“Monuments must sing. They need to generate vocabulary, create a relationship, help create a civil society. The historical memory, in fact, is not an immovable fund capable of communicating anyway, it is necessary to know how to make it reaffirm it, it must be continually reassessed. Also because, if the historical and cultural heritage does not enter into relationship with people, declining different languages ​​and speaking to everyone, it risks dying, unable to transmit meaning and identity to a community. " (Paul Valéry, Writings on art, TEA, Milan, 1996) The theme of the Cultural Production Center, carried out projectually in the following thesis, was chosen by virtue of its strategic potential with respect to the possible future configurations of the Milanese metropolis, both morphological and economic. In our opinion, the urgent need to put the various cultural relations of the metropolis in a system is a discriminating factor for the structuring of an economy of scale that would aspire to replace that of the old industry, which disappeared after the crisis of the 1980s' . These are the large industrial divestments, a common morphological characteristic between the Dergano area (chosen for the project) and those of the peripheral districts assumed as terminals of the cultural system, circulated by the external ring road. They present the same coexistence of large plants and workers' quarters, in discontinuity with the rest of the Milanese suburbs with petty-bourgeois genetic characteristics. In the case of Dergano, the same overlaps and inconsistencies in the layout of the road network, testify to the difficulties that the capital encounters in imposing its own urban model on this area, and rather the prevalence of a transition regime that finds its connotation in the to maintain a complex productive culture in exchanges between cities and neighborhoods. This is a common feature of the districts, which have a transformative potential that materially draws from their respective contextual peculiarities, relaunching the results to a wider metropolitan use. For this reason, even the most architecturally typological aspect rejects the classic spatial stereotyping of the museum in the classical sense, such as the route, the exhibition gallery, the collection; to experiment with new "propulsive" solutions, through the sense of "ephemeral", "self-propelled", "transformable" of the exhibition spaces, and important attention to the spaces of actual production such as laboratories, educational spaces, residences for artists and users.

“Bisogna che i monumenti cantino. È necessario che essi generino un vocabolario, creino una relazione, contribuiscano a creare una società civile. La memoria storica, infatti, non è un fondo immobile in grado di comunicare comunque, bisogna sapere come farla riafforare, va continuamente rinarrata. Anche perchè, se il patrimonio storico, culturale, non entra in relazione con la gente, declinando linguaggi diversi e parlando a tutti, rischia di morire, incapace di trasmettere senso e identità a una comunità.” (Paul Valéry, Scritti sull’arte, TEA, Milano, 1996) Il tema del Centro di Produzione Culturale, svolto progettualmente nella seguente tesi, è stato scelto in virtù del suo potenziale strategico rispetto alle possibili configurazioni future della metropoli milanese, sia morfologiche che economiche. L’urgenza di mettere a sistema le diverse reltà culturali della metropoli si pone infatti, a nostro avviso, come discriminante per la strutturazione di un’economia di scala che aspirerebbe a sostituire quella della vecchia industia, venuta meno dopo la crisi degli anni 80’. Sono proprio le grandi dismissioni industriali, caratteristica morfologica comune tra l’area di Dergano (scelta per il progetto) e quelle dei distretti periferici assunti come terminali del sistema culturale, circuitato dalla circonvallazione esterna. Esse presentano la stessa compresenza di grandi impianti e quartieri operai, in discontinuità con il resto della periferia milanese dai caratteri genetici piccolo-borghesi. Nel caso di Dergano, le stesse sovrapposizioni e incongruenze nel tracciato della maglia viaria, testimoniano le difficoltà che il capoluogo incontra ad imporre a questa zona un proprio modello urbanistico, e il prevalervi, piuttosto, di un regime di transizione che trova la propria connotazione nel mantenersi di una complessa cultura produttiva negli scambi tra città e hinterland. È questa, caratteristica comune dei distretti, i quali hanno un potenziale trasformativo che attinge materialmente dalle rispettive peculiarità contestuali, rilanciandone i risultati ad una più ampia fruizione metropolitana. Per questo, anche l’aspetto più architettonicamente tipologico, rifiuta le classiche stereotipazioni spaziali del museo inteso in senso classico, quali il percorso, la galleria espositiva, la collezione; per sperimentare nuove soluzioni “propulsive”, tramite il senso di “effimero”, “semovente”, “trasformabile” degli spazi espositivi, e un’attenzione importante agli spazi della produzione vera e propria quali laboratori, spazi didattici, residenzialità per artisti e utenti.

