The memory of San Giorgio bridge. A new access between city and landscape. La memoria del ponte di San Giorgio. Un nuovo accesso a Mantova tra città e paesaggio

The historical evolution of the city of Mantua has always had a strong relationship with the landscape that surrounds it, in particularwith water. This element has played a central role in the dynamics of development of the city and has fulfilled over the centuries different functions: from a reservoir for agricultural activities, to navigation for trade routes, up to military defense. The two most important bridges of Mantua are built with the hydraulic work of water settlement conducted by the engineer Alberto Pitentino in the 12th century: the Mulini bridge and the San Giorgio bridge. The latter, created to connect the city of Mantua to the village of San Giorgio, influenced the architectural layout of the Ducal Palace complex, located on the threshold of the bridge and along the visual axis that ideally links it to the Sparafucile fortress. In the 16th century the Gonzaga’s palace obtained a direct access from the bridge through a covered passage called “Porta di San Giorgio”, also known as the “Volto Oscuro”. Today the historical memory of the San Giorgio bridge has gradually been lost, the ancient connection since it has been completely buried becoming the embankment of a new road system that has compromised the perception and enjoyment of the ancient access to the palace. Going back over the historical evolution of the bridge it was understood how important it can be to bring to light this historic duality, defining a new access from the north-east, understood as access not only to the Palazzo Ducale, but to the entire city of Mantua. The aim of the thesis project is the knowledge and reinterpretation of the traces of history for new contemporary functions. Particular attention was paid to the dialogue with the landscape, an element that strongly characterizes the city of Mantua and the desire to imagine the project in continuity within the context, to preserve the image of the Ducal Palace, symbol of the city. The thesis project is based on these principles, which essentially consists in the redefinition of an important road axis like the San Giorgio bridge, through the composition of three different parts. The first part consists of the dislocation of the bridge’s pedestrian and cycle path in a lowered footbridge with respect to the road axis, a sensory path that allows the visitor to fully perceive the landscape features of the place. The second part concerns the excavation of a bank of a embankment to bring to light the facade of the historic bridge: an underground walk runs along the side of the bridge between the play of light of a suggestive steel reed bed and the evocative sound of flowing water. The third part consists of a “tectonic fracture” of the lawn that in the past hosted the Palazzina della Paleologa, from which emerge the fronts of three hypogeum spaces gathered around a lowered square: a museum, a bar and public services. The museum leaning against the head of the bridge is the protagonist of the composition, in which the same historical pre-existence, framed by a glass case, is an artifact to contemplate. Bridge Museum and Ticket Office become a prelude to Palazzo Ducale, a link that brings together the connection between two historically interdependent entities.

L’evoluzione storica della città di Mantova ha sempre avuto una forte relazione con il paesaggio che la circonda, in particolare con l’acqua. Questo elemento ha ricoperto un ruolo centrale nelle dinamiche di sviluppo della città e ha assolto nel corso dei secoli differenti funzioni: da bacino idrico per le attività agricole, a via di navigazione per rotte commerciali, fino a opera militare difensiva. Con l’opera idraulica di sistemazione delle acque condotta dall'ingegnere Alberto Pitentino nel XII secolo, vengono costruiti i due ponti più importanti di Mantova: il Ponte dei Mulini e il Ponte di San Giorgio. Quest’ultimo, nato per collegare la città di Mantova al borgo di San Giorgio, ha influenzato l’assetto architettonico del complesso di Palazzo Ducale, posto sulla soglia del ponte e lungo l’asse visivo che idealmente lo collega alla rocchetta di Sparafucile. Nel XVI secolo il palazzo gonzaghesco ottiene infatti un accesso diretto dal ponte mediante un passaggio coperto soprannominato “Porta di San Giorgio”, anche noto come “Volto Oscuro”. Oggi la memoria storica del ponte di San Giorgio è andata via via perdendosi, l’antica connessione in quanto è stata completamente interrata diventando il terrapieno di un nuovo sistema viario che ha compromesso la percezione e la fruizione dell’antico accesso al palazzo. Ripercorrendo l’evoluzione storica del ponte si è compreso quanto possa essere importante riportare alla luce questa storica dualità, definendo un nuovo accesso da nord-est, inteso come accesso non solo a Palazzo Ducale, bensì all’intera città di Mantova. Obiettivo del progetto di tesi è la conoscenza e reinterpretazione delle tracce della storia per nuove funzioni contemporanee. Particolare attenzione è stata posta al dialogo con il paesaggio, elemento fortemente caratterizzante la città di Mantova e alla volontà di immaginare il progetto in continuità all’interno del contesto, per preservare l’immagine di Palazzo Ducale, simbolo della città. Su questi principi si fonda il progetto di tesi che consiste essenzialmente nella ridefinizione di un importante asse viario come il ponte di San Giorgio, attraverso la composizione di tre diverse parti. La prima parte consiste nella dislocazione del percorso ciclopedonale del ponte in una passerella ribassata rispetto all’asse stradale, un percorso sensoriale che permetta al visitatore di percepire a pieno i caratteri paesaggistici del luogo. La seconda parte riguarda lo sbancamento di una sponda del terrapieno per riportare alla luce il prospetto del ponte storico: una passeggiata ipogea costeggia il fianco del ponte tra giochi di luce di un suggestivo canneto di acciaio e l’evocativo rumore dell’acqua fluente. La terza parte consiste in una “frattura tettonica” del prato che nel passato ha ospitato la Palazzina della Paleologa, dal quale emergono i fronti di tre spazi ipogei raccolti attorno a una piazza ribassata: un museo, un bar e servizi pubblici. Il museo addossato alla testa del ponte è il protagonista della composizione, in cui la stessa preesistenza storica, inquadrata da una teca di vetro, è reperto da contemplare. Museo del ponte e biglietteria diventano preludio a Palazzo Ducale, trait d’union che ricompone il legame tra due entità storicamente interdipendenti.