Nella stesura di questa tesi si è cercato di dare una visione generale su quello che è una problematica di rilevante interesse nell’ idrologia alpina e prealpina e che ad oggi nell’ ambito del ciclo idrologico risulta ancora un buco nero: l’ EQUIVALENTE IDRICO NIVALE (WEQ – Water Equivalent). Per la trattazione di questo fenomeno si è partiti da quella che viene definita la “Microfisica della neve”, con un excursus abbastanza approfondito sulla formazione ed evoluzione del manto nevoso per quelle che sono le diverse “tipologie” di neve che si possono incontrare. In seguito sono stati descritti gli strumenti e le metodologie più significative che portano alla conoscenza di quella che è definita, in questo contesto, la variabile per eccellenza: la densità del manto nevoso. Nell’ ultima parte si è voluto approfondire lo studio del fenomeno in sé, cercando di delineare i principali modelli e metodi di stima di tale grandezza (Modello SNOWPACK e Metodo di Kriging), concludendo con un’ applicazione vera e propria relativa ad alcuni bacini delle alpi centrali (Bacini del Sarca, Oglio, Serio e Brembo) analizzando dati forniti dall’ ENEL e confrontando i risultati ottenuti con quelli dati dalla suddetta società.
Analisi, stima e applicazione dell' equivalente idrico nivale
MILANESI, ANDREA
2010/2011
Abstract
Nella stesura di questa tesi si è cercato di dare una visione generale su quello che è una problematica di rilevante interesse nell’ idrologia alpina e prealpina e che ad oggi nell’ ambito del ciclo idrologico risulta ancora un buco nero: l’ EQUIVALENTE IDRICO NIVALE (WEQ – Water Equivalent). Per la trattazione di questo fenomeno si è partiti da quella che viene definita la “Microfisica della neve”, con un excursus abbastanza approfondito sulla formazione ed evoluzione del manto nevoso per quelle che sono le diverse “tipologie” di neve che si possono incontrare. In seguito sono stati descritti gli strumenti e le metodologie più significative che portano alla conoscenza di quella che è definita, in questo contesto, la variabile per eccellenza: la densità del manto nevoso. Nell’ ultima parte si è voluto approfondire lo studio del fenomeno in sé, cercando di delineare i principali modelli e metodi di stima di tale grandezza (Modello SNOWPACK e Metodo di Kriging), concludendo con un’ applicazione vera e propria relativa ad alcuni bacini delle alpi centrali (Bacini del Sarca, Oglio, Serio e Brembo) analizzando dati forniti dall’ ENEL e confrontando i risultati ottenuti con quelli dati dalla suddetta società.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/16022