Il bradisismo della memoria : progetto per il memoriale del ghetto di Varsavia tra i frammenti urbani di Via Walicow, distretto di Mirow

The almost total destruction of Warsaw is the result of a project of extermination and cultural annihilation perpetrated systematically during the Second World War. The scenario produced by the Nazi urbicide at the end of the occupation - a scenario that evokes the end of history or perhaps the geological origin of the world - is a huge desert expanse, composed of the rubble of the northern district of Muranow and the ruins of Wola. At the end of 1944 what remains of Warsaw is a kind of mineral substrate with its dramatic orography of destruction, seemingly devoid of any historical traces of the city-capital that had consolidated at the beginning of the nineteenth century. Despite the reconstructions that have followed for seventy years on the trail of the destroyed Warsaw, it survives in the post-apocalyptic city, especially in the district of Mirow, a series of buildings that still resists the new scale imposed today from the incessant urban transformations taking place in the central area of the city. They are fragments of pre-war Warsaw that, despite their apparent fragility, testify to the city's disappearance and its history, unique in the historical context of the European city. The thesis project focuses on the possibility of reconnecting a small nucleus of these buildings to the current urban system, through the rediscovery of their roots to the archaeological traces of old Warsaw, still present underground city. In seeking a dialogue between the memorial and expressive charge of which these finds are bearers and the topicality, it is proposed to create the prototype of a possible extended museum of the present, to give back to the city its identity foundation. The project concerns, in particular, the memorial site of Via Walicow, located in the south-west of the city in the center of the district of Mirow, which is characterized by the presence of some of the buildings of the so-called Small Ghetto, including the buildings "Osiedle za Zelazna Brama" that surround them. In particular, the undeveloped public areas to the north and southeast of the three buildings conceal the presence of an urban substructure composed of the remains of the missing city. The project aims to reactivate the historic buildings of ul. Walicow, now besieged by the presence of new buildings even of great height, reconnecting them to the last two remaining free areas existing to the contour and giving them new uses and meanings for the present through an overall operation museum. The new building of the Warsaw Ghetto Memorial thus becomes the space hinge that ideally rejoins the three surviving buildings, of which the museum reuse and temporary residences are proposed, and the ruins of those hidden underground, through a Physical and conceptual archaeological excavation: in the body of Warsaw disappeared and at the same time in its identity as a regenerable European city only from its historical and memorial foundations.

La distruzione pressoché totale di Varsavia è il risultato di un progetto di sterminio e di cancellazione culturale perpetrato in maniera sistematica durante la Seconda Guerra Mondiale. Lo scenario prodotto dall’urbicidio nazista al termine dell’occupazione - scenario che evoca la fine della storia o forse l’origine geologica del mondo - è una immane distesa desertica, composta dalle macerie del quartiere settentrionale di Muranow e dalle rovine di quello meridionale di Wola. Alla fine del 1944 ciò che resta di Varsavia è una sorta di sostrato minerale con una sua drammatica orografia della distruzione, apparentemente privo di ogni traccia storica della città-capitale che si era consolidata all’inizio del XIX secolo. Nonostante le ricostruzioni che si sono succedute per settant’anni sulle tracce della Varsavia distrutta, sopravvive nella città post-apocalittica, in particolare nel distretto di Mirow, una serie di edifici che resiste ancora oggi di fronte alla nuova scala imposta dalle incessanti trasformazioni urbane in atto nella zona centrale della città. Essi sono frammenti della Varsavia prebellica che nonostante la loro apparente fragilità testimoniano della città scomparsa e della sua vicenda, unica nel contesto storico della città europea. Il progetto di tesi pone l’attenzione sulla possibilità di riconnettere un piccolo nucleo di questi edifici all’attuale sistema urbano, attraverso la riscoperta del loro radicamento alle tracce archeologiche della vecchia Varsavia, tuttora presenti nel sottosuolo della città. Ricercando un dialogo tra la carica memorialistica ed espressiva di cui questi reperti sono portatori e l’attualità, si propone di realizzare il prototipo di un possibile museo esteso del presente, per restituire alla città il proprio fondamento identitario. Il progetto riguarda in particolare il sito memorialistico di via Walicow, situato nell’area sud-ovest della città al centro del quartiere di Mirow, che si caratterizza per la presenza di alcuni lacerti edilizi del cosiddetto Ghetto piccolo, tra cui gli edifici residenziali a corte che corrispondono ai numeri civici 14, 12 e 10 e le aree pubbliche comprese tra la stessa via Walicow e il sistema di edifici a lama degli anni ’60 del Novecento “Osiedle za Zelazna Brama” che la circondano. Sono in particolare le aree pubbliche inedificate presenti a nord e a sud-est dei tre edifici a celare la presenza di una sottostruttura urbana composta dai reperti della città scomparsa. Il progetto punta a riattivare gli edifici storici di ul. Walicow, oggi assediati dalla presenza di nuove costruzioni anche di grande altezza, riconnettendoli alle ultime due aree libere residue esistenti al contorno e riconsegnando loro nuovi usi e significati per il presente attraverso una complessiva operazione museografica. Il nuovo edificio del Memoriale del Ghetto di Varsavia diviene così la cerniera spaziale che ricongiunge idealmente i tre edifici superstiti, di cui si propone il riutilizzo museale e per residenze temporanee, e le rovine di quelli celati nel sottosuolo, attraverso uno scavo archeologico fisico e concettuale: nel corpo della Varsavia scomparsa e al contempo nella sua identità di città europea rigenerabile solo a partire dalle sue fondazioni storiche e memorialistiche.