At the base of the present work of study, study and design recovery on the quadrilateral of Giambellino lies the idea that urban realities such as the one under examination represent a fundamental part of the vast built heritage, but above all cultural, historical and identity, of the city of Milan. The residential nucleus delineated by the four orthogonal streets of via Inganni, via Lorenteggio, via Odazio, via Giambellino and cut by the diagonal via Segneri, is undoubtedly one of the oldest popular contexts in Milan. Built "for a very popular audience" between 1938 and 1944, for years enclosed in its dense network of buildings, those aspects that made Milan the advanced and rich city of the following decades: ability to adapt, integration and hard work. Only through the study of past social dynamics, of the dynamics of the present day and of the characteristic building material, has it been possible to propose a system of ideas aimed at the recovery of some spaces in the neighborhood, now sadly degraded, but especially at the social awakening of these places. A general action plan coordinates a series of possibilities of intervention on areas of public relevance and private residential courts. The redesign of the Segneri axis, in conjunction with what are undoubtedly the most relevant "design events" from the 1940s to the present day (see the arrival of the M4 and the first demolitions), represents the basic element to be able, on the one hand, to exalt the positive inputs and, on the other, to slow down or filter down the counterproductive attempts to redevelop the fabric. The diagonal is then redesigned by introducing meeting spaces, new equipment and urban greenery, at the same time reinforcing its importance within the quadrilateral and its character of formal rigidity, through an orthogonal design of paths rarely accessible to the car. In the new pedestrian avenue, which in fact follows the route envisaged for line 4 of the underground, some paths of a more reserved and domestic nature converge, obtained through the opening of courtyard spaces that are particularly abandoned and at the same time suitable for greater permeability. A second design phase, more minute and attentive to the individual building, focuses on the minimum types of residential housing, particularly common here, as in most of the popular contexts of Giambellino's age. Taking lot A (to the north-west, outlined by the streets Inganni, Lorenteggio, Recoaro and Manzano) as the main field of action, some possibilities for the recovery of one-room flats have been investigated, with particular attention to the so-called "sub-thresholds", whose gross surface area does not exceed the 28.80 square metres required by law. Proceeding in a linear manner, from the general to the particular, the recovery operations have passed, as mentioned, from the plan for the axis of Via Segneri, to the redesign of a new relational system for the courts of the lot under examination, passing from the idea of a global enhancement of the building type that generates the block, to the architectural mechanism focused on the individual housing. The approximately 30 studios and subthresholds distributed in the 12 buildings of lot A, are organized into columns of 4 each because of the simple repetition of the staircase body type on four floors of the building. Taking advantage of these schematic concentrations of one-room flats, the project developed a mechanism for extending the surface through a volume added externally to the facade, accompanied by a review of the access and vertical distribution system. An elevator is inserted, new meeting and study spaces are introduced, as well as new entrance spaces. All these operations aim to rethink existing buildings with the aim of enhancing their generating characteristics, even revolutionising some of their individual aspects. Walking along the two courtyards, open to public permeability, 11 volumes in wood, steel and glass are intercepted, which on the ground floors design a six-pillar portico and on the following levels house the living areas of the studios, extended and redesigned for the student residence. The evocative architectural language, as well as certainly provocative and contrary to that of the existing building, wants to pose itself with a positive attitude and opposite to the hermetic closure expressed by the fences and blind surfaces that are rampant in the neighborhood as the Giambellino. A place of living that over the years has gone from being the matrix of a very poor but positive model of popular life, passing from birthplace and spread of social fervour, to be the current introverted reality degraded, only incubator of abandonment, crime and social distress.

