Today the public lives in a world of electronic communication that attenuates and discourages direct experience; the importance of real experience with respect to reproductions and simulations is substantial and can be implemented thanks to landscape architecture, through the use of an imaginary and a specific vocabulary of the environment that surrounds us, with the aim of create a spatial experience that remains etched in the memory. Furthermore, the habit of everyday life leads us to passively enjoy the landscape that surrounds us, remaining blind with respect to the complexity of the shapes, the weaves, the overlaps, the traces, the colors. Our "new eyes" will be superpositions of multiscale readings at one, two, three and four geographic-territorial dimensions, in order to interrelate those peculiar characteristics that define the recognizability of a place. Within this framework is the treatment of this thesis, which aims to give a new identity to a landscape that is both delicate in form and requiring particular ecological-landscape attention such as that of the Val Nure. The figuration of the landscape at different scales has allowed us to recognize elements in space that can be traced back to a unity of form, subsequently read in the overall system of layers. Each figure has in itself a pattern and a border; edge that is so easily delineated from the physical-visual point of view, as unstable and dynamic if we consider the ecotonic environments, or where two or more floristic and faunistic ecosystems meet and, joining, create new ones. The identified territorial figures inevitably pass through the "filter" of the morphology, which is the shape of the territory itself, the course of the land that allows the view to open or to stop due to a change of slope. Morphology is therefore the lowest common denominator, the necessary but not sufficient condition for the overall perception of a territory, to which the forms of the landscape and the project are subjected.

Oggi il pubblico vive in un mondo di comunicazione elettronica che attenua e scoraggia l’esperienza diretta; l’importanza dell’esperienza reale rispetto a riproduzioni e simulazioni è sostanziale e può essere messa in atto grazie all’architettura di paesaggio, attraverso l’utilizzo di un immaginario e di un vocabolario specifico dell’ambiente che ci circonda, con il fine di creare un’esperienza spaziale che rimanga impressa nella memoria. Inoltre, l’abitudine del quotidiano ci porta a fruire passivamente il paesaggio che ci circonda, rimanendo ciechi rispetto alla complessità delle forme, degli intrecci, delle sovrapposizioni, delle tracce, dei colori. I nostri “nuovi occhi” saranno sovrapposizioni di letture multiscalari a una, due, tre e quattro dimensioni geografico-territoriali, al fine di interrelare tra loro quelle caratteristiche peculiari che definiscono la riconoscibilità di un luogo. All’interno di questa cornice si inserisce la trattazione di questa tesi, che ha lo scopo di conferire nuova identità a un paesaggio insieme delicato nelle forme e richiedente di una particolare attenzione ecologico-paesaggistica come quello della Val Nure. La figurazione del paesaggio alle diverse scale ci ha permesso di riconoscere elementi nello spazio riconducibili a un’unità di forma, successivamente letti nella sistematica complessiva dei layers. Ogni figura ha in se stessa una campitura e un bordo; bordo che è tanto facilmente delineabile dal punto di vista fisico-visivo, quanto labile e dinamico se consideriamo gli ambiti ecotonici, ovvero dove due o più ecosistemi floristici e faunistici si incontrano e, congiungendosi, ne creano di nuovi. Le figure territoriali identificate passano inevitabilmente attraverso il “filtro” della morfologia, che è la forma stessa del territorio, l’andamento del terreno che permette alla visuale di aprirsi o di interrompersi a causa di un cambiamento di pendenza. È dunque la morfologia il minimo comune denominatore, la condizione necessaria ma non sufficiente per la percezione complessiva di un territorio, a cui le forme del paesaggio e del progetto sono sottoposti.

Aware of Val Nure. Una strategia multiscalare per rileggere la Val Nure

BARBIERI, GRAZIA;CASTIELLO, ARIANNA
2018/2019

Abstract

Today the public lives in a world of electronic communication that attenuates and discourages direct experience; the importance of real experience with respect to reproductions and simulations is substantial and can be implemented thanks to landscape architecture, through the use of an imaginary and a specific vocabulary of the environment that surrounds us, with the aim of create a spatial experience that remains etched in the memory. Furthermore, the habit of everyday life leads us to passively enjoy the landscape that surrounds us, remaining blind with respect to the complexity of the shapes, the weaves, the overlaps, the traces, the colors. Our "new eyes" will be superpositions of multiscale readings at one, two, three and four geographic-territorial dimensions, in order to interrelate those peculiar characteristics that define the recognizability of a place. Within this framework is the treatment of this thesis, which aims to give a new identity to a landscape that is both delicate in form and requiring particular ecological-landscape attention such as that of the Val Nure. The figuration of the landscape at different scales has allowed us to recognize elements in space that can be traced back to a unity of form, subsequently read in the overall system of layers. Each figure has in itself a pattern and a border; edge that is so easily delineated from the physical-visual point of view, as unstable and dynamic if we consider the ecotonic environments, or where two or more floristic and faunistic ecosystems meet and, joining, create new ones. The identified territorial figures inevitably pass through the "filter" of the morphology, which is the shape of the territory itself, the course of the land that allows the view to open or to stop due to a change of slope. Morphology is therefore the lowest common denominator, the necessary but not sufficient condition for the overall perception of a territory, to which the forms of the landscape and the project are subjected.
PICCAROLO, GAIA
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
26-lug-2019
2018/2019
Oggi il pubblico vive in un mondo di comunicazione elettronica che attenua e scoraggia l’esperienza diretta; l’importanza dell’esperienza reale rispetto a riproduzioni e simulazioni è sostanziale e può essere messa in atto grazie all’architettura di paesaggio, attraverso l’utilizzo di un immaginario e di un vocabolario specifico dell’ambiente che ci circonda, con il fine di creare un’esperienza spaziale che rimanga impressa nella memoria. Inoltre, l’abitudine del quotidiano ci porta a fruire passivamente il paesaggio che ci circonda, rimanendo ciechi rispetto alla complessità delle forme, degli intrecci, delle sovrapposizioni, delle tracce, dei colori. I nostri “nuovi occhi” saranno sovrapposizioni di letture multiscalari a una, due, tre e quattro dimensioni geografico-territoriali, al fine di interrelare tra loro quelle caratteristiche peculiari che definiscono la riconoscibilità di un luogo. All’interno di questa cornice si inserisce la trattazione di questa tesi, che ha lo scopo di conferire nuova identità a un paesaggio insieme delicato nelle forme e richiedente di una particolare attenzione ecologico-paesaggistica come quello della Val Nure. La figurazione del paesaggio alle diverse scale ci ha permesso di riconoscere elementi nello spazio riconducibili a un’unità di forma, successivamente letti nella sistematica complessiva dei layers. Ogni figura ha in se stessa una campitura e un bordo; bordo che è tanto facilmente delineabile dal punto di vista fisico-visivo, quanto labile e dinamico se consideriamo gli ambiti ecotonici, ovvero dove due o più ecosistemi floristici e faunistici si incontrano e, congiungendosi, ne creano di nuovi. Le figure territoriali identificate passano inevitabilmente attraverso il “filtro” della morfologia, che è la forma stessa del territorio, l’andamento del terreno che permette alla visuale di aprirsi o di interrompersi a causa di un cambiamento di pendenza. È dunque la morfologia il minimo comune denominatore, la condizione necessaria ma non sufficiente per la percezione complessiva di un territorio, a cui le forme del paesaggio e del progetto sono sottoposti.
Tesi di laurea Magistrale
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