Projected into a visionary landscape, inflated by superficially perfect images, we digitise the contemporary with quick preconceptions. Every day we acquire empty information, where the content is subordinated to the pleasure of aesthetics. Daily choices rationalise the "beauty" of the object, negating the importance of its content. We work on concepts with the aim of gratifying the distracted gaze. Today it is difficult to objectively classify the authenticity of the proposal. Just think about the during the course time of history, the Hellenistic aesthetic is shared intermittently. But if fashion is the cultural expression of the spirit of the time, it is necessary to guarantee a deepening and therefore a cognitive approach to the scenario that surrounds us every day. Human history is communicated through its physiological and technological transformations. Through the symbolism of the clothes, we are able to analyse the cultural sphere of people, of an era, of a social class. The human experience is expressed through the objects created, which respond to specific needs. Georg Wilhelm Friedrich Hegel wrote that "dressing is nothing but a covering" that the body "as simply sensible, is meaningless". Humanity has always been searching for the meaning of the truth and investigation is its prerogative. Another peculiarity inherent in man is his need for identification, an infinite tension towards a role, an order, a compilance, that allows him to survive. Facing a part of anthropology, it is possible to understand the value of fashion and how humanity is an entity that cannot disregard it. With this biological premise, the essential role that covers the fashion system becomes clear, which never as in this last decade has an apparent facilitation in consumption. The social and technological changes have made fruition more dynamic and fluid: the fashion system has assumed the appearance of "democratization". Everyone has the possibility to access limited contents, information; everyone can express opinions and cover themselves with a simulated social status. Therefore, the advent of the Third Industrial Revolution has allowed fashion to spread with "lightness", allowing the user an instant fruition. Consequently, communication has undergone a substantial change, adapting to digitisation. He responded to the bulimic need to "participate", partially losing his supporting role. With the new transmission system, many realities have suffered a "flattening". Adaptation to the needs of a consistent plurality has denied an authenticity of expression, which would allow learning. The democratization of fashion is therefore a distorted and illusory perception. With social networks all of us are allowed to access an experience and share it. With these tools it is apparently possible to know the fashion system, which is, however, almost by definition, an elitist field of application. Quoting Roland Barthes, fashion rests on a disparity between producers and consumers: the two realities must be mutually extraneous. Therefore, it is almost utopian to give a complete knowledge to the mass (mass as population that is not “fashion employee"). But there is an attempt to make fashion communication an instrument that goes beyond the "end in itself". At the same time there is the desire to clean up this industry from the coating of cliché, guaranteeing the Zeitgeist's cultural value as a mirror, to restore its proper dignity. The aim of this thesis is the analysis, in a distinct manner, of various aspects, as a starting point for the realisation of a final project; it is appropriate, in fact, to first understand the fashion phenomenon, deepening its original meaning and its evolution. Secondly, the means and methods of transmission of the communication will be examined, also considering the nowadays active role of the user in the creation of media contents. The new approach that is established between consumption and consumer will be analysed, with the consequent change in marketing strategies adopted by companies; how, they now consider the tastes and desires of the user more relevant, to the detriment of real needs. The use of the media, in particular of social media, in a more or less conscious manner and the possible effects of today's communication, will conclude a speech that always remains open and in continuous evolution. From each chapter, the "positive" aspects will be extracted in some way, with the purpose of a communication that engages and truly informs the user at the same time, then materialised within the project; in fact, it represents an attempt to redefine the manner of communication of the fashion system which, as already mentioned, often tends to elude its real content, disconnecting it, moreover, from the context, in which it develops.

