Wounded to limbo

Contrasting feelings express the deepest and most tragic dimension of beauty, the chaos that lies behind the harmony and the rationality of the forms. The sublime as a philosophical substance anticipates our reasoning, the strongest emotion which the mind is capable of feeling, seeing the beauty in actions of generation and reproduction, as such manifested in physical attraction, and the sublime in the self-preservation, which does not equal the pure fear from death or danger, growing awareness of possible self-destruction. Robert Morris as a landscape designer describes quarries as "The most significant monuments of the twentieth century”. They represent a wound, the upheaval of a balance that the man who created should restore; while from the architectural point of view the quarries are "negative cathedrals", immense deposits of one of the raw materials of architecture: the void. In our opinion they should remain as they are, gigantic monuments to an one-day use resource for blind belief in civic pride, technological progress and economical calculation. The same belief that everything must still respond to specific use referring to an evolution. From K.Lynch “The overzealous restoration destroys the essential quality of the ruins which is the transience. A ruined environment must have a certain inefficiency, a serene acceptance of time, the aesthetic ability to take advantage dramatically from the decadence itself.” In our translation of quarry, as a soul gotten stuck in Limbo between Heaven and Hell in a state of anxiety, of restlessness, not having peace, to help it pass from Limbo, into whichever part of the Etheric Plain it is headed, it must first accept and understand that it has died. As a body is an instrument for measuring space and time, we understand a quarry as a living body in a “Limbo - space and the state in which those who died with the debt of original sin alone are found after their lives (Purg. XXII, 13-14)” with own organism, still bleeding surgery scars. With an approach of not trying therefore to mask the scars, regenerate or recover, thus erasing their values that reside precisely in their absence and emptiness, but to enhance it, and raise it to witness the past and to evidence of a new life for a space that otherwise would have died. Where the observer can enter the perspective. Move the sublime towards its spatial dimension of “relationship project" of rhetoric landscape. Where “(…) rusting and erosion hitting the eyes, associating dissipation with enjoying life and dead end in a truly irreversible way” as a result (Robert Smithson). "Things are in space together with the observer, it is not the observer that is surrounded by things": it can not be important, neither for the artist nor for the public, the search for a remote symbolism in the action performed and in the quality of the material used, because only the action performed and the material itself are important. It requires a certain detachment from its cause. The delight in the sublime unites the aesthetic with the moral experience into a rational aesthetic judgment, attributed to the object through the faculty of cognition as a mathematical imagination, or through the faculty of desire as a dynamical imagination, extended from the single object in its immediate physical context beyond the immanent limits of the sight. If the sublime, defined as “the cast of mind”, resides “in our own ideas”, the greatness and the smallness of anything must also be seen as a standard within itself. “Telescopes have put within our reach an abundance of material to go upon in making the first observation, and microscopes the same in making the second” (Kant). This became key for the two interventions of excavation (scar) and installation (blade slicing from beyond) mutually translated where the dynamic sublime meets the mathematical one. Like the plateau magnifies the mountain into a giant telescope detaching the humans from the horizon into the depths of the Universe, the project conquers the horizon and consequently disregards the differences in between scale. Now perpendicular, it is sublimely explicated. It is immense and monotonous with sudden explosions of sharp radical contrasts at the limits: between the void and the solid, the colorless and the green, the horizontal and the vertical, the permanent and the transient, the firm mountains and the unstable generations change. As the central point of a corporeal sphere has never been found by itself, but it exists only in the physical extension, as a mass extending from the enclosed surface, so also in the sublime the divine centre extends as appearance to the surface of the real things, and on the other hand this round surface is nothing other than reality, which as a beautiful encloses in the same present and living essence of the centre. “It eliminates any confusion between the relative and the absolute in the universe dominated by reason and order, ghosts and spirits (of places) evaporate under the burning desert sun.”

