Progettare nel sottosuolo. Un intervento di rinnovo urbano per il Dipartimento di Beni culturali e ambientali a Milano Città Studi

The project arises from a programme that provides the regeneration of the block of the Faculty of Veterinary Medicine of the Università degli Studi di Milano for the settlement of the Department of the Cultural and Environmental Heritage. This lot, available after the Faculty relocation in Lodi, is one of the first architectural buildings/insertions in Città Studi district, established in 1915 at the extreme edges of the city, as the avant-garde pole in which are concentrated the main Univesity Institutions in Milan. The relationship of the neighborhood with the city changes radically with the passing of the years, passing from the marginal initial condition to the current incorporation within an urban fabric by now consolidated and densely populated. The design process starts from the need to obtain spaces for an area of about 5,000 square meters to be used for teaching purposes, services for students including those for catering, to be integrated with a new library, Archives APICE (Archives of the Word, the Image and the Editorial Communication) and a Scientific Museum for the Human Rights, Criminalistics and Human History. Today, working on a university sector such as that of the Veterinary Medicine Faculty, a founding part of the Città Studi Milan district without being a real independent campus means to deal with the presence of a closed enclosure and a piece of the city in itself concluded. The research for a new relationship with the surrounding urban fabric does not only occur through the introduction of non-exclusive didactic functions, but open to the city. The integration is pursued in the first place through the elimination of the fence represented both by the wall enclosure that surrounds the perimeter of the block, and by other minor constructions attached to it (not included in the original project and not subjected to restrictions). Secondly, centrality is identified within the area that the project deals with as open public spaces and which can be constituted as poles that attract the users of the University as well as the citizens of the neighborhood and other types of users. The fulcrum of this system is in particular constituted by a large lowered square, where the main rooms of the new plant overlook. The design approach adopted envisages on one hand the recovery of the existing built heritage and on the other the implementation of targeted new interventions, necessary to obtain the spatiality provided by the Università degli Studi. In relation to the protection obligation of the main existing buildings, issued in 2011, based on the law number 42 of 22 January2004, the urban recovery project confirms the original morphological plant of the lot and the type with independent pavilions of the buildings. The architectural recovery operations follow the objective of a minimum intervention and functional adaptation, necessary to obtain the usability and safety of the environments, in which the main action is connected to the horizontal and vertical distribution problems. The place conceived according to a unitary design, over the decades has undergone numerous additions, due to the new and different university needs, that are not respectful of the generating principles of the original project. From this there is the need to eliminate the main unnecessary additions and to include some architectures organically linked to the pre-existing buildings to be protected. The new interventions also concern the complete redesign of the external spaces, which follow the principle of making all the open spaces usable and enjoyable for a break. The lowered square and spaces that overlook it are subject to theorical analysis, both for the importance assumed within the University context and, more generally, for the strong potential represented by the creation of habitable environments in the subsoil, as part of a renovation project in a stratified urban context. Here, the conquest of the space downwards represents not only a solution to establish functions that would otherwise not find sufficient space, but also a way to weaken the changing effects of the morphological system in order to protect the architectural identity and the image of the place.

Il progetto nasce a partire da un programma che prevede la rifunzionalizzazione del comparto universitario della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Milano, per l’insediamento del Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali. Il lotto, resosi disponibile a seguito del trasferimento del precedente Corso di Studi in una nuova sede a Lodi, rappresenta una delle prime edificazioni del quartiere Città Studi, fondato nel 1915 ai margini estremi della città, come polo avanguardistico in cui concentrare le principali Istituzioni universitarie milanesi. Il rapporto del quartiere con la città muta radicalmente con il trascorrere degli anni, passando dalla periferica condizione iniziale all’attuale inglobamento all’interno di un tessuto urbano ormai consolidato e densamente popolato. L’elaborazione progettuale prende avvio dalla necessità di ottenere spazi per una superficie di circa 5.000 mq da destinare alla didattica, ai servizi per gli studenti, tra cui quelli per la ristorazione, da integrare con una nuova Biblioteca, gli Archivi APICE (Archivi della Parola, dell’Immagine e della Comunicazione Editoriale) ed un Museo scientifico per i Diritti Umani, la Criminalistica e la Storia dell’Uomo. Operare oggi su un comparto universitario come quello della Facoltà di Medicina Veterinaria, parte fondante del quartiere milanese di Città Studi, senza essere un vero e proprio campus autonomo, significa confrontarsi con la presenza di un recinto chiuso, e di un brano di città in sé concluso. La ricerca di una nuova relazione con il tessuto urbano circostante non avviene solamente tramite l’introduzione di funzioni non esclusive per la didattica, ma aperte alla città. L’integrazione viene ricercata in primo luogo attraverso l’eliminazione del recinto, rappresentato sia dalla recinzione muraria che cinge il perimetro dell’isolato, sia da altre costruzioni minori ad essa addossate (non previste dal progetto originale e non sottoposte a vincolo); in secondo luogo vengono individuate delle centralità all’interno dell’area che il progetto affronta come spazi aperti pubblici, e che possono costituirsi quali poli attrattori tanto per gli utenti dell’Ateneo, quanto per i cittadini del quartiere e altri tipi di fruitori. Il fulcro di questo sistema è in particolare costituito da una grande piazza ribassata, su cui si affacciano gli ambienti principali del nuovo impianto. L’approccio progettuale adottato prevede da un lato il recupero del patrimonio costruito esistente, e dall’altro la realizzazione di interventi ex novo mirati, necessari ad ottenere le spazialità previste dall’Università degli Studi. Nei confronti del vincolo di tutela dei principali edifici esistenti, emanato nel 2011, in base alla legge n. 42 del 22 gennaio 2004, il progetto di recupero urbano conferma l’impianto morfologico originale del lotto e la tipologia a padiglioni indipendenti dei corpi di fabbrica. Le operazioni di recupero architettonico seguono l’obiettivo del minimo intervento e dell’adeguamento funzionale, necessari ad ottenere l’agibilità e la sicurezza degli ambienti, in cui l’azione maggiore è relativa alle problematiche distributive orizzontali e verticali. Il luogo, concepito secondo un disegno unitario, nel corso dei decenni ha subito numerose aggiunte, dovute alle sempre nuove e differenti necessità universitarie, che non si presentano rispettose dei principi generatori del progetto originale. Da ciò nasce l’esigenza di eliminare le maggiori superfetazioni e di inserire alcune addizioni architettoniche organicamente collegate alle preesistenze da salvaguardare. I nuovi interventi riguardano anche il ridisegno integrale degli spazi esterni, che seguono il principio di rendere fruibili e godibili alla sosta tutti gli spazi aperti. La piazza ribassata e gli ambienti che vi si affacciano sono oggetto dell’approfondimento teorico, sia per la rilevanza assunta all’interno del contesto universitario sia, più in generale, per la forte potenzialità rappresentata dalla realizzazione di ambienti abitabili nel sottosuolo, nell’ambito di un progetto di rinnovo in un contesto urbano storico stratificato, dove la conquista dello spazio verso il basso rappresenta non solo una soluzione per insediare funzioni che, altrimenti, non troverebbero spazi sufficienti, ma anche un modo per depotenziare gli effetti modificatori dell’impianto morfologico, in modo da tutelare l’identità architettonica e l’immagine ambientale del luogo.