Proiettati in un panorama visionario, inflazionato da immagini superficialmente perfette, digitalizziamo il contemporaneo con preconcetti affrettati. Acquisiamo ogni giorno informazioni vacue, dove il contenuto viene subordinato al piacere dell’estetica. Le scelte quotidiane razionalizzano il “bello” dell’oggetto, vanificando l’importanza del suo contenuto. Lavoriamo su concetti con lo scopo di gratificarne lo sguardo distratto. Oggi è difficile classificare oggettivamente l’autenticità della proposta. Basti pensare alla bellezza canonica che viene sovvertita da nuovi ideali: l’estetica Ellenistica viene, nel corso della storia, ad intermittenza condivisa. Ma se la moda è l’espressione culturale dello spirito del tempo, è necessario garantire un approfondimento e pertanto un approccio conoscitivo allo scenario che ci circonda quotidianamente. La storia dell’uomo è comunicata tramite le sue trasformazioni fisiologiche e tecnologiche. Attraverso il simbolismo delle vesti, siamo in grado di analizzare la sfera culturale di un popolo, di un’epoca, di una classe sociale. L’esperienza umana si esprime attraverso gli oggetti realizzati, che rispondono ad esigenze specifiche. Georg Wilhelm Friedrich Hegel scrive che “vestire non è altro che un ricoprire” che il corpo “in quanto semplicemente sensibile, è senza significato”. Il genere umano è da sempre alla ricerca di una significazione, l’indagine è una sua prerogativa. Un’altra peculiarità insita nell’uomo è il suo bisogno di identificazione, una tensione infinita verso un ruolo, un ordine, una conformità, che gli permette la sopravvivenza. Affrontando una parte dell’antropologia, è possibile comprendere il valore della moda e di come l’umanità sia un’entità che non può prescindere da essa. Con questo presupposto biologico, diventa chiaro il ruolo essenziale che ricopre il fashion system, che mai come in questo ultimo decennio ha un’apparente facilitazione nel consumo. I cambiamenti sociali e tecnologici hanno reso la fruizione più dinamica e scorrevole: il sistema moda ha assunto una parvenza di “democratizzazione”. Tutti hanno la possibilità di accedere a delimitati contenuti, informazioni; possono esprimere opinioni e ricoprirsi di uno status sociale simulato. L’avvento della Terza Rivoluzione Industriale ha quindi permesso alla moda di diffondersi con “leggerezza”, permettendo all’utente una fruizione istantanea. La comunicazione, di conseguenza, ha subito un cambiamento consistente, adattandosi alla digitalizzazione. Ha risposto al bisogno bulimico di “partecipare”, perdendo - parzialmente - il suo ruolo portante. Con il nuovo sistema di trasmissione, molte realtà hanno subito un “appiattimento”. L’adeguarsi ai bisogni di una consistente pluralità, ha negato un’autenticità di espressione, che ne permetterebbe l’apprendimento. La democratizzazione della moda è dunque una percezione distorta e illusoria. Con i social network a tutti noi è concesso accedere ad un’esperienza e condividerla. Con questi strumenti è apparentemente possibile poter conoscere il fashion system, che è però, quasi per definizione, un campo d’applicazione elitario. Citando Roland Barthes, la moda poggia su una disparità tra produttori e consumatori: le due realtà devono essere reciprocamente estranee. Risulta dunque quasi utopico voler impartire alla massa (ovvero tutta quella fetta di popolazione che non risponde al nome di “addetti ai lavori”) una conoscenza completa. Ma è presente il tentativo di rendere la comunicazione di moda uno strumento che va oltre al “fine a se stesso”. Contemporaneamente c’è il desiderio di ripulire questa industria della patina di cliché, garantendo la valenza culturale di specchio dello Zeitgeist, per restituirne la dignità appropriata. Questa tesi si pone proprio l’obiettivo di analizzare, in maniera distinta, vari aspetti, quali punto di partenza per la realizzazione di un progetto finale; è opportuno, infatti, comprendere dapprima, il fenomeno moda, approfondendone il significato originario e la sua evoluzione. In secondo luogo si prenderanno in esame i mezzi e le modalità di trasmissione della comunicazione, considerando inoltre il ruolo ora attivo del fruitore nella creazione dei contenuti mediali. Verrà analizzato il nuovo approccio che si instaura tra consumo e consumatore, con il conseguente mutare delle strategie di marketing adottate dalle aziende; di come, adesso, esse considerino più rilevanti i gusti ed i desideri dell’utente, a discapito dei reali bisogni. L’utilizzo dei media, in particolare dei social media, in maniera più o meno consapevole ed i possibili effetti della comunicazione odierna, concluderanno un discorso che comunque rimane sempre aperto ed in continua evoluzione. Da ogni capitolo saranno, in qualche modo, estratti gli aspetti “positivi”, al fine di una comunicazione che coinvolga ed insieme informi realmente l’utente, concretizzata poi all’interno del progetto; esso rappresenta, infatti, un tentativo di ridefinizione del modo di comunicare del sistema moda che, come già accennato, tende spesso ad eluderne il reale contenuto, scollegandolo, inoltre, dal contesto in cui si sviluppa.

