Collaboration for supply chain sustainability : fashion transparency

Sustainability matters have gained momentum in the last years especially in the fashion industry due to the social and the environmental issues embedded in this context. In particular, an extremely important theme among external stakeholders, such as customers and NGOs, concerns the information disclosure procedure to the public, known as transparency. However, transparency enhancement is not easy to be achieved, especially for those firms that have a supply chain with a global focus. In fact, the embedded complexity of the chain, caused by the huge number of suppliers, leads to a lack of visibility for the brand owner which is then translated in low transparency performances towards the public. For this reason, suppliers’ engagement results fundamental when dealing with transparency issues. The final goal of this thesis work is to contribute to scientific research in the sustainable supply chain management (SSCM) field towards the creation of a framework in accordance to the relational theory. Through the adoption of a single case study, the framework provides useful insights on the way in which a brand can form collaboration with suppliers in order to enhance transparency, as well as on the influence exerted by external stakeholders, such as NGOs. Specifically, the selected case is a project named “Fashion Transparency”, where two main actors are involved: a famous group operating in fashion industry well known for its transparency performances and Fashion Revolution, one of the main NGOs calling brands for a higher level of supply chain transparency. From the analysis of data gathered it emerges that, to guarantee a stable and fruitful collaboration, suppliers should be incentivized in the right way providing them benefits impossible to be achieved alone. At the same time, enablers such as trust and commitment from both parties, play an important role for the achievement of a more transparent chain. In this context, NGOs should be engaged more frequently as actually they are not a source of risk for the bottom line of the firm, but rather they can help it to address the chain complexity. Finally, as concerns their influencing actions, by studying Fashion Revolution, results show that there is no guarantee that NGOs exert a direct influence on brands, but rather it can be mediated by consumers, as in the case of Fashion Revolution. In this respect, direct engagement and education turn out to be fundamental pillars.

Negli ultimi decenni, il tema della sostenibilità ha acquisito una rilevanza sempre maggiore nel settore del fashion a causa delle numerose conseguenze sociali e ambientali legate a tale ambito. In particolare, un aspetto chiave dal punto di vista di stakeholder come clienti e ONG, riguarda la richiesta della pubblica divulgazione di informazioni, meglio nota come trasparenza. Tuttavia, incrementare la trasparenza non risulta affatto banale, specialmente per le aziende aventi una supply chain caratterizzata da un focus globale. Infatti, la complessità derivante dalla struttura della supply chain stessa comporta una mancanza di visibilità da parte del brand, che a sua volta si traduce in una bassa trasparenza verso l’esterno. Per questo motivo, coinvolgere i fornitori risulta essere fondamentale per affrontare gli ambiti della trasparenza. Lo scopo ultimo di questa tesi è quello di contribuire alla ricerca scientifica nell’ambito del Sustainable Supply Chain Management (SSCM) attraverso la creazione di un modello basato sulla relational theory. Tramite l’analisi di uno studio di caso, il modello fornisce utili spunti di riflessione riguardo al modo in cui un brand può formare una collaborazione con i suoi fornitori e riguardo all’influenza esercitata da stakeholder, come le ONG. Nello specifico, il caso selezionato è un progetto intitolato “Fashion Transparency”, in cui due attori principali sono stati coinvolti: un gruppo noto per le sue performance nell’ambito della trasparenza e Fashion Revolution, una delle principali ONG che esercitano pressioni sui vari brand al fine di un maggior livello di sostenibilità. Quanto emerge dall’analisi dei dati raccolti è che, per garantire una collaborazione stabile e proficua, i fornitori devono essere incentivati in maniera significativa, consentendo l’accesso a benefici altrimenti difficilmente raggiungibili. Allo stesso tempo, facilitatori come fiducia e dedizione da ambo le parti svolgono un ruolo importante per il raggiungimento di una catena del valore più trasparente. In questo contesto, le ONG dovrebbero essere coinvolte più spesso, in quanto non rappresentano una fonte di rischio per il brand, ma piuttosto possono fornire aiuto per fronteggiare la complessità della SC. Infine, per quanto riguarda le azioni intraprese dalle ONG per influenzare il brand, i risultati mostrano che, come nel caso di Fashion Revolution, non è detto che la pressione sia diretta, ma può essere anche mediata dai consumatori. In questo contesto, l’istruzione e il coinvolgimento diretto risultano essere dei pilastri fondamentali.