigation strategies”, the choices, the actors and the factors that have characterized the socio-planning process of each single project. In this sense, this first part is intended to be both a narrative and technical tool and to represent a sort of manual-history that allows the reader to deal with aspects that, although close to specific and peculiar approaches and contexts, orbit and define socio-project variables potentially present in any architectural intervention, participated or not. The aim is therefore to promote “a design narration that insists, not on the final result / product, but on the revision of the tools, the roles and the means” [1] The second part of the thesis work consists in the conception, development and realization of play and sport park in Yene, which will be integrated into the socio-cultural, economic and design network built over the years by StudioPlaceMakers The project is both a moment of pragmatic and active confrontation with the information and teachings learned from the experience of the “PlaceMakers”, and an opportunity for intense technical, planning and social experimentation. The project work is in fact divided into 2 main phases: - The first concerns the development of a tribune and several sport-play objects made up completely by recycled materials such as cartires, old light poles, chains, fishing nets, etc. - The second phase concerns the development of a social meta-process strategy focused on the active and direct involvement of the community and aimed at kicking off a process of responsibility and awareness of all the future users. The whole work, from the retrospective analysis to the future socio-process attempt, is first and foremost a moment of reflection; wants to pursue the constant need to translate the project into a process, while nurturing “an idea of project non-static but interpretive, able to reflect on new possible trajectories of an architecture based on the listening” [1]

Il lavoro ti tesi rappresenta l’analisi e l’interpretazione critica ed attiva di uno specifico approccio umano e professionale di progettazione partecipata, focalizzato su un costante e multidirezionale processo di coinvolgimento attivo della comunità durante il processo progettuale che riguarda gli spazi pubblici ed la loro (ri)appropriazione da parte degli abitanti. Questo specifico approccio è indagato e sperimentato nella tesi attraverso il riferimento diretto all’esperienza dello “StudioPlaceMakers”, una realtà che da circa 6 anni opera in Senegal, in particolare nella regione dello Yene, al fine di ricercare e possibilmente migliorare, la qualità, la gestione e la consapevolezza collettiva degli spazi pubblici insieme agli abitanti. La ricerca dello StudioPlaceMakers rientra fra quegli approcci interscalari particolarmente attenti alle dinamiche legate all’impatto socio-contestuale del progetto d’architettura, al ruolo dell’abitante all’interno del processo di intervento architettonico ed urbano, e quindi a sostenere ed attivare la consapevolezza da parte della comunità stessa riguardo ai loro luoghi ed ai significati che questi ultimi hanno (o potrebbero avere) all’interno della vita di tutti i giorni. Il lavoro si divide in 2 parti: La prima parte definisce, attraverso una rilettura critica delle esperienze progettuali di StudioPlaceMakers basata su specifiche “strategie d’indagine”, le scelte, gli attori ed i fattori che hanno caratterizzato il processo socio-progettuale di ogni singolo progetto. In questo senso questa prima parte vuole essere uno strumento sia narrativo che tecnico e rappresentare una sorta di storia-manuale che permetta al lettore di confrontarsi con degli aspetti che, sebbene vicini ad approcci e contesti peculiari e specifici, orbitano e definiscono delle variabili socio-progettuali potenzialmente presenti in ogni intervento di architettura, partecipata e non. L’obiettivo è quindi quello di promuovere “una narrazione progettuale che insista, non sul risultato/prodotto finale, ma sulla revisione degli strumenti, dei ruoli e dei modi.” [1] La seconda parte del lavoro di tesi consiste nell’ideazione, nello sviluppo e nella realizzazione di un parco sportivo in Yene, che si integrerà alla rete socio-culturale, economica e progettuale costruita negli anni dallo StudioPlaceMakers. Il progetto rappresenta sia un momento di confronto pragmatico ed attivo con le informazioni e gli insegnamenti acquisite dall’esperienza dei “PlaceMakers”, sia un’occasione di intensa sperimentazione tecnica, progettuale e sociale. Il lavoro di progetto è difatti diviso in 2 fasi principali: - La prima riguarda lo sviluppo di una tribuna e di diversi oggetti sportivi realizzati interamente con materiali di recupero come pneumatici, vecchi pali della luce, catene, reti da pesca, ecc. - La seconda fase riguarda lo sviluppo di una strategia meta-processuale focalizzata sul coinvolgimento attivo e diretto della comunità e finalizzata ad avviare un processo di responsabilizzazione e di consapevolezza di tutti i potenziali users futuri. L’intero lavoro, dall’analisi retrospettiva al futuro tentativo socio-processuale, vuole essere prima di tutto un momento di riflessione; vuole perseguire la costante necessità di tradurre il progetto in processo, nutrendo al contempo “un idea di progetto non statica ma interpretativa, che sappia riflettere su nuove possibili traiettorie di un’architettura fondata sull’ascolto” [1]