Sperimentazione tipologica per una fabbrica della creatività a Dergano : il campus

CAMPAGNOLA, ANDREA;MONTANARI, LAURA
2019/2020

Abstract

“Monuments must sing. They need to generate vocabulary, create a relationship, help create a civil society. The historical memory, in fact, is not an immovable fund capable of communicating anyway, it is necessary to know how to make it reaffirm it, it must be continually reassessed. Also because, if the historical and cultural heritage does not enter into relationship with people, declining different languages ​​and speaking to everyone, it risks dying, unable to transmit meaning and identity to a community. " (Paul Valéry, Writings on art, TEA, Milan, 1996) The theme of the Cultural Production Center, carried out projectually in the following thesis, was chosen by virtue of its strategic potential with respect to the possible future configurations of the Milanese metropolis, both morphological and economic. In our opinion, the urgent need to put the various cultural relations of the metropolis in a system is a discriminating factor for the structuring of an economy of scale that would aspire to replace that of the old industry, which disappeared after the crisis of the 1980s' . These are the large industrial divestments, a common morphological characteristic between the Dergano area (chosen for the project) and those of the peripheral districts assumed as terminals of the cultural system, circulated by the external ring road. They present the same coexistence of large plants and workers' quarters, in discontinuity with the rest of the Milanese suburbs with petty-bourgeois genetic characteristics. In the case of Dergano, the same overlaps and inconsistencies in the layout of the road network, testify to the difficulties that the capital encounters in imposing its own urban model on this area, and rather the prevalence of a transition regime that finds its connotation in the to maintain a complex productive culture in exchanges between cities and neighborhoods. This is a common feature of the districts, which have a transformative potential that materially draws from their respective contextual peculiarities, relaunching the results to a wider metropolitan use. For this reason, even the most architecturally typological aspect rejects the classic spatial stereotyping of the museum in the classical sense, such as the route, the exhibition gallery, the collection; to experiment with new "propulsive" solutions, through the sense of "ephemeral", "self-propelled", "transformable" of the exhibition spaces, and important attention to the spaces of actual production such as laboratories, educational spaces, residences for artists and users.
BERNASCONI, EDOARDO LUIGI GIULIO
MARGIONE, EMANUELA
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
29-apr-2020
2019/2020
“Bisogna che i monumenti cantino. È necessario che essi generino un vocabolario, creino una relazione, contribuiscano a creare una società civile. La memoria storica, infatti, non è un fondo immobile in grado di comunicare comunque, bisogna sapere come farla riafforare, va continuamente rinarrata. Anche perchè, se il patrimonio storico, culturale, non entra in relazione con la gente, declinando linguaggi diversi e parlando a tutti, rischia di morire, incapace di trasmettere senso e identità a una comunità.” (Paul Valéry, Scritti sull’arte, TEA, Milano, 1996) Il tema del Centro di Produzione Culturale, svolto progettualmente nella seguente tesi, è stato scelto in virtù del suo potenziale strategico rispetto alle possibili configurazioni future della metropoli milanese, sia morfologiche che economiche. L’urgenza di mettere a sistema le diverse reltà culturali della metropoli si pone infatti, a nostro avviso, come discriminante per la strutturazione di un’economia di scala che aspirerebbe a sostituire quella della vecchia industia, venuta meno dopo la crisi degli anni 80’. Sono proprio le grandi dismissioni industriali, caratteristica morfologica comune tra l’area di Dergano (scelta per il progetto) e quelle dei distretti periferici assunti come terminali del sistema culturale, circuitato dalla circonvallazione esterna. Esse presentano la stessa compresenza di grandi impianti e quartieri operai, in discontinuità con il resto della periferia milanese dai caratteri genetici piccolo-borghesi. Nel caso di Dergano, le stesse sovrapposizioni e incongruenze nel tracciato della maglia viaria, testimoniano le difficoltà che il capoluogo incontra ad imporre a questa zona un proprio modello urbanistico, e il prevalervi, piuttosto, di un regime di transizione che trova la propria connotazione nel mantenersi di una complessa cultura produttiva negli scambi tra città e hinterland. È questa, caratteristica comune dei distretti, i quali hanno un potenziale trasformativo che attinge materialmente dalle rispettive peculiarità contestuali, rilanciandone i risultati ad una più ampia fruizione metropolitana. Per questo, anche l’aspetto più architettonicamente tipologico, rifiuta le classiche stereotipazioni spaziali del museo inteso in senso classico, quali il percorso, la galleria espositiva, la collezione; per sperimentare nuove soluzioni “propulsive”, tramite il senso di “effimero”, “semovente”, “trasformabile” degli spazi espositivi, e un’attenzione importante agli spazi della produzione vera e propria quali laboratori, spazi didattici, residenzialità per artisti e utenti.
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/164445