TVO : The Viral Ostrich. Explore fashion culture. Progetto di edutainment come strategia di valorizzazione del fashion system

FIGINI, ELENA
2018/2019

Abstract

Projected into a visionary landscape, inflated by superficially perfect images, we digitise the contemporary with quick preconceptions. Every day we acquire empty information, where the content is subordinated to the pleasure of aesthetics. Daily choices rationalise the "beauty" of the object, negating the importance of its content. We work on concepts with the aim of gratifying the distracted gaze. Today it is difficult to objectively classify the authenticity of the proposal. Just think about the during the course time of history, the Hellenistic aesthetic is shared intermittently. But if fashion is the cultural expression of the spirit of the time, it is necessary to guarantee a deepening and therefore a cognitive approach to the scenario that surrounds us every day. Human history is communicated through its physiological and technological transformations. Through the symbolism of the clothes, we are able to analyse the cultural sphere of people, of an era, of a social class. The human experience is expressed through the objects created, which respond to specific needs. Georg Wilhelm Friedrich Hegel wrote that "dressing is nothing but a covering" that the body "as simply sensible, is meaningless". Humanity has always been searching for the meaning of the truth and investigation is its prerogative. Another peculiarity inherent in man is his need for identification, an infinite tension towards a role, an order, a compilance, that allows him to survive. Facing a part of anthropology, it is possible to understand the value of fashion and how humanity is an entity that cannot disregard it. With this biological premise, the essential role that covers the fashion system becomes clear, which never as in this last decade has an apparent facilitation in consumption. The social and technological changes have made fruition more dynamic and fluid: the fashion system has assumed the appearance of "democratization". Everyone has the possibility to access limited contents, information; everyone can express opinions and cover themselves with a simulated social status. Therefore, the advent of the Third Industrial Revolution has allowed fashion to spread with "lightness", allowing the user an instant fruition. Consequently, communication has undergone a substantial change, adapting to digitisation. He responded to the bulimic need to "participate", partially losing his supporting role. With the new transmission system, many realities have suffered a "flattening". Adaptation to the needs of a consistent plurality has denied an authenticity of expression, which would allow learning. The democratization of fashion is therefore a distorted and illusory perception. With social networks all of us are allowed to access an experience and share it. With these tools it is apparently possible to know the fashion system, which is, however, almost by definition, an elitist field of application. Quoting Roland Barthes, fashion rests on a disparity between producers and consumers: the two realities must be mutually extraneous. Therefore, it is almost utopian to give a complete knowledge to the mass (mass as population that is not “fashion employee"). But there is an attempt to make fashion communication an instrument that goes beyond the "end in itself". At the same time there is the desire to clean up this industry from the coating of cliché, guaranteeing the Zeitgeist's cultural value as a mirror, to restore its proper dignity. The aim of this thesis is the analysis, in a distinct manner, of various aspects, as a starting point for the realisation of a final project; it is appropriate, in fact, to first understand the fashion phenomenon, deepening its original meaning and its evolution. Secondly, the means and methods of transmission of the communication will be examined, also considering the nowadays active role of the user in the creation of media contents. The new approach that is established between consumption and consumer will be analysed, with the consequent change in marketing strategies adopted by companies; how, they now consider the tastes and desires of the user more relevant, to the detriment of real needs. The use of the media, in particular of social media, in a more or less conscious manner and the possible effects of today's communication, will conclude a speech that always remains open and in continuous evolution. From each chapter, the "positive" aspects will be extracted in some way, with the purpose of a communication that engages and truly informs the user at the same time, then materialised within the project; in fact, it represents an attempt to redefine the manner of communication of the fashion system which, as already mentioned, often tends to elude its real content, disconnecting it, moreover, from the context, in which it develops.
