Ecclesiastico laico civico pubblico. Scenari di rigenerazione per luoghi di interesse religioso a Cremona

From the sixteenth and eighteenth-century iconography we have inherited an image of Cremona, like other similar realities, which tells us of cities in which the ecclesiastical presence has long been an active reference for its community. Today this characterization has failed: at first, it was the nineteenth-century policies of expropriation and nationalization that dealt a blow to the ecclesiastical architectural heritage with the abolition of religious orders and the conversion of many buildings to military use. For several decades, on the other hand, other social, economic and political reasons have had the effect of closing religious buildings: in a context of widespread secularization, decline of religious practice and priestly vocations, economic crisis and policies for updating parish and conventual systems, ecclesiastical buildings that temporarily or definitively lose their original religious use are constantly increasing. Within the historical centers it is the exceptional recurrence of buildings born within the Church that accentuate the perception of the problem. In Italy a debate has arisen around the theme of the re-use of these artifacts, in particular concerning the evaluation of new appropriate functions that reconcile the needs of heritage protection with respect for religious sentiment. However, a functionalist approach presents pitfalls both because the particular nature of the artifacts often poses technical and semantic resistance to reuse, and because of the difficulty in activating large-scale operations, especially in smaller centers, in light of the numbers reached by this phenomenon . What is proposed in this thesis is an approach that leaves the question of the functional program in the background, focusing instead on the relationship space between the ecclesiastical building and the city from the perspective of public space, interpreting all these abandoned places as an excuse for urban regeneration; the design actions developed for the city of Cremona do not insist as much on the use of the single “object” as on the activation or reassembly of city areas. The main idea, which is declined in a double grain of design scenarios, is a renewal of the historic center, aimed at a real reorganization of urban life through the grafting of new elements and connections that determine new ways of fruition which they may be reflected in the future as bearers of new experiences in the occupation of disused artifacts.

Dall’iconografia sei-settecentesca abbiamo ereditato un’immagine di Cremona, come altre realtà affini, che ci racconta di città in cui la presenza ecclesiastica è stata a lungo un riferimento attivo per la comunità dei suoi abitanti. Oggi questa caratterizzazione è venuta meno: in prima istanza furono le politiche ottocentesche di espropriazione e nazionalizzazione ad infliggere un duro colpo al patrimonio architettonico ecclesiastico, con la soppressione degli ordini religiosi e la conversione dei complessi all’uso militare. Da qualche decennio, invece, altre ragioni sociali, economiche e politiche hanno come effetto la chiusura di edifici religiosi: in un contesto di secolarizzazione diffusa, calo della pratica religiosa, contrazione delle vocazioni sacerdotali, crisi economica e politiche di aggiornamento dei sistemi parrocchiali e conventuali, sono in costante aumento gli edifici ecclesiastici che perdono, temporaneaente o definitivamente, la loro originaria utilizzazione religiosa. Nell’ambito dei centri storici, è l’eccezionale ricorrenza di edifici nati in seno alla Chiesa ad accentuare la percezione del problema. In Italia, è scaturito un dibattito attorno al tema del riuso di questi manufatti, in particolare in merito alla valutazione di nuove funzioni appropriate che concilino le esigenze della tutela del patrimonio con il rispetto del sentimento religioso. Tuttavia, un approccio funzionalista presenta delle insidie sia perchè la natura particolare dei manufatti spesso pone delle resistenze tecniche e semantiche al riuso, sia per le difficoltá nell’attivare operazioni di grande respiro, soprattutto nei centri minori, alla luce dei numeri raggiunti da questo fenomeno. Quello che si propone in questa tesi è un approccio che lasci sullo sfondo la questione del programma funzionale, focalizzando invece lo sguardo sullo spazio di relazione tra l’edificio ecclesiastico e la città nell’ottica dello spazio pubblico, interpretando questo arcipelago di luoghi in disuso come testo e pretesto per la rigenerazione urbana; le azioni progettuali sviluppate per la città di Cremona non insistono tanto sulla rimessa in uso del singolo “oggetto”, quanto sull’attivazione o sulla ricucitura di parti del sistema città. L’idea guida, che si declina in una duplice grana di scenari progettuali, è un rinnovamento del centro storico, teso ad una reale riorganizzazione della vita urbana, attraverso l’innesto di nuovi elementi e nuovi collegamenti che determinino modalità di fruizione inedite le quali, in quanto portatrici di nuove esperienze, possano riflettersi, in futuro, sull’occupazione dei manufatti in disuso.