The thesis elaborate deepens the relationship that the city develops with the spaces abandoned by large unfinished projects. The reasons why these areas are waiting are manifold and are often independent from the will of the designer. Mostly external, they can involve changes at the top in the political direction of a territory, bankruptcies of construction companies, sudden changes of mind of the client, but also second thoughts by the designer, who realizes that he has made strategic errors and discovers inaccuracies such as make further redesign work necessary. In the meantime, however, the project sites continue to remain under the attentive eye of the citizens, who undergo in an extremely concrete way the abstract and “purgatory” parking in which these strips of territory are located. In fact, the phenomenon of the unfinished, including that of the aborted, has become too cumbersome, for too long turned away from the gaze of the public administration, in order not to need a new and more programmatic planning, capable of transforming the wrecks of the public defeats and speculative consequences. Too often we look at important phenomena with wrong lenses, unsuitable for understanding them. Emergency, degradation, neglect, corruption, incompetence, backwardness. There is also this, without a doubt, but there is much more, and more. At their opposite ends. Strategy, choice. Economy, drainage of public and private resources. Income production and distribution. Control of the territory and of the workforce that populates it. Management of flows, financial and migratory. Acute and long-term analysis on the functioning of power, on its maintenance. A mistake not to be made is to look at these ruins with a nostalgic passive gaze, to forget the dimension of deprivation, which occurs against the car-city, deprived of some gears necessary for its operation, and towards the citizens, for whom the “theft” of publicly owned spaces is under the eyes every day. The case studied in this thesis is the Gronda Nord, the interurban artery that would have created a fast-flowing connection from Cascina Gobba to the Certosa Station with two lanes per direction of travel. The areas concerned are basically semi-peripheral areas: located beyond the ring road, towards the municipal border, halfway between the city and the vast northern conurbations, which go without interruption far beyond the Milan area. Areas rich in abandoned industrial sites, railway yards, large amorphous and underutilized spaces without urban quality, subjected to congestion, degradation and abandonment. In these areas, urban renewal is essential: it is necessary to equip the public space with quality, to assign identities to the places, to work to strengthen the connections between the consolidated urban fabric and the large dormitory quarters of popular residential construction (Adriano, Comasina, Quarto Oggiaro), it is necessary to safeguard and requalify the ancient villages that still maintain, albeit with difficulty, an identity (Crescenzago, Gorla, Greco, Niguarda, Precotto). We must respond to the lack of services to which the inhabitants are subjected and also ensure that the ever-large East-West connection absent in the centripetal Milan structure to which we are accustomed. Once the possibility of realizing the Gronda Nord has been definitively archived, it is finally time to return these amorphous and empty spaces to the city, to give them a character that can feed on the linear continuity that distinguishes them. A great opportunity to transform this axis, which has always been an element of caesura, into a democratic space of exchange capable of uniting rather than cutting. The project was the tool used to identify a futuristic vision for these areas. Not the project in its classic sense of univocal answer to a question, but in its medium dimension of deepening different desirable visions. Very different scenarios, which share a common reading of the place, but to which they respond in a different way, involving different subjects and different quantities of material. Therefore, these are not different projects that share a functional or volumetric target, but real scenarios capable of stimulating a new interpretation of the spaces abandoned by this road that has never been realized. The goal is to create the necessary material to use at a discussion and comparison table, going to fill with the “scenarial” vision that lack of vision that for a long time has gripped that city planning greedy with data and science.