Alla base del presente lavoro di approfondimento, studio e recupero progettuale sul quadrilatero del Giambellino risiede l’idea che realtà urbane come quella in esame rappresentino una parte fondante del vasto patrimonio costruito, ma soprattutto culturale, storico e identitario, della città di Milano. Il nucleo residenziale delineato dalle quattro ortogonali di via Inganni, via Lorenteggio, via Odazio, via Giambellino e tagliato dalla diagonale via Segneri, è senza dubbio uno dei più antichi contesti popolari milanesi. Costruito “per un’utenza popolarissima” tra il 1938 e il 1944, racchiuse per anni, nel suo fitto reticolo costruito, quegli aspetti poco scenografici che hanno reso Milano la città avanzata e ricca dei decenni successivi: capacità di adattamento, integrazione e duro lavoro. Solo attraverso lo studio delle dinamiche sociali passate, delle dinamiche in atto ai giorni nostri e del materiale edilizio caratterizzante, è stato poi possibile proporre un sistema di idee finalizzate il recupero di alcuni spazi del quartiere, ormai tristemente degradati, ma in particolar modo al risveglio sociale di questi luoghi. Un piano d’azione generale coordina una serie di possibilità di intervento su aree di pertinenza pubblica e corti residenziali private. La riprogettazione dell’asse di Segneri, in concomitanza con quelli che sono sicuramente i più rilevanti “eventi progettuali” dagli anni Quaranta ad oggi (si veda l’arrivo della M4 e le prime demolizioni) rappresenta il tassello-base per poter da un lato esaltare gli imput positivi e dall’altro rallentare o filtrare i tentativi controproducenti di riqualificazione del tessuto. La diagonale viene quindi ridisegnata introducendo spazi di incontro, nuove attrezzature e verde urbano, rafforzandone allo stesso tempo l’importanza all’interno del quadrilatero e il carattere proprio di rigidezza formale, tramite un disegno ortogonale di percorsi raramente accessibili all’automobile. Nel nuovo viale pedonale, che di fatto segue il tracciato previsto per la linea 4 della metropolitana, confluiscono alcuni percorsi di carattere più riservato e domestico, ricavati tramite l’apertura di spazi a corte che risultano particolarmente abbandonati e allo stesso tempo adatti per una maggior permeabilità. Una seconda fase progettuale, più minuta ed attenta al singolo fabbricato, si concentra sulle tipologie residenziali di alloggio minimo, particolarmente diffuse qui, così come nella maggior parte dei contesti popolari coetanei del Giambellino. Assumendo il lotto A (a Nord-Ovest, delineato dalle vie Inganni, Lorenteggio, Recoaro e Manzano) come principale campo di azione, si sono indagate alcune possibilità di recupero degli alloggi monolocali con particolare attenzione ai cosiddetti “sottosoglia”, la cui superficie lorda non supera i 28,80 metri quadrati previsti per legge. Procedendo in maniera lineare, dal generale al particolare, le operazioni di recupero sono passate, come detto, dal piano per l’asse di via Segneri, al ridisegno di un nuovo sistema relazionale per le corti del lotto in esame, passando dall’idea di una valorizzazione globale del fabbricato tipo che genera l’isolato, fino al meccanismo architettonico focalizzato sul singolo alloggio. I circa 30 tra monolocali e sottosoglia distribuiti nei 12 edifici del lotto A, risultano organizzati in colonne da 4 ciascuna per via della semplice ripetizione del corpo scala tipo su quattro piani di edificio. Sfruttando queste concentrazioni schematiche di alloggi monolocali, il progetto ha sviluppato un meccanismo di estensione della superficie tramite un volume aggiunto esternamente alla facciata, accompagnato poi dalla rivisitazione del sistema di accesso e di distribuzione verticale. Si inserisce un ascensore, si introducono nuovi spazi di incontro e studio, così come nuovi spazi d’ingresso. Tutte operazioni che puntano al ripensare gli edifici esistenti con la volontà di valorizzarne i caratteri generatori, anche rivoluzionandone alcuni singoli aspetti. Passeggiando lungo le due corti, aperte alla permeabilità pubblica, si intercettano 11 volumi in legno, acciaio e vetro, che ai piani terra disegnano un portico di sei pilastri e ai livelli successivi ospitano le zone giorno dei monolocali, ampliati e riprogettati per la residenza degli studenti. Il linguaggio architettonico suggestivo, così come certamente provocatorio e contrario a quello dell’edilizia esistente, vuole porsi con atteggiamento positivo e opposto all’ermetica chiusura espressa dai recinti e dalle superfici cieche che dilagano in quartiere come il Giambellino. Un luogo dell’abitare che negli anni è passato da essere matrice di un poverissimo ma positivo modello di vita popolare, passando da luogo di nascita e diffusione di fervore sociale, fino ad essere l’attuale introversa realtà degradata, incubatrice solo di abbandono, criminilità e disagio sociale.

