The pages of the following thesis describe the project of restoration and transformation of Società Umanitaria’s Convitto, built by the architect Giovanni Romano in the mid-1950s and located in the center of the Guastalla district of Milan. The object examined is one of the evidences of Milanese post-war modern architecture, a particularly productive period in the field of experimentation and Italian architectural research: a legacy that will have to be taken into account in the immediate future. In the specific case of this thesis, the peculiarity of the site, of which Convitto is part, is the 'palimpsest' that it has assumed over time: the 15th century Solarian cloisters, trace of the first settlement, are contrasted by the rationalist buildings of Romano, currently partly unused or granted under management to entities external to Società Umanitaria . In consideration of the coexistence of different architectural traces, as happened for the construction of the Ca 'Granda, the thesis project moved with the aim of integrating and enriching the' palimpsest 'itself. The first phase of the thesis was dedicated to an in-depth research, aimed at understanding the context and the site of the project and determining its state of the art, for which the discovery and consultation of the unpublished archive material were indispensable. The cognitive framework deriving from this first phase, combined with the choice to satisfy a purely conservative functional program with respect to Convitto itself, determined the guidelines for the conservation and transformation of the architectural building. Starting from these premises, the intervention aims to regenerate the connection between Convitto and the consolidated block of Umanitaria, through the addition of an elevated platform that extends along Via Daverio from the building, so as to obtain a new space open to the public above the existing underground parking. With the long element, represented by the raised platform, there was the intention to connect the two parts of the work, one characterized by the existing structure which will be used, as originally, as a temporary residence for students and the other by a new building intended to other public functions. In summary, the conservation and transformation of Società Umanitaria’s convitto, follow the concept of re-functionalization of the architecture by recovering the relationship with the existing block, distinctive character of Giovanni Romano’s work, throughout the new infrastructure of the raised bridge.

All’interno delle pagine del seguente documento viene affrontato il progetto di restauro e di rifunzionalizzazione dell’ex-convitto della Società Umanitaria, un edificio pluripiano realizzato dall’architetto Giovanni Romano a metà degli anni Cinquanta e situato nel centro del quartiere Guastalla di Milano. L’oggetto preso in esame fa parte delle testimonianze dell’architettura moderna milanese del secondo dopoguerra, periodo particolarmente produttivo nel campo della sperimentazione e della ricerca architettonica italiana: un’eredità di cui si dovrà tener conto nell’immediato futuro. Nel caso specifico di questa tesi la peculiarità del sito, di cui il convitto fa parte, è il ‘palinsesto’ che ha assunto nel corso del tempo: ai chiostri quattrocenteschi solariani, traccia del primo insediamento, si contrappongono gli edifici razionalisti di Romano, attualmente in parte inutilizzati ed in parte concessi in gestione a enti esterni alla Società Umanitaria. In considerazione della coesistenza di tracce architettoniche differenti, come avvenuto per la realizzazione della Ca’ Granda, il progetto di tesi si è mosso con l’obiettivo di integrare ed arricchire il ‘palinsesto’ stesso. La prima parte della tesi è stata dedicata ad un’approfondita fase di ricerca, volta a comprendere il contesto e il sito di progetto e a determinarne lo stato dell’arte, per cui la scoperta e la consultazione del materiale di archivio inedito è risultata indispensabile. Il quadro conoscitivo derivante da questa prima fase, unito alla scelta di soddisfare un programma funzionale prettamente conservativo rispetto al convitto stesso, ha determinato le linee guida di conservazione e trasformazione del manufatto architettonico. Partendo da tali premesse l’intervento di riconversione vuole rigenerare la connessione tra il convitto e il sistema consolidato dell’Umanitaria, attraverso la realizzazione di una piattaforma sopraelevata che dall’edificio si estende lungo via Daverio, in modo da ottenere un nuovo spazio aperto al pubblico al di sopra dell’esistente parcheggio interrato. Con l’elemento longilineo, rappresentato dalla piattaforma sopraelevata, si intende collegare le due parti dell’opera, caratterizzate l’una dalla struttura esistente che sarà adibita, come in origine, a residenza temporanea per studenti e l’altra da un nuovo manufatto destinato ad altre funzioni pubbliche. L’intervento di conservazione e di trasformazione del Convitto della Società Umanitaria in sintesi mira a rifunzionalizzare l’oggetto architettonico recuperando il rapporto con l’isolato, carattere distintivo dell’intervento di Giovanni Romano, con la realizzazione della nuova infrastruttura del ponte sopraelevato.

