Rome, the eternal city, a place in which architectures of different eras coexist in a not always harmonious union, “an entity in which nothing of what once acquired existence has disappeared, in which next to the most recent phase of development continue to exist all the previous phases ”; founded above meters and meters of accumulated memory, often invisible under the cement, but which has in any case conditioned the urban life of the entire capital. The past is therefore not only a residue that remains impassive but something that is continually redesigned from the present. Over the years the Central Archaeological Area has often been subjected to accommodation, producing a mere spectacle of the ruins, considered as autonomous sections of a monumental complex which it is no longer possible to grasp in its entirety. The ruins represent the only visible aspect of a condition of the past that we can only imagine. They do not return the entirety of the work, but a fragment of a lost unity. The thesis work is part of a broader debate aimed at enhancing Via dei Fori Imperiali, an area inevitably linked to the history of ancient Rome, but at the same time deeply contaminated by the modern and the contemporary. The project, which necessarily had to deal with the fragmentation of the area, aims to give an overall picture of how the ruins and their original structures could be inserted into the current urban layout, creating a unitary project that could redefine the spatiality of the Imperial Forums. In particular, a large reversible set-up has been created that maintains the dimensions of the original walls in order to create spaces capable of giving us back together with a suggestion of form, also the compositional and spatial essence of the architecture of which they bear witness. This concept has been called "Absent Matter", a suggestion of dynamic spaces in which it becomes possible to access a pure, ethereal dimension, in continuous dialogue with the contemporary city, projecting the substance of the object in relation to an unprecedented temporal extension: this which is dissolved revives in a time not his own.

Roma, città eterna, luogo in cui convivono in un connubio non sempre armonico architetture di diverse epoche, “un’ entità in cui nulla di ciò che un tempo ha acquistato esistenza è scomparso, in cui accanto alla più recente fase di sviluppo continuano a sussistere tutte le fasi precedenti”; fondata sopra metri e metri di memoria accumulata, spesso invisibile sotto i cementi, ma che ha comunque condizionato la vita urbana dell’intera capitale. Il passato non è perciò solamente un residuo che permane impassibile ma un qualcosa che viene continuamente riprogettato dal presente. Nel corso degli anni l’Area Archeologica Centrale è stata spesso soggetta a sistemazioni, producendo una mera spettacolarizzazione delle rovine, considerate come sezioni autonome di un complesso monumentale che non è però più possibile cogliere nella sua interezza. Le rovine rappresentano il solo aspetto visibile di una condizione del passato che possiamo solo immaginare. Esse non restituiscono l’interezza dell’opera, ma un frammento di un’unità andata perduta. Il lavoro di tesi si inserisce all’interno di un dibattito più ampio volto alla valorizzazione di Via dei Fori Imperiali, un’area inevitabilmente legata alla storia di Roma antica, ma allo stesso tempo profondamente contaminata dal moderno e dal contemporaneo. Il progetto, che ha dovuto necessariamente confrontarsi con la frammentarietà dell’area, mira a restituire un’immagine complessiva di come le rovine e le loro strutture originarie potrebbero essere inserite all’interno dell’assetto urbanistico attuale, creando un progetto unitario che possa ridefinire la spazialità dei Fori Imperiali. In particolare è stato creato un grande allestimento reversibile che mantenesse le dimensioni dei muri originali al fine di creare degli spazi capaci di restituirci insieme ad una suggestione di forma, anche l’essenza compositiva e spaziale dell’architettura di cui sono testimonianza. Questo concetto è stato definito “Materia Assente”, una suggestione di spazi dinamici nei quali diventa possibile accedere a una dimensione pura, eterea, in dialogo continuo con la città contemporanea proiettando la sostanza dell’oggetto in relazione a un’inedita estensione temporale: ciò che è dissolto rivive in un tempo non suo.