L’elaborato di tesi approfondisce il rapporto che la città sviluppa con gli spazi abbandonati dai grandi progetti incompiuti. Le ragioni per le quali queste aree restano in attesa sono molteplici e sono spesso indipendenti dalla volontà del progettista. Perlopiù esterne, possono coinvolgere cambi al vertice nella direzione politica di un territorio, fallimenti delle ditte costruttive, repentini cambi di idea del committente, ma anche ripensamenti da parte del progettista, che realizza di aver commesso degli errori strategici e vi scova delle imprecisioni tali da rendere necessario un ulteriore lavoro di riprogettazione. Nel frattempo tuttavia i siti di progetto continuano a restare sotto l’occhio attento dei cittadini, che subiscono in maniera estremamente concreta lo stazionamento astratto e “purgatoriale” in cui versano questi lembi di territorio. In effetti il fenomeno dell’incompiuto, comprendente anche quello dell’abortito, è diventato troppo ingombrante, per troppo tempo stornato dallo sguardo della pubblica amministrazione, per non necessitare di una nuova e più lungimrante progettualità programmatica, capace di trasformare in occasione i relitti delle disfatte pubbliche e degli inciuci speculativi. Troppo spesso guardiamo a fenomeni importanti con lenti sbagliate, inadatte a comprenderli. Emergenza, degrado, incuria, corruzione, incompetenza, arretratezza. C’è anche questo, senza dubbio, ma c’è molto altro, e di più. Ai loro estremi opposti. Strategia, scelta. Economia, drenaggio di risorse pubbliche e private. Produzione di reddito, e sua distribuzione. Controllo del territorio, e della forza lavoro che lo popola. Gestione dei flussi, finanziari e migratori. Analisi acuta e di lungo periodo sul funzionamento del potere, sul suo mantenimento. Un errore da non commettere è quello di guardare a queste rovine con nostalgico sguardo passivo, di dimenticarsi la dimensione della privazione, che avviene confronti della macchina-città, privata di alcuni ingranaggi necessari al suo funzionamento, e nei confronti dei cittadini, per i quali il “furto” di spazi di proprietà pubblica è sotto gli occhi tutti i giorni. Il caso oggetto di studio in questo elaborato di tesi è la Gronda Nord, l’arteria interurbana che avrebbe costuito un collegamento a scorrimento veloce da Cascina Gobba alla stazione di Certosa con due corsie per senso di marcia. Le aree interessate, sono in fondo aree semi periferiche: collocate oltre la circonvallazione, verso il confine comunale, a metà strada fra la città e le vaste conurbazioni del Nord, che si spingono senza interruzioni ben oltre il territorio milanese. Zone ricche di aree industriali dismesse, di scali ferroviari, di ampi spazi amorfi e sottoutilizzati privi di qualità urbana, soggetti a fenomeni di congestione, di degrado e abbandono. In queste aree è fondamentale un intervento di rinnovo urbano: serve dotare di qualità lo spazio pubblico, assegnare identità ai luoghi, operare per rinforzare le connessioni tra il tessuto urbano consolidato e i grandi quartieri dormitorio di edilizia residenziale popolare ( Adriano, Comasina, Quarto Oggiaro), serve salvaguardare e riqualificare gli antichi borghi che ancora mantengono, sia pure a stento, un’identità (Crescenzago, Gorla, Greco, Niguarda, Precotto). Bisogna rispondere alla carenza di servizi cui sono vittima gli abitanti ed anche garantire quel collegamento Est-Ovest sempre grande assente nella struttura della Milano centripeta cui siamo abituati. Archiviata definitivamente ogni possibilità di realizzazione della Gronda Nord, è finalmente tempo di restituire questi ampi spazi amorfi e vacui alla città, di attribuir loro un carattere che possa nutrirsi della continuità lineare che li contraddistingue. Una grandissima occasione per trasformare quest’asse, da sempre elemento di cesura, in uno spazio democratico dello scambio capace di unire piuttosto che secare. Il progetto è stato lo strumento di cui ci si è avvalsi per individuare una visione futuribile per queste aree. Non il progetto nella sua accezione classica di risposta univoca a un quesito, ma nella sua dimensione di mezzo per approfondire diverse visioni auspicabili. Scenari molto diversi tra loro, che condividono una lettura del luogo comune, ma a cui rispondono in maniera differente, coinvolgendo diversi soggetti e diverse quantità di materiale. Non si tratta quindi di progetti diversi tra loro che condividono un target funzionale o volumetrico, bensì veri e propri scenari in grado di stimolare una nuova interpretazione degli spazi abbandonati da questa strada mai realizzata. L’obiettivo è creare il materiale necessario di cui servirsi a un tavolo di discussione e di confronto, andando a riempire con la visione “scenariale” quella carenza di visione che da molto tempo attanaglia quell’urbanistica ingorda di dati e scienza.

