Venice is perhaps the most famous city in the world. Once, a city at the forefront of civilization and now, a pop-culture attraction for tourists and honeymoons, Venice is a set for millions of spectators and its image is replicated countless times throughout the various media. It is at the same time a ghastly and active city, where its citizens tend to avoid the hordes of tourists invading its calli and its campi time after time. Thus, Venice, like others historical cities, becomes an open air museum, an amusement park, a permanent scenography, a huge shop window as well as an arena of consumerism. Moreover, the domestic space also changes in order to suit the new inhabitant and the temporary visitor while the house turns into a merchandise of the ravenous rental economy. Needless to say, Venice is more than that. Actually, while walking, it’s likely to get lost and as a result, the zombie-like tourists disappear to give the chance of finding a campiello where kids play and women hang their clothes on a wire that goes from building to building. The peace and quiet of this city suggests a shift in the way of living. The project shows an island in the urban archipelago of Venice, a safe heaven in the hustle and bustle of a chaotic city, shaping up inside an abandoned building which was previously the well known San Severo prison. Taking inspiration from the lagoonal city setup, the project investigates domestic space and collective living focusing on the citizen who turns from a mere spectator into an key player of the urban scene, as it should be. Sharing becomes what true luxury is, putting aside every kind of economic speculation. All that considered, the interiors are designed for a small but diverse community and the spacial configurations are marked by changeable boundaries, expanding and reducing as needed, shedding light to an endless number of living scenarios.

Venezia è forse la città più famosa del mondo. Un tempo annoverata tra i luoghi più all’avanguardia, ora simbolo dell’immaginario collettivo e meta di viaggi frivoli e lune di miele, Venezia è la scena fissa per milioni di spettatori e la sua immagine viene replicata ovunque in un’infinità di brutte copie. Brulica di vita, ma al contempo è quasi una città fantasma perché i suoi pochi abitanti tendono a fuggire l’orda di turisti che affolla le sue calli e i suoi campi. Così Venezia, come molte altre città storiche, si riscopre un museo a cielo aperto, un parco divertimenti, una scenografia permanente, un’enorme vetrina, un’arena del consumo. Anche lo spazio domestico si trasforma per ospitare il nuovo abitante, il visitatore temporaneo, e la casa-merce diventa preda della rental economy. Ma Venezia non è solo questo. Capita di perdersi, i turisti-zombie scompaiono e al loro posto si scorge un campiello in cui dei bambini giocano a palla e in alto una donna stende i panni tra un palazzo e l’altro. La quiete e l’autenticità della città suggeriscono un cambiamento nell’abitare questo luogo. Il progetto si presenta come un’isola nell’arcipelago urbano veneziano, un’oasi felice nel caos della città turistificata, e prende forma all’interno di un’architettura abbandonata, l’Ex carcere di San Severo. Ispirandosi alla configurazione della città lagunare, il progetto indaga lo spazio domestico e l’abitare collettivo, ponendo al centro il cittadino, che da spettatore si trasforma in attore della scena urbana. La condivisione diventa il vero lusso, lasciando fuori ogni forma di speculazione. Così l’interno domestico è pensato per una piccola e variegata comunità e la sua definizione spaziale è segnata da confini mutabili, che si espandono e si riducono in molteplici modi, rendendo possibili infiniti scenari abitativi. “E’ un momento di crisi della vita urbana, e le città invisibili sono un sogno che nasce dal cuore delle città invivibili.” (I. Calvino, Le città invisibili)

Un'altra isola a Venezia

POLESELLO, ALESSIA
2018/2019

Abstract

Venice is perhaps the most famous city in the world. Once, a city at the forefront of civilization and now, a pop-culture attraction for tourists and honeymoons, Venice is a set for millions of spectators and its image is replicated countless times throughout the various media. It is at the same time a ghastly and active city, where its citizens tend to avoid the hordes of tourists invading its calli and its campi time after time. Thus, Venice, like others historical cities, becomes an open air museum, an amusement park, a permanent scenography, a huge shop window as well as an arena of consumerism. Moreover, the domestic space also changes in order to suit the new inhabitant and the temporary visitor while the house turns into a merchandise of the ravenous rental economy. Needless to say, Venice is more than that. Actually, while walking, it’s likely to get lost and as a result, the zombie-like tourists disappear to give the chance of finding a campiello where kids play and women hang their clothes on a wire that goes from building to building. The peace and quiet of this city suggests a shift in the way of living. The project shows an island in the urban archipelago of Venice, a safe heaven in the hustle and bustle of a chaotic city, shaping up inside an abandoned building which was previously the well known San Severo prison. Taking inspiration from the lagoonal city setup, the project investigates domestic space and collective living focusing on the citizen who turns from a mere spectator into an key player of the urban scene, as it should be. Sharing becomes what true luxury is, putting aside every kind of economic speculation. All that considered, the interiors are designed for a small but diverse community and the spacial configurations are marked by changeable boundaries, expanding and reducing as needed, shedding light to an endless number of living scenarios.
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
6-giu-2020
2018/2019
Venezia è forse la città più famosa del mondo. Un tempo annoverata tra i luoghi più all’avanguardia, ora simbolo dell’immaginario collettivo e meta di viaggi frivoli e lune di miele, Venezia è la scena fissa per milioni di spettatori e la sua immagine viene replicata ovunque in un’infinità di brutte copie. Brulica di vita, ma al contempo è quasi una città fantasma perché i suoi pochi abitanti tendono a fuggire l’orda di turisti che affolla le sue calli e i suoi campi. Così Venezia, come molte altre città storiche, si riscopre un museo a cielo aperto, un parco divertimenti, una scenografia permanente, un’enorme vetrina, un’arena del consumo. Anche lo spazio domestico si trasforma per ospitare il nuovo abitante, il visitatore temporaneo, e la casa-merce diventa preda della rental economy. Ma Venezia non è solo questo. Capita di perdersi, i turisti-zombie scompaiono e al loro posto si scorge un campiello in cui dei bambini giocano a palla e in alto una donna stende i panni tra un palazzo e l’altro. La quiete e l’autenticità della città suggeriscono un cambiamento nell’abitare questo luogo. Il progetto si presenta come un’isola nell’arcipelago urbano veneziano, un’oasi felice nel caos della città turistificata, e prende forma all’interno di un’architettura abbandonata, l’Ex carcere di San Severo. Ispirandosi alla configurazione della città lagunare, il progetto indaga lo spazio domestico e l’abitare collettivo, ponendo al centro il cittadino, che da spettatore si trasforma in attore della scena urbana. La condivisione diventa il vero lusso, lasciando fuori ogni forma di speculazione. Così l’interno domestico è pensato per una piccola e variegata comunità e la sua definizione spaziale è segnata da confini mutabili, che si espandono e si riducono in molteplici modi, rendendo possibili infiniti scenari abitativi. “E’ un momento di crisi della vita urbana, e le città invisibili sono un sogno che nasce dal cuore delle città invivibili.” (I. Calvino, Le città invisibili)
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/164381