Beyond the ocean front. Spaces, functions, shapes of sport and leisure for Glebe Island in Sydney

“If there is magic on this planet, it is contained in water” Maybe it is for this reason that seaside towns are intrinsically linked to this element, which shaped them and determined their birth and subsequent development. The waterfront is the in-between space, considered the margin of the two sides, distinct and autonomous for the role it played: although an integral part of the city, it was tied to industrial activities or even dammed as it was dangerous for the floods. In the recent past the city has rediscovered its close connection with the sea, both visual and landscape, becoming the subject of an urban regeneration of global importance. People seek the water’s edge. The space subject to urban regeneration was therefore understood as something of possession of the city, identified in the community of the population that lives and gives it life, a space that can therefore be used by everyone as a container of urban dynamics that encourage integration. An inclusive space that promotes socialisation, therefore dedicated to urban sport and leisure, activities that allow the whole lot to be involved in the dynamics of the city of Sydney. The project therefore becomes a moment of reflection about the importance of these activities within a dense residential neighborhoods lacking both a space for the community and an ocean front, both privatised, closing our gaze on the historical pre-existences of Glebe Island, its industrial soul and the view of the harbour of the city. Sport and leisure follow one another in different forms along the ocean front, establishing dynamic relationships with each other and with the latter: they intertwine and influence each other by sharing a space where different groups interact, without creating limits but borders. The rules of composition of the space follow sport’s rules: a social glue capable of establishing complex and flexible relationships.

“Se c’e della magia su questo pianeta, essa è contenuta nell’acqua” Sarà forse per tale motivo che le città di mare sono intrinsecamente legate a questo elemento, che le ha modellate e ne ha determinato la nascita e il successivo sviluppo. Il waterfront è lo spazio in-between, considerato margine delle due parti, distinto e autonomo per il ruolo che ha avuto: pur se parte integrante della città, era rilegato alle attività industriali o addirittura arginato in quanto pericoloso per le inondazioni. Nel recente passato la città ha riscoperto il suo stretto legame con il mare, visuale e paesaggistico, diventando soggetto di una rigenerazione urbana di importanza globale. Le persone sono alla ricerca del margine dell’acqua. Lo spazio oggetto della rigenerazione urbana è stato quindi inteso come qualcosa di possesso della città, identificata nella collettività della popolazione che la abita e le dà vita, uno spazio che possa essere dunque utilizzato da tutti come contenitore di dinamiche urbane che favoriscano l’integrazione. Uno spazio inclusivo che promuova la socializzazione, dedicato perciò allo sport urbano e al tempo libero, attività che permettono di coinvolgere l’intero lotto nelle dinamiche della città di Sydney. Il progetto diventa quindi un momento di riflessione circa l’importanza di tali attività all’interno di un denso tessuto residenziale privo sia di uno spazio destinato alla collettività sia di un fronte oceano, entrambi privatizzati, chiudendo lo sguardo sulle preesistenze storiche di Glebe Island, la sua anima industriale e la vista sul golfo della città. Sport e tempo libero si susseguono in diverse forme lungo il fronte dell’oceano, stabilendo tra di loro e con quest’ultimo rapporti dinamici: si intrecciano e si influenzano a vicenda condividendo uno spazio dove gruppi diversi interagiscono, senza creare limiti bensì bordi. Le regole di composizione dello spazio seguono le regole dello sport: un collante sociale capace di instaurare relazioni complesse e flessibili.