Rigenerare le infrastrutture incompiute. Progetti esplorativi per la Gronda Nord a Milano

PAOLI, DANIELE
2018/2019

Abstract

The thesis elaborate deepens the relationship that the city develops with the spaces abandoned by large unfinished projects. The reasons why these areas are waiting are manifold and are often independent from the will of the designer. Mostly external, they can involve changes at the top in the political direction of a territory, bankruptcies of construction companies, sudden changes of mind of the client, but also second thoughts by the designer, who realizes that he has made strategic errors and discovers inaccuracies such as make further redesign work necessary. In the meantime, however, the project sites continue to remain under the attentive eye of the citizens, who undergo in an extremely concrete way the abstract and “purgatory” parking in which these strips of territory are located. In fact, the phenomenon of the unfinished, including that of the aborted, has become too cumbersome, for too long turned away from the gaze of the public administration, in order not to need a new and more programmatic planning, capable of transforming the wrecks of the public defeats and speculative consequences. Too often we look at important phenomena with wrong lenses, unsuitable for understanding them. Emergency, degradation, neglect, corruption, incompetence, backwardness. There is also this, without a doubt, but there is much more, and more. At their opposite ends. Strategy, choice. Economy, drainage of public and private resources. Income production and distribution. Control of the territory and of the workforce that populates it. Management of flows, financial and migratory. Acute and long-term analysis on the functioning of power, on its maintenance. A mistake not to be made is to look at these ruins with a nostalgic passive gaze, to forget the dimension of deprivation, which occurs against the car-city, deprived of some gears necessary for its operation, and towards the citizens, for whom the “theft” of publicly owned spaces is under the eyes every day. The case studied in this thesis is the Gronda Nord, the interurban artery that would have created a fast-flowing connection from Cascina Gobba to the Certosa Station with two lanes per direction of travel. The areas concerned are basically semi-peripheral areas: located beyond the ring road, towards the municipal border, halfway between the city and the vast northern conurbations, which go without interruption far beyond the Milan area. Areas rich in abandoned industrial sites, railway yards, large amorphous and underutilized spaces without urban quality, subjected to congestion, degradation and abandonment. In these areas, urban renewal is essential: it is necessary to equip the public space with quality, to assign identities to the places, to work to strengthen the connections between the consolidated urban fabric and the large dormitory quarters of popular residential construction (Adriano, Comasina, Quarto Oggiaro), it is necessary to safeguard and requalify the ancient villages that still maintain, albeit with difficulty, an identity (Crescenzago, Gorla, Greco, Niguarda, Precotto). We must respond to the lack of services to which the inhabitants are subjected and also ensure that the ever-large East-West connection absent in the centripetal Milan structure to which we are accustomed. Once the possibility of realizing the Gronda Nord has been definitively archived, it is finally time to return these amorphous and empty spaces to the city, to give them a character that can feed on the linear continuity that distinguishes them. A great opportunity to transform this axis, which has always been an element of caesura, into a democratic space of exchange capable of uniting rather than cutting. The project was the tool used to identify a futuristic vision for these areas. Not the project in its classic sense of univocal answer to a question, but in its medium dimension of deepening different desirable visions. Very different scenarios, which share a common reading of the place, but to which they respond in a different way, involving different subjects and different quantities of material. Therefore, these are not different projects that share a functional or volumetric target, but real scenarios capable of stimulating a new interpretation of the spaces abandoned by this road that has never been realized. The goal is to create the necessary material to use at a discussion and comparison table, going to fill with the “scenarial” vision that lack of vision that for a long time has gripped that city planning greedy with data and science.
