The work starts from the observation that in the contemporary metropolis there is an ongoing process of rooting informal cities; they structure themselves and remain, they settle in the collective imagination, producing an unprecedented socio-cultural change. This paradigm shift generates more and more "non-replacement" mechanisms that are expressed also through the physical body of the settlements that begin to change and assume stabilization and reorganization logics. The favela, an informal city originating in Brazil, as it appears to us today in its most recent forms, is highly complex and striking: perhaps more urban than metropolitan gigantism, more human, despite an apparent addiction to disorder and degradation, it is still a sign of unstoppable post-industrial urbanism, now oriented towards the renewal and re-functionalisation of its urban functions. Today, the inhabitants of the favela are not individuals on the edge of the economic circuits and depend on the city to the same extent that the city depends on them. An informal, residual territory of cities that extends more and more, of densely populated megacities whose individual invasion system translates into the genesis of the constitutional process of the favela, especially in the São Paulo area, where the favelas are older and where the invasion took place gradually on free lands, without being planned or organized. The question I asked myself was: can this informal space, at the limits, bring with it a valid project that can promote it as a new centre of living? Can it transform simple living into a place of public quality? It is evident that what animates this informal landscape, with the life that lives within it, cannot appeal to an imposed superstructure but it must be vivified by a principle of evolution. For this reason, the design idea was born from an existing request from the Secretaria da Cultura of the city of São Paulo to create a House of Culture within areas more or less at risk in the city of São Paulo. The house of culture is an equipment that aims to provide spaces and structures for collectives and cultural figures within the state network. The choice of the area stemmed from its current characteristics: the project, in fact, is in a terrain mapped and protected as part of the Municipal Plan for the conservation and recovery of the São Paulo Mata Atlântica. The first necessity was to integrate the cultural function with the place with which it would interface and from this analysis an inevitable fusion arose between these two realities, the democratic cultural one and the preservation and conservation of the Mata Atlântica biome which has unique characteristics to the world: from these two needs a new type of House of Culture is born where culture is not limited to being the development of users' passions but the growth of an environmental ethic of recovery and conservation of botanical species primarily present on site. To this end, the project is proposed as an incentive place for the production, systematization, dissemination and exchange of information for the conservation and sustainable use of Brazilian biodiversity and for the fair and equitable sharing of the benefits derived from access to genetic resources and associated traditional knowledge. What combines these two apparently distant functions, collective culture and environmental awareness is the need for on-site dissemination and experimentation: in this regard, a program that has ample space, a specific research path and dissemination of results with design of areas that allow the different collectives to enjoy, participate and learn the work of the techniques and research hosted in the house. The idea on which this new type of public equipment is based is the desire to redevelop civic spaces through collective enhancement, offering attractive strategies, such as spaces open to the public, which are a valid alternative to street life, which transform the same street, or where each inhabitant of the bairro can build a part of the place where he lives. It is a valorisation of a part of territory which is halfway between the more rural part of the Municipality and the more urbanized one, and precisely this hybrid characterization allows the bairro of Cidade Ademar to be the starting point of this centrifugal development, which would later be , the development of that network envisaged by the Secretaria da Cultura. The starting hypothesis and the goal that I set myself is the attempt to fit into an existing informal fabric by proposing the external informality in its nemesis: the informality of the vegetation is confronted with the rigidity of the constructed elements that formulate their own orography that does not "disturb" the existing one, if not some punctual excavations that stand out, but which work in favour of architecture in the eyes of the user of these spaces.