ARC III - Scuola del Design
25-lug-2019
2018/2019
Proiettati in un panorama visionario, inflazionato da immagini superficialmente perfette, digitalizziamo il contemporaneo con preconcetti affrettati. Acquisiamo ogni giorno informazioni vacue, dove il contenuto viene subordinato al piacere dell’estetica. Le scelte quotidiane razionalizzano il “bello” dell’oggetto, vanificando l’importanza del suo contenuto. Lavoriamo su concetti con lo scopo di gratificarne lo sguardo distratto. Oggi è difficile classificare oggettivamente l’autenticità della proposta. Basti pensare alla bellezza canonica che viene sovvertita da nuovi ideali: l’estetica Ellenistica viene, nel corso della storia, ad intermittenza condivisa. Ma se la moda è l’espressione culturale dello spirito del tempo, è necessario garantire un approfondimento e pertanto un approccio conoscitivo allo scenario che ci circonda quotidianamente. La storia dell’uomo è comunicata tramite le sue trasformazioni fisiologiche e tecnologiche. Attraverso il simbolismo delle vesti, siamo in grado di analizzare la sfera culturale di un popolo, di un’epoca, di una classe sociale. L’esperienza umana si esprime attraverso gli oggetti realizzati, che rispondono ad esigenze specifiche. Georg Wilhelm Friedrich Hegel scrive che “vestire non è altro che un ricoprire” che il corpo “in quanto semplicemente sensibile, è senza significato”. Il genere umano è da sempre alla ricerca di una significazione, l’indagine è una sua prerogativa. Un’altra peculiarità insita nell’uomo è il suo bisogno di identificazione, una tensione infinita verso un ruolo, un ordine, una conformità, che gli permette la sopravvivenza. Affrontando una parte dell’antropologia, è possibile comprendere il valore della moda e di come l’umanità sia un’entità che non può prescindere da essa. Con questo presupposto biologico, diventa chiaro il ruolo essenziale che ricopre il fashion system, che mai come in questo ultimo decennio ha un’apparente facilitazione nel consumo. I cambiamenti sociali e tecnologici hanno reso la fruizione più dinamica e scorrevole: il sistema moda ha assunto una parvenza di “democratizzazione”. Tutti hanno la possibilità di accedere a delimitati contenuti, informazioni; possono esprimere opinioni e ricoprirsi di uno status sociale simulato. L’avvento della Terza Rivoluzione Industriale ha quindi permesso alla moda di diffondersi con “leggerezza”, permettendo all’utente una fruizione istantanea. La comunicazione, di conseguenza, ha subito un cambiamento consistente, adattandosi alla digitalizzazione. Ha risposto al bisogno bulimico di “partecipare”, perdendo - parzialmente - il suo ruolo portante. Con il nuovo sistema di trasmissione, molte realtà hanno subito un “appiattimento”. L’adeguarsi ai bisogni di una consistente pluralità, ha negato un’autenticità di espressione, che ne permetterebbe l’apprendimento. La democratizzazione della moda è dunque una percezione distorta e illusoria. Con i social network a tutti noi è concesso accedere ad un’esperienza e condividerla. Con questi strumenti è apparentemente possibile poter conoscere il fashion system, che è però, quasi per definizione, un campo d’applicazione elitario. Citando Roland Barthes, la moda poggia su una disparità tra produttori e consumatori: le due realtà devono essere reciprocamente estranee. Risulta dunque quasi utopico voler impartire alla massa (ovvero tutta quella fetta di popolazione che non risponde al nome di “addetti ai lavori”) una conoscenza completa. Ma è presente il tentativo di rendere la comunicazione di moda uno strumento che va oltre al “fine a se stesso”. Contemporaneamente c’è il desiderio di ripulire questa industria della patina di cliché, garantendo la valenza culturale di specchio dello Zeitgeist, per restituirne la dignità appropriata. Questa tesi si pone proprio l’obiettivo di analizzare, in maniera distinta, vari aspetti, quali punto di partenza per la realizzazione di un progetto finale; è opportuno, infatti, comprendere dapprima, il fenomeno moda, approfondendone il significato originario e la sua evoluzione. In secondo luogo si prenderanno in esame i mezzi e le modalità di trasmissione della comunicazione, considerando inoltre il ruolo ora attivo del fruitore nella creazione dei contenuti mediali. Verrà analizzato il nuovo approccio che si instaura tra consumo e consumatore, con il conseguente mutare delle strategie di marketing adottate dalle aziende; di come, adesso, esse considerino più rilevanti i gusti ed i desideri dell’utente, a discapito dei reali bisogni. L’utilizzo dei media, in particolare dei social media, in maniera più o meno consapevole ed i possibili effetti della comunicazione odierna, concluderanno un discorso che comunque rimane sempre aperto ed in continua evoluzione. Da ogni capitolo saranno, in qualche modo, estratti gli aspetti “positivi”, al fine di una comunicazione che coinvolga ed insieme informi realmente l’utente, concretizzata poi all’interno del progetto; esso rappresenta, infatti, un tentativo di ridefinizione del modo di comunicare del sistema moda che, come già accennato, tende spesso ad eluderne il reale contenuto, scollegandolo, inoltre, dal contesto in cui si sviluppa.
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/149318