The following text originates from the desire to critically and design investigate the theme of abandoned Milan railway stations. The thesis investigates the entire operating cycle of the Milanese railway areas, from the implementation to the disposal, not limiting itself however to a mere chronological reading of the most important events; rather, it focuses attention on the social, political and economic events that have developed a specific approach towards the "urban voids" in Milan. The theme of urban voids since the second post-war period has always been a feeder of debates among urban planners, architects and public administrations, but why has there been much discussion in recent times about urban voids? Why do rail yards attract so much attention? What are railway stops? Who are the actors in the game? What tasks do they have? What does the public administration think? What do citizens think? What are the critical points? And the potential? What do they do in the rest of the world? What has been done? What could be done?These are just a few questions that arose in me during the research and that have guided the drafting of the thesis towards a specific approach aimed at identifying, in an almost journalistic way, the key elements on the events of the Milan railway stations. Exhausting these data only analytically would have been of little use, since several critical texts on the subject have already been produced, so I thought it necessary to draw conclusions that would provide me with input to be able to implement an alternative approach to urban-administrative and economic logic up to then implemented or proposed. Soil consumption, climate change, rising temperatures, widespread overbuilding, constantly rising market prices, the lack of NATURAL GREEN and purified aggregation places, have stimulated the need to propose an ANTI-ANTHROPOCENTRIC method that is oriented moving away from speculative and overbuilding logics in favor of investments in and for nature. Despite the analysis of all seven Milanese railway stations, I wanted to refer to the Porta Romana airport for a design translation of the theoretical contents I proposed. Abandoning the idea of ​​condominium gardens and green roofs in favor of works on the urban and territorial scale, investing in nature and urban services, thinking of vegetation as a fundamental element in design and not as a service or ornament component.

Il seguente testo trae origine dalla volontà di voler investigare in modo critico e progettuale il tema degli scali ferroviari milanesi dismessi. La tesi indaga l’intero ciclo operativo delle aree ferroviarie milanesi, dalla messa in opera fino alla dismissione, non limitandosi però a una mera lettura cronologica degli accadimenti più rilevanti; bensì focalizza l’attenzione sulle vicende sociali, politiche ed economiche che hanno sviluppato un determinato approccio nei confronti dei “vuoti urbani” milanesi. Il tema dei vuoti urbani fin dal secondo dopoguerra è sempre stato alimentatore di dibattiti tra urbanisti, architetti e pubbliche amministrazioni, ma perché in tempi recenti si è tornati a discutere molto di vuoti urbani? Perché gli scali ferroviari suscitano tanta attenzione? Che cosa sono gli scali ferroviari? Chi sono gli attori in gioco? Quali compiti hanno? Che cosa pensa l’amministrazione pubblica? Che cosa pensano i cittadini? Quali sono le criticità? E le potenzialità? Nel resto del mondo che cosa fanno? Che cosa si è stato fatto? Che cosa si potrebbe fare? Questi sono solo alcuni interrogativi sorti in me durante la ricerca e che hanno orientato la stesura della tesi verso un approccio specifico volto ad individuare, in modo quasi giornalistico, gli elementi chiave sulle vicende degli scali ferroviari milanesi. Sviscerare solamente a livello analitico questi dati sarebbe risultato poco utile, poiché sono già stati realizzati parecchi testi critici sull’argomento, quindi ho reputato necessario trarre conclusioni che mi fornissero degli input per poter attuare un approccio alternativo alle logiche urbanistico-amministrative ed economiche fino ad allora attuate o proposte. Il consumo di suolo, i cambiamenti climatici, le temperature in aumento, la cementificazione diffusa, i prezzi di mercato in costante crescita, la mancanza di VERDE NATURALE e di luoghi aggregativi depurati, hanno stimolato la necessità di proporre un metodo ANTI-ANTROPOCENTRICO ovvero orientato all’allontanamento dalle logiche speculative e di cementificazione in favore di investimenti sulla e per la natura. Nonostante vengano analizzati tutti e sette gli scali ferroviari milanesi ho voluto prendere a riferimento la scalo di Porta Romana per una traduzione progettuale dei contenuti teorici da me proposti. Abbandonare l’idea dei giardini condominiali e tetti verdi a favore di opere alla scala urbana e territoriale, investire nella natura e nei servizi urbani, pensare alla vegetazione come elemento fondamentale nella progettazione e non come una componente di servizio o di ornamento. Educare ed incentivare costruttori e investitori a impegnare i propri capitali in progetti a lungo termine, che abbiano come scopo l’incremento della biosfera, degli spazi naturali urbani a grande scala e la riduzione del consumo di suolo. Con tale pensiero si auspica di innescare un nuovo meccanismo economico, progettuale, amministrativo e politico volto alla realizzazione e valorizzazione di spazi naturali nel territorio urbanizzato allo scopo di attivare una sinergia tra esseri umani e natura.