Quartiere Lorenteggio. Proposte di recupero per il tessuto urbano

PIRINOLI, ANDREA
2017/2018

Abstract

At the base of the present work of study, study and design recovery on the quadrilateral of Giambellino lies the idea that urban realities such as the one under examination represent a fundamental part of the vast built heritage, but above all cultural, historical and identity, of the city of Milan. The residential nucleus delineated by the four orthogonal streets of via Inganni, via Lorenteggio, via Odazio, via Giambellino and cut by the diagonal via Segneri, is undoubtedly one of the oldest popular contexts in Milan. Built "for a very popular audience" between 1938 and 1944, for years enclosed in its dense network of buildings, those aspects that made Milan the advanced and rich city of the following decades: ability to adapt, integration and hard work. Only through the study of past social dynamics, of the dynamics of the present day and of the characteristic building material, has it been possible to propose a system of ideas aimed at the recovery of some spaces in the neighborhood, now sadly degraded, but especially at the social awakening of these places. A general action plan coordinates a series of possibilities of intervention on areas of public relevance and private residential courts. The redesign of the Segneri axis, in conjunction with what are undoubtedly the most relevant "design events" from the 1940s to the present day (see the arrival of the M4 and the first demolitions), represents the basic element to be able, on the one hand, to exalt the positive inputs and, on the other, to slow down or filter down the counterproductive attempts to redevelop the fabric. The diagonal is then redesigned by introducing meeting spaces, new equipment and urban greenery, at the same time reinforcing its importance within the quadrilateral and its character of formal rigidity, through an orthogonal design of paths rarely accessible to the car. In the new pedestrian avenue, which in fact follows the route envisaged for line 4 of the underground, some paths of a more reserved and domestic nature converge, obtained through the opening of courtyard spaces that are particularly abandoned and at the same time suitable for greater permeability. A second design phase, more minute and attentive to the individual building, focuses on the minimum types of residential housing, particularly common here, as in most of the popular contexts of Giambellino's age. Taking lot A (to the north-west, outlined by the streets Inganni, Lorenteggio, Recoaro and Manzano) as the main field of action, some possibilities for the recovery of one-room flats have been investigated, with particular attention to the so-called "sub-thresholds", whose gross surface area does not exceed the 28.80 square metres required by law. Proceeding in a linear manner, from the general to the particular, the recovery operations have passed, as mentioned, from the plan for the axis of Via Segneri, to the redesign of a new relational system for the courts of the lot under examination, passing from the idea of a global enhancement of the building type that generates the block, to the architectural mechanism focused on the individual housing. The approximately 30 studios and subthresholds distributed in the 12 buildings of lot A, are organized into columns of 4 each because of the simple repetition of the staircase body type on four floors of the building. Taking advantage of these schematic concentrations of one-room flats, the project developed a mechanism for extending the surface through a volume added externally to the facade, accompanied by a review of the access and vertical distribution system. An elevator is inserted, new meeting and study spaces are introduced, as well as new entrance spaces. All these operations aim to rethink existing buildings with the aim of enhancing their generating characteristics, even revolutionising some of their individual aspects. Walking along the two courtyards, open to public permeability, 11 volumes in wood, steel and glass are intercepted, which on the ground floors design a six-pillar portico and on the following levels house the living areas of the studios, extended and redesigned for the student residence. The evocative architectural language, as well as certainly provocative and contrary to that of the existing building, wants to pose itself with a positive attitude and opposite to the hermetic closure expressed by the fences and blind surfaces that are rampant in the neighborhood as the Giambellino. A place of living that over the years has gone from being the matrix of a very poor but positive model of popular life, passing from birthplace and spread of social fervour, to be the current introverted reality degraded, only incubator of abandonment, crime and social distress.