Sentimenti contrastanti esprimono la dimensione più profonda e più tragica della bellezza, il caos che sta dietro l'armonia e la razionalità delle forme.     Il sublime come sostanza filosofica anticipa la nostra riflessione, l'emozione più forte che l’anima è capace di sentire, trovando bellezza nelle azioni di generazione e riproduzione, come tale si manifesta nell'attrazione fisica, e nell'autoconservazione, non corrispondente alla pura paura della morte o del pericolo, ma ad una crescente consapevolezza della possibile autodistruzione.  Il paesaggista Robert Morris descrive i territori delle cave come "I monumenti più significativi del XX secolo", essi rappresentano una ferita, lo sconvolgimento di un equilibrio che l'uomo, generatore stesso, dovrebbe ripristinare. Dal punto di vista architettonico contrariamente le cave risultano come "negative cattedrali", immensi giacimenti di una delle materie prime dell'architettura: il vuoto. A nostro parere esse dovrebbero rimanere tali, giganteschi monumenti come risorsa di un solo uso giornaliero per la cieca fiducia nell'orgoglio civico, nel progresso tecnologico ed economico. La stessa convinzione che tutto debba ancora rispondere all'usufrutto specifico riferito a un'evoluzione. Da K. Lynch "Il restauro troppo zelante distrugge la qualità essenziale delle rovine che è la transitorietà. Un ambiente in rovina deve avere una certa inefficienza, una serena accettazione del tempo, la capacità estetica di trarre vantaggio drammaticamente dalla decadenza stessa." Nella nostra interpretazione la cava si presenta come un'anima rimasta bloccata nel Limbo tra Inferno e Paradiso, in uno stato di angoscia, inquietudine, senza pace. Per aiutarla a oltrepassare questo status, in qualsiasi parte dell’Etere sia diretta, è necessario prima accettarne e comprenderne l’effettivo decesso.     Poiché il corpo è lo strumento per misurare lo spazio e il tempo, intendiamo la cava come un corpo vivente situato in un Limbo: “lo spazio e lo stato in cui coloro che sono morti con il solo peccato originale sono stati trovati dopo la loro vita (Purgatorio XXII 13-14)" con il proprio organismo, portando ancora le cicatrici di un passato intervento chirurgico. L’approccio quindi non cerca di mascherare le ferite, rigenerare o recuperare, cancellando così i loro valori che risiedono proprio nell’assenza e nel vuoto, ma di valorizzare lo stesso, ed elevarlo, testimoniando il passato e dando prova di una nuova vita per un spazio che altrimenti sarebbe morto, dove l'osservatore può entrare nella prospettiva. Muovere il sublime verso la sua dimensione spaziale del "progetto di relazione" del paesaggio retorico, dove "arrugginimento ed erosione colpiscono gli occhi, associando la dissipazione al godimento della vita e del vicolo cieco in un modo veramente irreversibile" come risultato (Robert Smithson).    "Le cose si trovano nello spazio insieme all'osservatore, non è l'osservatore che è circondato dalle cose": non può essere importante, né per l'artista né per il pubblico, la ricerca di un simbolismo remoto nell'azione eseguita e nella qualità del materiale utilizzato, perché la sola azione eseguita e il materiale stesso sono importanti. Si richiede un certo distacco dalla causa. La gioia del sublime unisce l'estetica con l'esperienza morale in un giudizio estetico razionale, attribuito all'oggetto attraverso la facoltà della cognizione come immaginazione matematica, o attraverso la facoltà del desiderio come immaginazione dinamica, estesa dal singolo oggetto nel suo contesto fisico immediato oltre i limiti immanenti della vista.      Se il sublime, definito "la forma della mente", risiede "nelle nostre stesse idee", la grandezza e la piccolezza di qualsiasi cosa devono entrambe essere viste come standard dentro di sé. "I telescopi hanno messo alla nostra portata un'abbondanza di materiale su cui fare la prima osservazione, e i microscopi in ugual modo nel fare la seconda" (Kant). Questo divenne la chiave per i due interventi di estrazione (raffigurata come una cicatrice) e installazione (una lama incastrata nella montagna proveniente dall’aldilà) tradotte reciprocamente dove il sublime dinamico incontra quello matematico. Come l'altopiano ingrandisce la montagna in un gigantesco telescopio che separa gli umani dall'orizzonte nelle profondità dell'Universo, il progetto conquista l'orizzonte e di conseguenza trascura le differenze di scala. Ora perpendicolare, è esplicitamente sublimato. È immenso e monotono con improvvise esplosioni di forti contrasti radicali ai limiti: tra il vuoto e il solido, l'incolore e il verde, l'orizzontale e il verticale, il permanente e il transitorio, le salde montagne e il cambiamento di generazioni instabili. Poiché il punto centrale di una sfera corporea non è mai stato trovato, ma esiste solo nell'estensione fisica, come una massa che si estende dalla superficie chiusa, così anche nel sublime il centro divino si estende come apparenza alla superficie delle cose reali, e d'altra parte questa superficie rotonda non è altro che la realtà, che come una bellezza racchiude nel presente l’essenza vitale del centro.   "Elimina ogni confusione tra il relativo e l'assoluto nell'universo dominato dalla ragione e dall'ordine, i fantasmi e gli spiriti (dei luoghi) evaporano sotto il sole ardente del deserto."