Just north of Syracuse, on a plateau open towards the port of Augusta, about ten meters high on the sea, it was founded around the middle of the 8th century BC. C., one of the numerous Greek colonies of the West: Megara Iblea. Once an autonomous city, with its territory, its streets, its houses and its monuments. Destroyed and abandoned from the mid-4th century BC, the site has remained the subject of intensive cultivation for over a millennium. Currently Megara Iblea looks like a tangle of ancient walls from different eras; a completely flat site, without acropolis, which advances to the sea covered by wild and uncontrolled vegetation. The territory of the ancient city is today an oasis of greenery and archaeological culture set among the towers and chimneys of a vast petrochemical complex that surrounds it almost completely. Residual space, the site assumes the characteristics of what is called terrain vague; places left out of the dynamics of everyday life, residues, waste, forgotten territories. The thesis, therefore, has as its main objective the reactivation and rediscovery of the identity of the place through a set of "minor" architectural interventions spread over the territory that can favor a privileged condition, with respect to the state of affairs, in the sensory experience and in the knowledge of its historical-natural context.

Poco a nord di Siracusa, su un pianoro aperto verso il porto di Augusta, alto sul mare una decina di metri, veniva fondata, intorno alla metà dell’VIII secolo a. C., una delle numerose colonie greche d’Occidente: Megara Iblea. Città un tempo autonoma, con il suo territorio, le sue strade, le sue abitazioni e i suoi monumenti. Distrutta e abbandonata dalla metà del IV secolo a.C, il sito è rimasto per più di un millennio di storia oggetto di una messa a coltura intensiva. Attualmente Megara Iblea si presenta come un groviglio di muri antichi di epoche diverse; un sito completamente piatto, senza acropoli, che avanza fino al mare ricoperto da una vegetazione selvaggia e incontrollata. Il territorio dell’antica città rappresenta oggi un’oasi di verde e di cultura archeologica incastonata tra le torri e le ciminiere di un vasto complesso petrolchimico che la circonda quasi completamente. Spazio residuale, il sito assume i connotati di quello che viene definito terrain vague; luoghi rimasti al di fuori delle dinamiche della vita quotidiana, residui, scarti, territori dimenticati. La tesi, dunque, si pone come obiettivo principale la riattivazione e la riscoperta dell’identità del luogo attraverso un’insieme di interventi architettonici “minori” diffusi sul territorio che possano favorire una condizione privilegiata, rispetto alla stato di fatto, nell’esperienza sensoriale e nella conoscenza del suo contesto storico-naturale. Il progetto verte, quindi, sulla realizzazione di percorsi narrativi e strutture sensoriali volti a rendere il fruitore partecipe del processo di visita, mediante un approccio che vuole rimanere in linea con l’essenza del luogo. L’invito che si propone è quello di realizzare nuovi possibili scenari, composti da puntuali interventi architettonici, affiancando a un metodo tradizionale-scientifico un approccio più poetico. L’ambiente così definito comporta sia i dati obiettivi, eterni e mutevoli, che le immagini soggettive, effimere e costanti, tutto quello che ha prodotto il lento accumulo delle opere e dei giorni. Nuovi paesaggi che stanno tra l’artificio dell’intervento e la spontanea forza della natura, che spingono l’osservatore alla scoperta di nuovi scenari e nuove relazioni; trasformando così lo spettatore in attore di uno spettacolo quale la scoperta di un territorio ricco di storia, tradizioni e cultura, in una narrazione polifonica.

La città perduta : paesaggi possibili per la riscoperta di Megara Iblea

Di MINO, SERENA
2018/2019

Abstract

Just north of Syracuse, on a plateau open towards the port of Augusta, about ten meters high on the sea, it was founded around the middle of the 8th century BC. C., one of the numerous Greek colonies of the West: Megara Iblea. Once an autonomous city, with its territory, its streets, its houses and its monuments. Destroyed and abandoned from the mid-4th century BC, the site has remained the subject of intensive cultivation for over a millennium. Currently Megara Iblea looks like a tangle of ancient walls from different eras; a completely flat site, without acropolis, which advances to the sea covered by wild and uncontrolled vegetation. The territory of the ancient city is today an oasis of greenery and archaeological culture set among the towers and chimneys of a vast petrochemical complex that surrounds it almost completely. Residual space, the site assumes the characteristics of what is called terrain vague; places left out of the dynamics of everyday life, residues, waste, forgotten territories. The thesis, therefore, has as its main objective the reactivation and rediscovery of the identity of the place through a set of "minor" architectural interventions spread over the territory that can favor a privileged condition, with respect to the state of affairs, in the sensory experience and in the knowledge of its historical-natural context.
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
24-lug-2019
2018/2019
Poco a nord di Siracusa, su un pianoro aperto verso il porto di Augusta, alto sul mare una decina di metri, veniva fondata, intorno alla metà dell’VIII secolo a. C., una delle numerose colonie greche d’Occidente: Megara Iblea. Città un tempo autonoma, con il suo territorio, le sue strade, le sue abitazioni e i suoi monumenti. Distrutta e abbandonata dalla metà del IV secolo a.C, il sito è rimasto per più di un millennio di storia oggetto di una messa a coltura intensiva. Attualmente Megara Iblea si presenta come un groviglio di muri antichi di epoche diverse; un sito completamente piatto, senza acropoli, che avanza fino al mare ricoperto da una vegetazione selvaggia e incontrollata. Il territorio dell’antica città rappresenta oggi un’oasi di verde e di cultura archeologica incastonata tra le torri e le ciminiere di un vasto complesso petrolchimico che la circonda quasi completamente. Spazio residuale, il sito assume i connotati di quello che viene definito terrain vague; luoghi rimasti al di fuori delle dinamiche della vita quotidiana, residui, scarti, territori dimenticati. La tesi, dunque, si pone come obiettivo principale la riattivazione e la riscoperta dell’identità del luogo attraverso un’insieme di interventi architettonici “minori” diffusi sul territorio che possano favorire una condizione privilegiata, rispetto alla stato di fatto, nell’esperienza sensoriale e nella conoscenza del suo contesto storico-naturale. Il progetto verte, quindi, sulla realizzazione di percorsi narrativi e strutture sensoriali volti a rendere il fruitore partecipe del processo di visita, mediante un approccio che vuole rimanere in linea con l’essenza del luogo. L’invito che si propone è quello di realizzare nuovi possibili scenari, composti da puntuali interventi architettonici, affiancando a un metodo tradizionale-scientifico un approccio più poetico. L’ambiente così definito comporta sia i dati obiettivi, eterni e mutevoli, che le immagini soggettive, effimere e costanti, tutto quello che ha prodotto il lento accumulo delle opere e dei giorni. Nuovi paesaggi che stanno tra l’artificio dell’intervento e la spontanea forza della natura, che spingono l’osservatore alla scoperta di nuovi scenari e nuove relazioni; trasformando così lo spettatore in attore di uno spettacolo quale la scoperta di un territorio ricco di storia, tradizioni e cultura, in una narrazione polifonica.
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/148295