Il lavoro parte dalla constatazione che nella metropoli contemporanea è in atto un processo di radicamento delle città informali; si strutturano su loro stesse e permangono, si sedimentano nell’immaginario collettivo, producendo un inedito mutamento socioculturale. Questo cambio di paradigma genera sempre più diffusamente meccanismi di “non sostituzione” che si esprimono anche attraverso il corpo fisico degli insediamenti che cominciano a mutare e ad assumere logiche di stabilizzazione e riorganizzazione. La favela, città informale originaria del Brasile, come ci appare oggi nelle sue forme più recenti, risulta una grande complessità e colpisce: forse più urbana rispetto al gigantismo metropolitano, più umana, nonostante una apparente assuefazione al disordine e al degrado, è comunque segno di urbanismo post-industriale inarrestabile, ormai orientato verso il rinnovamento e la rifunzionalizzazione delle sue funzioni urbane. Oggi, gli abitanti della favela non risultano individui ai margini dei circuiti economici, e dipendono dalla città nella stessa misura in cui la città dipende da loro. Un territorio informale, residuale, di città che si estende sempre di più, di megalopoli densamente popolate il cui sistema di invasione individuale si traduce nella genesi del processo costitutivo della favela, specialmente nella zona di São Paulo, dove le favelas sono più antiche e dove l’invasione è avvenuta gradualmente su terre libere, senza essere né programmata né organizzata. La domanda che mi sono posta è stata: tale spazio informale, ai limiti, può portare con sé un progetto valido che possa promuoverlo a nuovo centro dell’abitare? Può trasformare il semplice abitare in un luogo di qualità pubblica? È evidente che ciò che anima tale paesaggio informale, con la vita che ci abita dentro, non può appellarsi ad una sovrastruttura imposta ma esso deve essere vivificato da un principio di evoluzione. Per questo motivo, l’idea progettuale è nata da una richiesta esistente della Secretaria da Cultura della città di São Paulo di realizzare una Casa della Cultura all’interno di zone più o meno a rischio nella città di São Paulo. La casa della cultura è un’attrezzatura che mira a fornire spazi e strutture per collettivi e figure culturali all’interno della rete statale. La scelta dell’area è scaturita dalle sue caratteristiche attuali: il progetto, infatti, si situa in un terreno mappato e protetto in quanto facente parte del Piano Municipale per la conservazione e il recupero della Mata Atlântica di São Paulo. La prima necessità è stata quella di integrare la funzione culturale con il luogo con cui si sarebbe interfacciata e da tale analisi è scaturita una inevitabile fusione tra queste due realtà, quella culturale democratica e quella di preservazione e conservazione del bioma Mata Atlântica che presenta caratteristiche uniche al mondo: da queste due necessità nasce un nuovo tipo di Casa della Cultura dove cultura non si limita ad essere sviluppo di passioni degli utenti ma accrescimento di un’etica ambientale di recupero e di conservazione delle specie botaniche anzitutto presenti in loco. A questo scopo, il progetto si propone come luogo di incentivazione alla produzione, alla sistematizzazione, alla diffusione e allo scambio di informazioni per la conservazione e l'uso sostenibile della biodiversità brasiliana e per la condivisione equa e giusta dei benefici derivati dall'accesso alle risorse genetiche e alle conoscenze tradizionali associate. Ciò che coniuga queste due funzioni apparentemente distanti, cultura collettiva e coscienza ambientale è la necessità di una divulgazione e sperimentazione in loco: a questo proposito si prefigge un programma che disponga di ampi spazi, di un percorso di ricerca specifica e diffusione dei risultati con la progettazione di aree che permettano ai diversi collettivi la fruizione, partecipazione ed apprendimento dei lavori delle tecniche e delle ricerche ospitate nella Casa. L’idea su cui si fonda questo nuovo tipo di attrezzatura pubblica è la volontà di riqualificare attraverso la valorizzazione collettiva, spazi civici offrendo strategie attrattive, quali spazi aperti al pubblico, che siano un’alternativa valida alla vita di strada, che trasformino la stessa strada, ovvero dove ciascun abitante del bairro possa costruire una parte del luogo in cui vive. È una valorizzazione di una parte di territorio che si configura a metà tra la parte più rurale del Municipio e quella più urbanizzata, e proprio tale caratterizzazione ibrida permette al bairro di Cidade Ademar di essere punto di partenza di questo sviluppo centrifugo, che sarebbe, poi, lo sviluppo di quella rete prevista dalla Secretaria da Cultura. L’ipotesi di partenza e l’obiettivo che mi sono posta sono il tentativo di inserirsi dentro ad un tessuto informale esistente riproponendo l’informalità esteriore nella sua nemesi: l’informalità della vegetazione si confronta con la rigidità degli elementi costruiti che formulano una propria orografia che non “disturba” quella esistente, se non alcuni scavi puntuali che si distinguono, ma che operano in favore dell’architettura agli occhi del fruitore di questi spazi.

