Scuola ambiente. Progettazione partecipata

ABSTRACT The urban-social transformations that have taken place in our cities in the recent decades have severely limited the freedom of children by denying them the possibility of making urban experiences independently. Chaotic cities are preventing them from living public spaces with a certain freedom together with their friends. This has affected the education of young adults. Playing on the street had the function to create a natural connection between the surrounding and the children. It was not difficult to involve the children of some classes of the elementary school in via Cittadini, Quarto Oggiaro, to discover what happens outside the school walls and how this surrounding could be interpreted with their eyes. The essential aim was, through direct exploration of the neighborhood, to restore (also in emotional, empathic and organizational terms), the relationship between the neighborhood and people. Another aim was to develop proposals to change particular aspects of the territory, creating a concrete effect: to take care of what we consider our living environment. The above mentioned theory is the base of the following three topics: Thinking about the future; The Neighborhood as a learning environment; Creating a relation between places and people; It seemed appropriate helping the children with some preliminary activities developing a minimum of common knowledge regarding urban design in order to create a common base of communication. Regarding the methodology used: knowledge gained by reading and studding has been avoided. instead we decided to use methods based essentially on the principle by which we learn by doing and reflecting. This approach is important as the aim is not only to make it funnier and easier for the children but also and above all to favor the use of the spaces in the neighborhood freely between children of different cultures, without adults. It seemed useful and appropriate to address the final conclusions to the school, and to the urban planning experts, as it may be of interest and beneficial for both of them. In fact, we are convinced that, without knowledge, nothing of what has been said can be development in the future.

ABSTRACT Le trasformazioni urbanistico-sociali avvenute nelle nostre città negli ultimi decenni hanno limitato fortemente la libertà di movimento dei bambini negando loro la possibilità di fare esperienze urbane in autonomia, impedendo di vivere gli spazi pubblici con una certa libertà insieme ai coetanei. Tutto questo ha pregiudicato la funzione educativa che il gioco per strada aveva, impoverendo la possibilità di fare emergere compiutamente quella parte di identità personale legata alla realtà circostante. Non è stato difficile coinvolgere i bambini di alcune classi della scuola elementare di via Cittadini, Quarto Oggiaro, a mettersi in gioco per andare a scoprire cosa veramente ci fosse fuori dalle mura scolastiche e come il territorio circostante si potesse interpretare con occhi diversi e con una affettività diversa. Finalità essenziale è stata quella di riuscire, attraverso l’esplorazione diretta del quartiere, ad appropriarsi o riappropriarsi personalmente, anche in termini affettivi, empatici e organizzativi, del rapporto con cose e persone presenti nel territorio più prossimo. Altra finalità è stata quella di sviluppare una presenza attiva e responsabile, capace anche di immaginare proposte di cambiamento di aspetti particolari del territorio e dare seguito concreto al bisogno affettivo e civico di avere cura di quello che consideriamo il nostro ambiente di vita. Le suddette finalità stanno alla base dei seguenti tre percorsi tematici: - Pensare il futuro; - Il quartiere come ambiente di apprendimento; - Creare legami tra luoghi e persone; Ci è sembrato opportuno fare precedere i tre percorsi indicati, da alcune attività propedeutiche con l’intento di sviluppare un minimo di cognizioni comuni capaci di favorire, anche come linguaggio, una base comune di comunicazione. Per quanto riguarda la metodologia utilizzata, ci si è tenuti lontano dalle metodologie tese unicamente a trasmettere saperi e sono stati, invece, privilegiati i metodi euristico-partecipativi basandosi essenzialmente sul principio per cui si impara facendo e riflettendo. Ciò è tanto più vero quando lo scopo diventa non solo quello di far trascorrere al meglio l’infanzia dei bambini ma anche e, soprattutto, di utilizzare spazi del quartiere per favorire l’incontro, libero e senza intermediazione di adulti, fra bambini di culture diverse, come il fenomeno migratorio suggerisce. Ci è sembrato utile e opportuno rivolgerle le conclusioni finali alla scuola, da una parte, e agli esperti di urbanistica, dall’altra, perché ciascuno sappia cercare e trovare nell’altro una collaborazione vera e percorribile. Siamo infatti convinti che, senza una reale e reciproca conoscenza, nulla di quanto detto può avere speranza di sviluppo efficace per il futuro.