The idea of the research starts with an observation of the roman territory, highlighting the matrix of a new city, Its peculiar urban system made the expansion following a patchworked system (a macchia di leopardo), different from the most common wild- fire expansion (a macchia d’olio). This heterogeneous urban expansion, which happened because of the first fascist disembowelment in the 30s and because of post-war building speculation inside the far countryside, defined a forma urbis as an archipelago or many islands-hoods. Over the years a second idea of city has developed, no longer represented by a defined and concluded center within an established design but a city, as mentioned above , the daughter of chaos and speculation, informal, unfinished, which holds as a new centrality an element that recalls continuity and not the conclusion, just like the continuous expansion of the city that tends towards infinity. The body of the city of Rome has historically been divided into parts, distinguishable and with different structures. Yet these micro-cities seem to lack of a real identity character, since they are born on a territory following speculative rules: they are realties landed upon a millenary landscape to whom they never belonged, differently from the rooted historical center. The aim of this research is trying to depict these identities, through an inquiry of the new “monuments” which can represent the history and roots of those realities. The idea of monuments indeed regards not only the urban fabric typology, indeed it represent every development process of this archipelago, from the public-private contrast to the relationship with the ancient roman landscape, something that would describe each reality. From a careful analysis we noticed the peculiar behaviour of the archetypical monument of Rome: the ruins. Indeed in the periphery the ancient ruin does not alway have the museum value it has in the center, and it is seen as an every-day object from the inhabitant. We believe that the desacralisation of the ruin is the real characteristic elements of those islands, unaware of their millenary past because it is not theirs, and so it is moulded according to contemporary needs. This is the norm.

L’idea di ricerca parte dall’osservazione del tessuto del territorio romano delineando all’interno la matrice di una nuova città, definita attraverso una struttura urbana frammentaria, che rese la città a differenza della più comune espansione a macchia d’olio, parte di uno sviluppo definito “a macchia di leopardo”, ossia un’estensione eterogenea, dovuta all’urbanistica fascista degli anni ’30 e alla speculazione post-bellica all’interno della remota campagna, definendo la forma urbana in un arcipelago, un insieme di quartieri-isole. Negli anni si è sviluppata una seconda idea di città, non più rappresentata da un centro definito e concluso all’interno di un disegno stabilito bensì una città, come detto in precedenza, figlia del caos e della speculazione, informale, inconclusa, che detiene come nuova centralità un elemento che richiama la continuità e non la conclusione, proprio come il continuo espandersi della città che tende verso l’infinto. Il corpo della città di Roma è infatti storicamente costituito di parti, strutturalmente e funzionalmente distinte e distinguibili. Nonostante ciò sembra mancare un vero e proprio carattere identitario a queste micro-città poiché nate in un ambiente neutrale su una base di privatizzazione, speculazione ed abusivismo: esse sono realtà atterrate su un contesto millenario di cui non hanno mai fatto parte, a differenza del centro storico. Il fine della ricerca è quello di provare a definire queste identità, attraverso l’indagine di nuovi “monumenti” che possano rappresentare la loro storia e realtà. L’idea di monumento definisce un oggetto che racconti il processo di sviluppo del nuovo arcipelago e ne definisca per ogni singola realtà, la propria identità. Da un attenta analisi abbiamo notato che nella periferia romana la rovina, non ha la stessa valenza monumentale presente nel centro storico, e viene intesa come un oggetto del quotidiano da parte dell’abitante. Crediamo che la “desacralizzazione della rovina” sia il vero elemento identiario di queste isole, ignare di un passato millenario poichè non appartenente a loro e quindi plasmato in base alle necessità contemporanee. Questa è la norma.

Norma. The ruins of informality

MANCADORI, ENRICO;CAMPEGGI, GUGLIELMO
2018/2019

Abstract

The idea of the research starts with an observation of the roman territory, highlighting the matrix of a new city, Its peculiar urban system made the expansion following a patchworked system (a macchia di leopardo), different from the most common wild- fire expansion (a macchia d’olio). This heterogeneous urban expansion, which happened because of the first fascist disembowelment in the 30s and because of post-war building speculation inside the far countryside, defined a forma urbis as an archipelago or many islands-hoods. Over the years a second idea of city has developed, no longer represented by a defined and concluded center within an established design but a city, as mentioned above , the daughter of chaos and speculation, informal, unfinished, which holds as a new centrality an element that recalls continuity and not the conclusion, just like the continuous expansion of the city that tends towards infinity. The body of the city of Rome has historically been divided into parts, distinguishable and with different structures. Yet these micro-cities seem to lack of a real identity character, since they are born on a territory following speculative rules: they are realties landed upon a millenary landscape to whom they never belonged, differently from the rooted historical center. The aim of this research is trying to depict these identities, through an inquiry of the new “monuments” which can represent the history and roots of those realities. The idea of monuments indeed regards not only the urban fabric typology, indeed it represent every development process of this archipelago, from the public-private contrast to the relationship with the ancient roman landscape, something that would describe each reality. From a careful analysis we noticed the peculiar behaviour of the archetypical monument of Rome: the ruins. Indeed in the periphery the ancient ruin does not alway have the museum value it has in the center, and it is seen as an every-day object from the inhabitant. We believe that the desacralisation of the ruin is the real characteristic elements of those islands, unaware of their millenary past because it is not theirs, and so it is moulded according to contemporary needs. This is the norm.
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
29-apr-2020
2018/2019
L’idea di ricerca parte dall’osservazione del tessuto del territorio romano delineando all’interno la matrice di una nuova città, definita attraverso una struttura urbana frammentaria, che rese la città a differenza della più comune espansione a macchia d’olio, parte di uno sviluppo definito “a macchia di leopardo”, ossia un’estensione eterogenea, dovuta all’urbanistica fascista degli anni ’30 e alla speculazione post-bellica all’interno della remota campagna, definendo la forma urbana in un arcipelago, un insieme di quartieri-isole. Negli anni si è sviluppata una seconda idea di città, non più rappresentata da un centro definito e concluso all’interno di un disegno stabilito bensì una città, come detto in precedenza, figlia del caos e della speculazione, informale, inconclusa, che detiene come nuova centralità un elemento che richiama la continuità e non la conclusione, proprio come il continuo espandersi della città che tende verso l’infinto. Il corpo della città di Roma è infatti storicamente costituito di parti, strutturalmente e funzionalmente distinte e distinguibili. Nonostante ciò sembra mancare un vero e proprio carattere identitario a queste micro-città poiché nate in un ambiente neutrale su una base di privatizzazione, speculazione ed abusivismo: esse sono realtà atterrate su un contesto millenario di cui non hanno mai fatto parte, a differenza del centro storico. Il fine della ricerca è quello di provare a definire queste identità, attraverso l’indagine di nuovi “monumenti” che possano rappresentare la loro storia e realtà. L’idea di monumento definisce un oggetto che racconti il processo di sviluppo del nuovo arcipelago e ne definisca per ogni singola realtà, la propria identità. Da un attenta analisi abbiamo notato che nella periferia romana la rovina, non ha la stessa valenza monumentale presente nel centro storico, e viene intesa come un oggetto del quotidiano da parte dell’abitante. Crediamo che la “desacralizzazione della rovina” sia il vero elemento identiario di queste isole, ignare di un passato millenario poichè non appartenente a loro e quindi plasmato in base alle necessità contemporanee. Questa è la norma.
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/153592