Colere urbem. Progetto per una casa della cultura e un centro di ricerca in una rimanenza della foresta atlantica nella favela di Cidade Ademar

BOSCOLO, MADDALENA
2018/2019

Abstract

The work starts from the observation that in the contemporary metropolis there is an ongoing process of rooting informal cities; they structure themselves and remain, they settle in the collective imagination, producing an unprecedented socio-cultural change. This paradigm shift generates more and more "non-replacement" mechanisms that are expressed also through the physical body of the settlements that begin to change and assume stabilization and reorganization logics. The favela, an informal city originating in Brazil, as it appears to us today in its most recent forms, is highly complex and striking: perhaps more urban than metropolitan gigantism, more human, despite an apparent addiction to disorder and degradation, it is still a sign of unstoppable post-industrial urbanism, now oriented towards the renewal and re-functionalisation of its urban functions. Today, the inhabitants of the favela are not individuals on the edge of the economic circuits and depend on the city to the same extent that the city depends on them. An informal, residual territory of cities that extends more and more, of densely populated megacities whose individual invasion system translates into the genesis of the constitutional process of the favela, especially in the São Paulo area, where the favelas are older and where the invasion took place gradually on free lands, without being planned or organized. The question I asked myself was: can this informal space, at the limits, bring with it a valid project that can promote it as a new centre of living? Can it transform simple living into a place of public quality? It is evident that what animates this informal landscape, with the life that lives within it, cannot appeal to an imposed superstructure but it must be vivified by a principle of evolution. For this reason, the design idea was born from an existing request from the Secretaria da Cultura of the city of São Paulo to create a House of Culture within areas more or less at risk in the city of São Paulo. The house of culture is an equipment that aims to provide spaces and structures for collectives and cultural figures within the state network. The choice of the area stemmed from its current characteristics: the project, in fact, is in a terrain mapped and protected as part of the Municipal Plan for the conservation and recovery of the São Paulo Mata Atlântica. The first necessity was to integrate the cultural function with the place with which it would interface and from this analysis an inevitable fusion arose between these two realities, the democratic cultural one and the preservation and conservation of the Mata Atlântica biome which has unique characteristics to the world: from these two needs a new type of House of Culture is born where culture is not limited to being the development of users' passions but the growth of an environmental ethic of recovery and conservation of botanical species primarily present on site. To this end, the project is proposed as an incentive place for the production, systematization, dissemination and exchange of information for the conservation and sustainable use of Brazilian biodiversity and for the fair and equitable sharing of the benefits derived from access to genetic resources and associated traditional knowledge. What combines these two apparently distant functions, collective culture and environmental awareness is the need for on-site dissemination and experimentation: in this regard, a program that has ample space, a specific research path and dissemination of results with design of areas that allow the different collectives to enjoy, participate and learn the work of the techniques and research hosted in the house. The idea on which this new type of public equipment is based is the desire to redevelop civic spaces through collective enhancement, offering attractive strategies, such as spaces open to the public, which are a valid alternative to street life, which transform the same street, or where each inhabitant of the bairro can build a part of the place where he lives. It is a valorisation of a part of territory which is halfway between the more rural part of the Municipality and the more urbanized one, and precisely this hybrid characterization allows the bairro of Cidade Ademar to be the starting point of this centrifugal development, which would later be , the development of that network envisaged by the Secretaria da Cultura. The starting hypothesis and the goal that I set myself is the attempt to fit into an existing informal fabric by proposing the external informality in its nemesis: the informality of the vegetation is confronted with the rigidity of the constructed elements that formulate their own orography that does not "disturb" the existing one, if not some punctual excavations that stand out, but which work in favour of architecture in the eyes of the user of these spaces.