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
6-giu-2020
2018/2019
L’elaborato di tesi approfondisce il rapporto che la città sviluppa con gli spazi abbandonati dai grandi progetti incompiuti. Le ragioni per le quali queste aree restano in attesa sono molteplici e sono spesso indipendenti dalla volontà del progettista. Perlopiù esterne, possono coinvolgere cambi al vertice nella direzione politica di un territorio, fallimenti delle ditte costruttive, repentini cambi di idea del committente, ma anche ripensamenti da parte del progettista, che realizza di aver commesso degli errori strategici e vi scova delle imprecisioni tali da rendere necessario un ulteriore lavoro di riprogettazione. Nel frattempo tuttavia i siti di progetto continuano a restare sotto l’occhio attento dei cittadini, che subiscono in maniera estremamente concreta lo stazionamento astratto e “purgatoriale” in cui versano questi lembi di territorio. In effetti il fenomeno dell’incompiuto, comprendente anche quello dell’abortito, è diventato troppo ingombrante, per troppo tempo stornato dallo sguardo della pubblica amministrazione, per non necessitare di una nuova e più lungimrante progettualità programmatica, capace di trasformare in occasione i relitti delle disfatte pubbliche e degli inciuci speculativi. Troppo spesso guardiamo a fenomeni importanti con lenti sbagliate, inadatte a comprenderli. Emergenza, degrado, incuria, corruzione, incompetenza, arretratezza. C’è anche questo, senza dubbio, ma c’è molto altro, e di più. Ai loro estremi opposti. Strategia, scelta. Economia, drenaggio di risorse pubbliche e private. Produzione di reddito, e sua distribuzione. Controllo del territorio, e della forza lavoro che lo popola. Gestione dei flussi, finanziari e migratori. Analisi acuta e di lungo periodo sul funzionamento del potere, sul suo mantenimento. Un errore da non commettere è quello di guardare a queste rovine con nostalgico sguardo passivo, di dimenticarsi la dimensione della privazione, che avviene confronti della macchina-città, privata di alcuni ingranaggi necessari al suo funzionamento, e nei confronti dei cittadini, per i quali il “furto” di spazi di proprietà pubblica è sotto gli occhi tutti i giorni. Il caso oggetto di studio in questo elaborato di tesi è la Gronda Nord, l’arteria interurbana che avrebbe costuito un collegamento a scorrimento veloce da Cascina Gobba alla stazione di Certosa con due corsie per senso di marcia. Le aree interessate, sono in fondo aree semi periferiche: collocate oltre la circonvallazione, verso il confine comunale, a metà strada fra la città e le vaste conurbazioni del Nord, che si spingono senza interruzioni ben oltre il territorio milanese. Zone ricche di aree industriali dismesse, di scali ferroviari, di ampi spazi amorfi e sottoutilizzati privi di qualità urbana, soggetti a fenomeni di congestione, di degrado e abbandono. In queste aree è fondamentale un intervento di rinnovo urbano: serve dotare di qualità lo spazio pubblico, assegnare identità ai luoghi, operare per rinforzare le connessioni tra il tessuto urbano consolidato e i grandi quartieri dormitorio di edilizia residenziale popolare ( Adriano, Comasina, Quarto Oggiaro), serve salvaguardare e riqualificare gli antichi borghi che ancora mantengono, sia pure a stento, un’identità (Crescenzago, Gorla, Greco, Niguarda, Precotto). Bisogna rispondere alla carenza di servizi cui sono vittima gli abitanti ed anche garantire quel collegamento Est-Ovest sempre grande assente nella struttura della Milano centripeta cui siamo abituati. Archiviata definitivamente ogni possibilità di realizzazione della Gronda Nord, è finalmente tempo di restituire questi ampi spazi amorfi e vacui alla città, di attribuir loro un carattere che possa nutrirsi della continuità lineare che li contraddistingue. Una grandissima occasione per trasformare quest’asse, da sempre elemento di cesura, in uno spazio democratico dello scambio capace di unire piuttosto che secare. Il progetto è stato lo strumento di cui ci si è avvalsi per individuare una visione futuribile per queste aree. Non il progetto nella sua accezione classica di risposta univoca a un quesito, ma nella sua dimensione di mezzo per approfondire diverse visioni auspicabili. Scenari molto diversi tra loro, che condividono una lettura del luogo comune, ma a cui rispondono in maniera differente, coinvolgendo diversi soggetti e diverse quantità di materiale. Non si tratta quindi di progetti diversi tra loro che condividono un target funzionale o volumetrico, bensì veri e propri scenari in grado di stimolare una nuova interpretazione degli spazi abbandonati da questa strada mai realizzata. L’obiettivo è creare il materiale necessario di cui servirsi a un tavolo di discussione e di confronto, andando a riempire con la visione “scenariale” quella carenza di visione che da molto tempo attanaglia quell’urbanistica ingorda di dati e scienza.
Tesi di laurea Magistrale
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