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
15-apr-2019
2017/2018
Alla base del presente lavoro di approfondimento, studio e recupero progettuale sul quadrilatero del Giambellino risiede l’idea che realtà urbane come quella in esame rappresentino una parte fondante del vasto patrimonio costruito, ma soprattutto culturale, storico e identitario, della città di Milano. Il nucleo residenziale delineato dalle quattro ortogonali di via Inganni, via Lorenteggio, via Odazio, via Giambellino e tagliato dalla diagonale via Segneri, è senza dubbio uno dei più antichi contesti popolari milanesi. Costruito “per un’utenza popolarissima” tra il 1938 e il 1944, racchiuse per anni, nel suo fitto reticolo costruito, quegli aspetti poco scenografici che hanno reso Milano la città avanzata e ricca dei decenni successivi: capacità di adattamento, integrazione e duro lavoro. Solo attraverso lo studio delle dinamiche sociali passate, delle dinamiche in atto ai giorni nostri e del materiale edilizio caratterizzante, è stato poi possibile proporre un sistema di idee finalizzate il recupero di alcuni spazi del quartiere, ormai tristemente degradati, ma in particolar modo al risveglio sociale di questi luoghi. Un piano d’azione generale coordina una serie di possibilità di intervento su aree di pertinenza pubblica e corti residenziali private. La riprogettazione dell’asse di Segneri, in concomitanza con quelli che sono sicuramente i più rilevanti “eventi progettuali” dagli anni Quaranta ad oggi (si veda l’arrivo della M4 e le prime demolizioni) rappresenta il tassello-base per poter da un lato esaltare gli imput positivi e dall’altro rallentare o filtrare i tentativi controproducenti di riqualificazione del tessuto. La diagonale viene quindi ridisegnata introducendo spazi di incontro, nuove attrezzature e verde urbano, rafforzandone allo stesso tempo l’importanza all’interno del quadrilatero e il carattere proprio di rigidezza formale, tramite un disegno ortogonale di percorsi raramente accessibili all’automobile. Nel nuovo viale pedonale, che di fatto segue il tracciato previsto per la linea 4 della metropolitana, confluiscono alcuni percorsi di carattere più riservato e domestico, ricavati tramite l’apertura di spazi a corte che risultano particolarmente abbandonati e allo stesso tempo adatti per una maggior permeabilità. Una seconda fase progettuale, più minuta ed attenta al singolo fabbricato, si concentra sulle tipologie residenziali di alloggio minimo, particolarmente diffuse qui, così come nella maggior parte dei contesti popolari coetanei del Giambellino. Assumendo il lotto A (a Nord-Ovest, delineato dalle vie Inganni, Lorenteggio, Recoaro e Manzano) come principale campo di azione, si sono indagate alcune possibilità di recupero degli alloggi monolocali con particolare attenzione ai cosiddetti “sottosoglia”, la cui superficie lorda non supera i 28,80 metri quadrati previsti per legge. Procedendo in maniera lineare, dal generale al particolare, le operazioni di recupero sono passate, come detto, dal piano per l’asse di via Segneri, al ridisegno di un nuovo sistema relazionale per le corti del lotto in esame, passando dall’idea di una valorizzazione globale del fabbricato tipo che genera l’isolato, fino al meccanismo architettonico focalizzato sul singolo alloggio. I circa 30 tra monolocali e sottosoglia distribuiti nei 12 edifici del lotto A, risultano organizzati in colonne da 4 ciascuna per via della semplice ripetizione del corpo scala tipo su quattro piani di edificio. Sfruttando queste concentrazioni schematiche di alloggi monolocali, il progetto ha sviluppato un meccanismo di estensione della superficie tramite un volume aggiunto esternamente alla facciata, accompagnato poi dalla rivisitazione del sistema di accesso e di distribuzione verticale. Si inserisce un ascensore, si introducono nuovi spazi di incontro e studio, così come nuovi spazi d’ingresso. Tutte operazioni che puntano al ripensare gli edifici esistenti con la volontà di valorizzarne i caratteri generatori, anche rivoluzionandone alcuni singoli aspetti. Passeggiando lungo le due corti, aperte alla permeabilità pubblica, si intercettano 11 volumi in legno, acciaio e vetro, che ai piani terra disegnano un portico di sei pilastri e ai livelli successivi ospitano le zone giorno dei monolocali, ampliati e riprogettati per la residenza degli studenti. Il linguaggio architettonico suggestivo, così come certamente provocatorio e contrario a quello dell’edilizia esistente, vuole porsi con atteggiamento positivo e opposto all’ermetica chiusura espressa dai recinti e dalle superfici cieche che dilagano in quartiere come il Giambellino. Un luogo dell’abitare che negli anni è passato da essere matrice di un poverissimo ma positivo modello di vita popolare, passando da luogo di nascita e diffusione di fervore sociale, fino ad essere l’attuale introversa realtà degradata, incubatrice solo di abbandono, criminilità e disagio sociale.
Tesi di laurea Magistrale
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