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
29-apr-2020
2018/2019
Il lavoro parte dalla constatazione che nella metropoli contemporanea è in atto un processo di radicamento delle città informali; si strutturano su loro stesse e permangono, si sedimentano nell’immaginario collettivo, producendo un inedito mutamento socioculturale. Questo cambio di paradigma genera sempre più diffusamente meccanismi di “non sostituzione” che si esprimono anche attraverso il corpo fisico degli insediamenti che cominciano a mutare e ad assumere logiche di stabilizzazione e riorganizzazione. La favela, città informale originaria del Brasile, come ci appare oggi nelle sue forme più recenti, risulta una grande complessità e colpisce: forse più urbana rispetto al gigantismo metropolitano, più umana, nonostante una apparente assuefazione al disordine e al degrado, è comunque segno di urbanismo post-industriale inarrestabile, ormai orientato verso il rinnovamento e la rifunzionalizzazione delle sue funzioni urbane. Oggi, gli abitanti della favela non risultano individui ai margini dei circuiti economici, e dipendono dalla città nella stessa misura in cui la città dipende da loro. Un territorio informale, residuale, di città che si estende sempre di più, di megalopoli densamente popolate il cui sistema di invasione individuale si traduce nella genesi del processo costitutivo della favela, specialmente nella zona di São Paulo, dove le favelas sono più antiche e dove l’invasione è avvenuta gradualmente su terre libere, senza essere né programmata né organizzata. La domanda che mi sono posta è stata: tale spazio informale, ai limiti, può portare con sé un progetto valido che possa promuoverlo a nuovo centro dell’abitare? Può trasformare il semplice abitare in un luogo di qualità pubblica? È evidente che ciò che anima tale paesaggio informale, con la vita che ci abita dentro, non può appellarsi ad una sovrastruttura imposta ma esso deve essere vivificato da un principio di evoluzione. Per questo motivo, l’idea progettuale è nata da una richiesta esistente della Secretaria da Cultura della città di São Paulo di realizzare una Casa della Cultura all’interno di zone più o meno a rischio nella città di São Paulo. La casa della cultura è un’attrezzatura che mira a fornire spazi e strutture per collettivi e figure culturali all’interno della rete statale. La scelta dell’area è scaturita dalle sue caratteristiche attuali: il progetto, infatti, si situa in un terreno mappato e protetto in quanto facente parte del Piano Municipale per la conservazione e il recupero della Mata Atlântica di São Paulo. La prima necessità è stata quella di integrare la funzione culturale con il luogo con cui si sarebbe interfacciata e da tale analisi è scaturita una inevitabile fusione tra queste due realtà, quella culturale democratica e quella di preservazione e conservazione del bioma Mata Atlântica che presenta caratteristiche uniche al mondo: da queste due necessità nasce un nuovo tipo di Casa della Cultura dove cultura non si limita ad essere sviluppo di passioni degli utenti ma accrescimento di un’etica ambientale di recupero e di conservazione delle specie botaniche anzitutto presenti in loco. A questo scopo, il progetto si propone come luogo di incentivazione alla produzione, alla sistematizzazione, alla diffusione e allo scambio di informazioni per la conservazione e l'uso sostenibile della biodiversità brasiliana e per la condivisione equa e giusta dei benefici derivati dall'accesso alle risorse genetiche e alle conoscenze tradizionali associate. Ciò che coniuga queste due funzioni apparentemente distanti, cultura collettiva e coscienza ambientale è la necessità di una divulgazione e sperimentazione in loco: a questo proposito si prefigge un programma che disponga di ampi spazi, di un percorso di ricerca specifica e diffusione dei risultati con la progettazione di aree che permettano ai diversi collettivi la fruizione, partecipazione ed apprendimento dei lavori delle tecniche e delle ricerche ospitate nella Casa. L’idea su cui si fonda questo nuovo tipo di attrezzatura pubblica è la volontà di riqualificare attraverso la valorizzazione collettiva, spazi civici offrendo strategie attrattive, quali spazi aperti al pubblico, che siano un’alternativa valida alla vita di strada, che trasformino la stessa strada, ovvero dove ciascun abitante del bairro possa costruire una parte del luogo in cui vive. È una valorizzazione di una parte di territorio che si configura a metà tra la parte più rurale del Municipio e quella più urbanizzata, e proprio tale caratterizzazione ibrida permette al bairro di Cidade Ademar di essere punto di partenza di questo sviluppo centrifugo, che sarebbe, poi, lo sviluppo di quella rete prevista dalla Secretaria da Cultura. L’ipotesi di partenza e l’obiettivo che mi sono posta sono il tentativo di inserirsi dentro ad un tessuto informale esistente riproponendo l’informalità esteriore nella sua nemesi: l’informalità della vegetazione si confronta con la rigidità degli elementi costruiti che formulano una propria orografia che non “disturba” quella esistente, se non alcuni scavi puntuali che si distinguono, ma che operano in favore dell’architettura agli occhi del fruitore di questi spazi.
Tesi di laurea Magistrale
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