Milano. Vuoti a rendere

ATAR, ABDELJALIL
2018/2019

Abstract

The following text originates from the desire to critically and design investigate the theme of abandoned Milan railway stations. The thesis investigates the entire operating cycle of the Milanese railway areas, from the implementation to the disposal, not limiting itself however to a mere chronological reading of the most important events; rather, it focuses attention on the social, political and economic events that have developed a specific approach towards the "urban voids" in Milan. The theme of urban voids since the second post-war period has always been a feeder of debates among urban planners, architects and public administrations, but why has there been much discussion in recent times about urban voids? Why do rail yards attract so much attention? What are railway stops? Who are the actors in the game? What tasks do they have? What does the public administration think? What do citizens think? What are the critical points? And the potential? What do they do in the rest of the world? What has been done? What could be done?These are just a few questions that arose in me during the research and that have guided the drafting of the thesis towards a specific approach aimed at identifying, in an almost journalistic way, the key elements on the events of the Milan railway stations. Exhausting these data only analytically would have been of little use, since several critical texts on the subject have already been produced, so I thought it necessary to draw conclusions that would provide me with input to be able to implement an alternative approach to urban-administrative and economic logic up to then implemented or proposed. Soil consumption, climate change, rising temperatures, widespread overbuilding, constantly rising market prices, the lack of NATURAL GREEN and purified aggregation places, have stimulated the need to propose an ANTI-ANTHROPOCENTRIC method that is oriented moving away from speculative and overbuilding logics in favor of investments in and for nature. Despite the analysis of all seven Milanese railway stations, I wanted to refer to the Porta Romana airport for a design translation of the theoretical contents I proposed. Abandoning the idea of ​​condominium gardens and green roofs in favor of works on the urban and territorial scale, investing in nature and urban services, thinking of vegetation as a fundamental element in design and not as a service or ornament component.
DEGLI ESPOSTI, LORENZO
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
3-ott-2019
2018/2019
Il seguente testo trae origine dalla volontà di voler investigare in modo critico e progettuale il tema degli scali ferroviari milanesi dismessi. La tesi indaga l’intero ciclo operativo delle aree ferroviarie milanesi, dalla messa in opera fino alla dismissione, non limitandosi però a una mera lettura cronologica degli accadimenti più rilevanti; bensì focalizza l’attenzione sulle vicende sociali, politiche ed economiche che hanno sviluppato un determinato approccio nei confronti dei “vuoti urbani” milanesi. Il tema dei vuoti urbani fin dal secondo dopoguerra è sempre stato alimentatore di dibattiti tra urbanisti, architetti e pubbliche amministrazioni, ma perché in tempi recenti si è tornati a discutere molto di vuoti urbani? Perché gli scali ferroviari suscitano tanta attenzione? Che cosa sono gli scali ferroviari? Chi sono gli attori in gioco? Quali compiti hanno? Che cosa pensa l’amministrazione pubblica? Che cosa pensano i cittadini? Quali sono le criticità? E le potenzialità? Nel resto del mondo che cosa fanno? Che cosa si è stato fatto? Che cosa si potrebbe fare? Questi sono solo alcuni interrogativi sorti in me durante la ricerca e che hanno orientato la stesura della tesi verso un approccio specifico volto ad individuare, in modo quasi giornalistico, gli elementi chiave sulle vicende degli scali ferroviari milanesi. Sviscerare solamente a livello analitico questi dati sarebbe risultato poco utile, poiché sono già stati realizzati parecchi testi critici sull’argomento, quindi ho reputato necessario trarre conclusioni che mi fornissero degli input per poter attuare un approccio alternativo alle logiche urbanistico-amministrative ed economiche fino ad allora attuate o proposte. Il consumo di suolo, i cambiamenti climatici, le temperature in aumento, la cementificazione diffusa, i prezzi di mercato in costante crescita, la mancanza di VERDE NATURALE e di luoghi aggregativi depurati, hanno stimolato la necessità di proporre un metodo ANTI-ANTROPOCENTRICO ovvero orientato all’allontanamento dalle logiche speculative e di cementificazione in favore di investimenti sulla e per la natura. Nonostante vengano analizzati tutti e sette gli scali ferroviari milanesi ho voluto prendere a riferimento la scalo di Porta Romana per una traduzione progettuale dei contenuti teorici da me proposti. Abbandonare l’idea dei giardini condominiali e tetti verdi a favore di opere alla scala urbana e territoriale, investire nella natura e nei servizi urbani, pensare alla vegetazione come elemento fondamentale nella progettazione e non come una componente di servizio o di ornamento. Educare ed incentivare costruttori e investitori a impegnare i propri capitali in progetti a lungo termine, che abbiano come scopo l’incremento della biosfera, degli spazi naturali urbani a grande scala e la riduzione del consumo di suolo. Con tale pensiero si auspica di innescare un nuovo meccanismo economico, progettuale, amministrativo e politico volto alla realizzazione e valorizzazione di spazi naturali nel territorio urbanizzato allo scopo di attivare una sinergia tra esseri umani e natura.
Tesi di laurea Magistrale
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