Materia assente. La memoria della città antica nella città contemporanea

CORTESI, VALENTINA;SIANO, GIULIA
2018/2019

Abstract

Rome, the eternal city, a place in which architectures of different eras coexist in a not always harmonious union, “an entity in which nothing of what once acquired existence has disappeared, in which next to the most recent phase of development continue to exist all the previous phases ”; founded above meters and meters of accumulated memory, often invisible under the cement, but which has in any case conditioned the urban life of the entire capital. The past is therefore not only a residue that remains impassive but something that is continually redesigned from the present. Over the years the Central Archaeological Area has often been subjected to accommodation, producing a mere spectacle of the ruins, considered as autonomous sections of a monumental complex which it is no longer possible to grasp in its entirety. The ruins represent the only visible aspect of a condition of the past that we can only imagine. They do not return the entirety of the work, but a fragment of a lost unity. The thesis work is part of a broader debate aimed at enhancing Via dei Fori Imperiali, an area inevitably linked to the history of ancient Rome, but at the same time deeply contaminated by the modern and the contemporary. The project, which necessarily had to deal with the fragmentation of the area, aims to give an overall picture of how the ruins and their original structures could be inserted into the current urban layout, creating a unitary project that could redefine the spatiality of the Imperial Forums. In particular, a large reversible set-up has been created that maintains the dimensions of the original walls in order to create spaces capable of giving us back together with a suggestion of form, also the compositional and spatial essence of the architecture of which they bear witness. This concept has been called "Absent Matter", a suggestion of dynamic spaces in which it becomes possible to access a pure, ethereal dimension, in continuous dialogue with the contemporary city, projecting the substance of the object in relation to an unprecedented temporal extension: this which is dissolved revives in a time not his own.
CONFORTI, PAOLO
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
18-dic-2019
2018/2019
Roma, città eterna, luogo in cui convivono in un connubio non sempre armonico architetture di diverse epoche, “un’ entità in cui nulla di ciò che un tempo ha acquistato esistenza è scomparso, in cui accanto alla più recente fase di sviluppo continuano a sussistere tutte le fasi precedenti”; fondata sopra metri e metri di memoria accumulata, spesso invisibile sotto i cementi, ma che ha comunque condizionato la vita urbana dell’intera capitale. Il passato non è perciò solamente un residuo che permane impassibile ma un qualcosa che viene continuamente riprogettato dal presente. Nel corso degli anni l’Area Archeologica Centrale è stata spesso soggetta a sistemazioni, producendo una mera spettacolarizzazione delle rovine, considerate come sezioni autonome di un complesso monumentale che non è però più possibile cogliere nella sua interezza. Le rovine rappresentano il solo aspetto visibile di una condizione del passato che possiamo solo immaginare. Esse non restituiscono l’interezza dell’opera, ma un frammento di un’unità andata perduta. Il lavoro di tesi si inserisce all’interno di un dibattito più ampio volto alla valorizzazione di Via dei Fori Imperiali, un’area inevitabilmente legata alla storia di Roma antica, ma allo stesso tempo profondamente contaminata dal moderno e dal contemporaneo. Il progetto, che ha dovuto necessariamente confrontarsi con la frammentarietà dell’area, mira a restituire un’immagine complessiva di come le rovine e le loro strutture originarie potrebbero essere inserite all’interno dell’assetto urbanistico attuale, creando un progetto unitario che possa ridefinire la spazialità dei Fori Imperiali. In particolare è stato creato un grande allestimento reversibile che mantenesse le dimensioni dei muri originali al fine di creare degli spazi capaci di restituirci insieme ad una suggestione di forma, anche l’essenza compositiva e spaziale dell’architettura di cui sono testimonianza. Questo concetto è stato definito “Materia Assente”, una suggestione di spazi dinamici nei quali diventa possibile accedere a una dimensione pura, eterea, in dialogo continuo con la città contemporanea proiettando la sostanza dell’oggetto in relazione a un’inedita estensione temporale: ciò che è dissolto rivive in un tempo non suo.
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/152370