Nowadays architectonical design is facing a new challenge: give a new life to the portions of abandoned cities that are no longer suitable for carrying out the original functions as victims of technological adaptation: the so-called "urban voids". Usually they shape like spaces covered by heavy structures that define their morphology, hiding their positive aspects. For this reason they communicate a sense of neglect and discomfort. This paper is about Parco Dora in Turin, a wide area that was once an industrial site and has recently been restored to vegetation and inhabitants. After a general overview, the first part analyzes the place’s historical and cultural context as a production site. This has greatly influenced the development of neighboring districts and the social fabric and still today continues to affect the way of life of the population. Then it talks about the factories’ disposal and the following deterioration which continued until 2005, when a transformation project for the area will be drawn up by a team of urban planners and German architects. Although it is a completed project, it was conducted a careful analysis of the existing, the park's users and the activities taking place in it. It has relieved some deficiency that determine an under-utilization, compared to the expectations of creators. Later, with the help of some references that consider especially the social impact of the project actions, it was developed a reuse program which starts from the last intervention and implements it. In this perspective the real user’s needs were examined, creating spaces which are as close as possible to their requirements and make the area more habitable and lived. In conclusion, the purpose of this paper is to try to give a new configuration to one of the most evocative places in the city that today is like as a large slice of territory whose potential is minimally exploited.

Oggi la progettazione architettonica si trova ad affrontare una nuova sfida: restituire un senso alle porzioni di città abbandonate che non risultano più adatte allo svolgimento delle funzioni originarie poiché vittime dell’adeguamento tecnologico: i cosiddetti ‘vuoti urbani’. Solitamente si configurano come spazi coperti da strutture pesanti che ne determinano la morfologia, nascondendone gli aspetti positivi e per questo motivo trasmettono un senso di trascuratezza e disagio. In questo scritto viene trattato il caso di Parco Dora a Torino, una vasta area che un tempo era un sito industriale e da poco è stata restituita alla vegetazione e agli abitanti. Dopo una panoramica generale, nella prima parte si analizza il contesto storico e culturale del luogo come sede produttiva. Ciò ha influito molto sullo sviluppo dei quartieri limitrofi e del tessuto sociale e ancora oggi continua a condizionare il modo di vivere della popolazione. Si parlerà poi della dismissione degli stabilimenti e della situazione di degrado che ha comportato, fino al 2005, quando verrà redatto un progetto di trasformazione della zona ad opera di un team di urbanisti e di architetti tedeschi. Sebbene si tratti di un progetto compiuto, è stata condotta un’attenta analisi dell’esistente, dell’utenza del parco e delle attività che in esso si svolgono e sono state rilevate delle carenze che ne determinano un sottoutilizzo, rispetto alle aspettative degli ideatori. In seguito, con l’aiuto di alcuni riferimenti che prendono in considerazione soprattutto l’impatto sociale delle azioni progettuali, si è sviluppato un programma di riuso del luogo che parte dall'ultimo intervento realizzato e lo implementa. In quest’ottica sono state esaminate le reali esigenze di chi lo frequenta, creando degli spazi che si avvicinino il più possibile ai loro bisogni e rendano l’area più abitabile e vissuta. In conclusione lo scopo finale di questo scritto è quello di provare a dare una nuova configurazione a uno dei posti più suggestivi della città che oggi si presenta come una grande fetta di territorio le cui potenzialità sono sfruttate in minima parte.

Parco Dora reload

TRICARICO, ROBERTA
2017/2018

Abstract

Nowadays architectonical design is facing a new challenge: give a new life to the portions of abandoned cities that are no longer suitable for carrying out the original functions as victims of technological adaptation: the so-called "urban voids". Usually they shape like spaces covered by heavy structures that define their morphology, hiding their positive aspects. For this reason they communicate a sense of neglect and discomfort. This paper is about Parco Dora in Turin, a wide area that was once an industrial site and has recently been restored to vegetation and inhabitants. After a general overview, the first part analyzes the place’s historical and cultural context as a production site. This has greatly influenced the development of neighboring districts and the social fabric and still today continues to affect the way of life of the population. Then it talks about the factories’ disposal and the following deterioration which continued until 2005, when a transformation project for the area will be drawn up by a team of urban planners and German architects. Although it is a completed project, it was conducted a careful analysis of the existing, the park's users and the activities taking place in it. It has relieved some deficiency that determine an under-utilization, compared to the expectations of creators. Later, with the help of some references that consider especially the social impact of the project actions, it was developed a reuse program which starts from the last intervention and implements it. In this perspective the real user’s needs were examined, creating spaces which are as close as possible to their requirements and make the area more habitable and lived. In conclusion, the purpose of this paper is to try to give a new configuration to one of the most evocative places in the city that today is like as a large slice of territory whose potential is minimally exploited.
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
15-apr-2019
2017/2018
Oggi la progettazione architettonica si trova ad affrontare una nuova sfida: restituire un senso alle porzioni di città abbandonate che non risultano più adatte allo svolgimento delle funzioni originarie poiché vittime dell’adeguamento tecnologico: i cosiddetti ‘vuoti urbani’. Solitamente si configurano come spazi coperti da strutture pesanti che ne determinano la morfologia, nascondendone gli aspetti positivi e per questo motivo trasmettono un senso di trascuratezza e disagio. In questo scritto viene trattato il caso di Parco Dora a Torino, una vasta area che un tempo era un sito industriale e da poco è stata restituita alla vegetazione e agli abitanti. Dopo una panoramica generale, nella prima parte si analizza il contesto storico e culturale del luogo come sede produttiva. Ciò ha influito molto sullo sviluppo dei quartieri limitrofi e del tessuto sociale e ancora oggi continua a condizionare il modo di vivere della popolazione. Si parlerà poi della dismissione degli stabilimenti e della situazione di degrado che ha comportato, fino al 2005, quando verrà redatto un progetto di trasformazione della zona ad opera di un team di urbanisti e di architetti tedeschi. Sebbene si tratti di un progetto compiuto, è stata condotta un’attenta analisi dell’esistente, dell’utenza del parco e delle attività che in esso si svolgono e sono state rilevate delle carenze che ne determinano un sottoutilizzo, rispetto alle aspettative degli ideatori. In seguito, con l’aiuto di alcuni riferimenti che prendono in considerazione soprattutto l’impatto sociale delle azioni progettuali, si è sviluppato un programma di riuso del luogo che parte dall'ultimo intervento realizzato e lo implementa. In quest’ottica sono state esaminate le reali esigenze di chi lo frequenta, creando degli spazi che si avvicinino il più possibile ai loro bisogni e rendano l’area più abitabile e vissuta. In conclusione lo scopo finale di questo scritto è quello di provare a dare una nuova configurazione a uno dei posti più suggestivi della città che oggi si presenta come una grande fetta di territorio le cui potenzialità sono sfruttate in minima parte.
Tesi di laurea Magistrale
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