Un nuovo convitto per la Società Umanitaria : il ritorno al futuro di un'architettura moderna milanese

EVANGELISTA, STEFANO
2018/2019

Abstract

The pages of the following thesis describe the project of restoration and transformation of Società Umanitaria’s Convitto, built by the architect Giovanni Romano in the mid-1950s and located in the center of the Guastalla district of Milan. The object examined is one of the evidences of Milanese post-war modern architecture, a particularly productive period in the field of experimentation and Italian architectural research: a legacy that will have to be taken into account in the immediate future. In the specific case of this thesis, the peculiarity of the site, of which Convitto is part, is the 'palimpsest' that it has assumed over time: the 15th century Solarian cloisters, trace of the first settlement, are contrasted by the rationalist buildings of Romano, currently partly unused or granted under management to entities external to Società Umanitaria . In consideration of the coexistence of different architectural traces, as happened for the construction of the Ca 'Granda, the thesis project moved with the aim of integrating and enriching the' palimpsest 'itself. The first phase of the thesis was dedicated to an in-depth research, aimed at understanding the context and the site of the project and determining its state of the art, for which the discovery and consultation of the unpublished archive material were indispensable. The cognitive framework deriving from this first phase, combined with the choice to satisfy a purely conservative functional program with respect to Convitto itself, determined the guidelines for the conservation and transformation of the architectural building. Starting from these premises, the intervention aims to regenerate the connection between Convitto and the consolidated block of Umanitaria, through the addition of an elevated platform that extends along Via Daverio from the building, so as to obtain a new space open to the public above the existing underground parking. With the long element, represented by the raised platform, there was the intention to connect the two parts of the work, one characterized by the existing structure which will be used, as originally, as a temporary residence for students and the other by a new building intended to other public functions. In summary, the conservation and transformation of Società Umanitaria’s convitto, follow the concept of re-functionalization of the architecture by recovering the relationship with the existing block, distinctive character of Giovanni Romano’s work, throughout the new infrastructure of the raised bridge.
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
29-apr-2020
2018/2019
All’interno delle pagine del seguente documento viene affrontato il progetto di restauro e di rifunzionalizzazione dell’ex-convitto della Società Umanitaria, un edificio pluripiano realizzato dall’architetto Giovanni Romano a metà degli anni Cinquanta e situato nel centro del quartiere Guastalla di Milano. L’oggetto preso in esame fa parte delle testimonianze dell’architettura moderna milanese del secondo dopoguerra, periodo particolarmente produttivo nel campo della sperimentazione e della ricerca architettonica italiana: un’eredità di cui si dovrà tener conto nell’immediato futuro. Nel caso specifico di questa tesi la peculiarità del sito, di cui il convitto fa parte, è il ‘palinsesto’ che ha assunto nel corso del tempo: ai chiostri quattrocenteschi solariani, traccia del primo insediamento, si contrappongono gli edifici razionalisti di Romano, attualmente in parte inutilizzati ed in parte concessi in gestione a enti esterni alla Società Umanitaria. In considerazione della coesistenza di tracce architettoniche differenti, come avvenuto per la realizzazione della Ca’ Granda, il progetto di tesi si è mosso con l’obiettivo di integrare ed arricchire il ‘palinsesto’ stesso. La prima parte della tesi è stata dedicata ad un’approfondita fase di ricerca, volta a comprendere il contesto e il sito di progetto e a determinarne lo stato dell’arte, per cui la scoperta e la consultazione del materiale di archivio inedito è risultata indispensabile. Il quadro conoscitivo derivante da questa prima fase, unito alla scelta di soddisfare un programma funzionale prettamente conservativo rispetto al convitto stesso, ha determinato le linee guida di conservazione e trasformazione del manufatto architettonico. Partendo da tali premesse l’intervento di riconversione vuole rigenerare la connessione tra il convitto e il sistema consolidato dell’Umanitaria, attraverso la realizzazione di una piattaforma sopraelevata che dall’edificio si estende lungo via Daverio, in modo da ottenere un nuovo spazio aperto al pubblico al di sopra dell’esistente parcheggio interrato. Con l’elemento longilineo, rappresentato dalla piattaforma sopraelevata, si intende collegare le due parti dell’opera, caratterizzate l’una dalla struttura esistente che sarà adibita, come in origine, a residenza temporanea per studenti e l’altra da un nuovo manufatto destinato ad altre funzioni pubbliche. L’intervento di conservazione e di trasformazione del Convitto della Società Umanitaria in sintesi mira a rifunzionalizzare l’oggetto architettonico recuperando il rapporto con l’isolato, carattere distintivo dell’intervento di Giovanni Romano, con la realizzazione della nuova infrastruttura del ponte sopraelevato.
Tesi di laurea Magistrale
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