It is often believed that designing is study and analysis totally based on a logical and rigorous methodology. All the design projects of the Rationalist Era, all the schemes and rules that still today designers try to follow to develop a clear and functional design where ambiguity is completely denied, they are all proofs of that belief. However, rigorous design from a strict system which is not open to THE field of possibilities is not the only way to “good design”. Taking in consideration the “idea of openness”, brought up for the first time by Eco, I will show how indefiniteness and uncertainty have been new sources of inspiration in the Arts. Especially with regards to Dance, there has been a transition from the stylistic rigor of ballet to free, modern and post-modern dance. Leaving behind rigid structures and schemes, a new understanding of the dancing body emerged. A body in which the expression (previously cancelled by the rational design) becomes the main driving force and creates the content form. By closing the gap between dancer/choreographer and audience, a positive and enhancing complexity has been created. Comparing dance and design, I will argue that uncertainty can be a resourceful tool for the designer, who from “director” turns into a facilitator. The “designer facilitator” is open to the possibility through the co-design and incorporation of “the other” in the design process. Taking advantage of every participant experience, which represent the unexpected elements able to create inventiveness and multiplicity, a collective resolution of problems can be reached, every time in new and different ways. To conclude, in dancing and in the other Arts, uncertainty is able to create new scenarios and new ways of expressing the self, likewise in designing uncertainty generates a fruitful complexity which opens up to the field of possibilities and the production of new values, useful not only the designer but for the entire community.

Si pensa spesso che la progettazione dipenda solo da uno studio e un’analisi progettuale totalmente improntata su una metodologia logica e rigorosa: ne sono un esempio tutti i progetti di design dell’epoca razionalistica e tutti quegli schemi e quelle regole che tuttora ogni designer tenta di seguire per generare una progettazione chiara e funzionale, dove l’indeterminazione viene del tutto rinnegata. Ma pensare che il design rigoroso, dal sistema chiuso e non aperto alla possibilità sia l’unico modo per avere del “buon design”, credo non sia corretto. Analizzando il concetto di apertura messo in questione per la prima volta da Eco, ho voluto dimostrare come l’indeterminazione, l’incertezza siano state nuova fonte di inventiva nel campo delle diverse Arti, soprattutto per quanto riguarda la danza, che dal rigore stilistico del balletto si è tramutata in quella che è la danza libera e la modern e post – modern dance successivamente, dove il liberarsi da strutture e schemi rigidi, ha portato ad una nuova concezione del corpo danzante, in cui l’espressione (da sempre annullata nella progettazione razionale) diventa forza motrice e genera la forma del contenuto, e attraverso l’annullamento del divario esistente tra danzatore/coreografo e spettatore, capace di creare complessità, una complessità del tutto positiva e valorizzante. Allo stesso modo, facendo un paragone tra la danza e il design, affermo come l’indeterminazione può diventare elemento utile per il designer che da “direttore” nel campo progettuale si tramuta in facilitatore, in grado di favorire ed aprirsi alla possibilità attraverso la co-progettazione e l’inglobamento dell’Altro nel processo progettuale. Si sfrutta così l’esperienza di ogni partecipante come “elemento inaspettato” in grado di generare inventiva e molteplicità e permettendo così la risoluzione partecipata di problemi, in modo sempre differente e nuovo. Concludo affermando che, così come nella danza e nelle altre Arti, l’indeterminazione è in grado di generare nuovi scenari e nuovi modi d’esprimersi in grado di valorizzare la produzione, allo stesso modo nel design l’indeterminazione genera una complessità feconda, che si apre al campo delle possibilità e della produzione di nuovo valore, utile non solo per il progettista ma per l’intera comunità.

Design : apertura è possibilità. Analisi dell'indeterminazione come strumento generatore della possibilità nel design, partendo dallo studio della danza libera

PANZAREA, ELISABETTA
2018/2019

Abstract

It is often believed that designing is study and analysis totally based on a logical and rigorous methodology. All the design projects of the Rationalist Era, all the schemes and rules that still today designers try to follow to develop a clear and functional design where ambiguity is completely denied, they are all proofs of that belief. However, rigorous design from a strict system which is not open to THE field of possibilities is not the only way to “good design”. Taking in consideration the “idea of openness”, brought up for the first time by Eco, I will show how indefiniteness and uncertainty have been new sources of inspiration in the Arts. Especially with regards to Dance, there has been a transition from the stylistic rigor of ballet to free, modern and post-modern dance. Leaving behind rigid structures and schemes, a new understanding of the dancing body emerged. A body in which the expression (previously cancelled by the rational design) becomes the main driving force and creates the content form. By closing the gap between dancer/choreographer and audience, a positive and enhancing complexity has been created. Comparing dance and design, I will argue that uncertainty can be a resourceful tool for the designer, who from “director” turns into a facilitator. The “designer facilitator” is open to the possibility through the co-design and incorporation of “the other” in the design process. Taking advantage of every participant experience, which represent the unexpected elements able to create inventiveness and multiplicity, a collective resolution of problems can be reached, every time in new and different ways. To conclude, in dancing and in the other Arts, uncertainty is able to create new scenarios and new ways of expressing the self, likewise in designing uncertainty generates a fruitful complexity which opens up to the field of possibilities and the production of new values, useful not only the designer but for the entire community.
ARC III - Scuola del Design
6-giu-2020
2018/2019
Si pensa spesso che la progettazione dipenda solo da uno studio e un’analisi progettuale totalmente improntata su una metodologia logica e rigorosa: ne sono un esempio tutti i progetti di design dell’epoca razionalistica e tutti quegli schemi e quelle regole che tuttora ogni designer tenta di seguire per generare una progettazione chiara e funzionale, dove l’indeterminazione viene del tutto rinnegata. Ma pensare che il design rigoroso, dal sistema chiuso e non aperto alla possibilità sia l’unico modo per avere del “buon design”, credo non sia corretto. Analizzando il concetto di apertura messo in questione per la prima volta da Eco, ho voluto dimostrare come l’indeterminazione, l’incertezza siano state nuova fonte di inventiva nel campo delle diverse Arti, soprattutto per quanto riguarda la danza, che dal rigore stilistico del balletto si è tramutata in quella che è la danza libera e la modern e post – modern dance successivamente, dove il liberarsi da strutture e schemi rigidi, ha portato ad una nuova concezione del corpo danzante, in cui l’espressione (da sempre annullata nella progettazione razionale) diventa forza motrice e genera la forma del contenuto, e attraverso l’annullamento del divario esistente tra danzatore/coreografo e spettatore, capace di creare complessità, una complessità del tutto positiva e valorizzante. Allo stesso modo, facendo un paragone tra la danza e il design, affermo come l’indeterminazione può diventare elemento utile per il designer che da “direttore” nel campo progettuale si tramuta in facilitatore, in grado di favorire ed aprirsi alla possibilità attraverso la co-progettazione e l’inglobamento dell’Altro nel processo progettuale. Si sfrutta così l’esperienza di ogni partecipante come “elemento inaspettato” in grado di generare inventiva e molteplicità e permettendo così la risoluzione partecipata di problemi, in modo sempre differente e nuovo. Concludo affermando che, così come nella danza e nelle altre Arti, l’indeterminazione è in grado di generare nuovi scenari e nuovi modi d’esprimersi in grado di valorizzare la produzione, allo stesso modo nel design l’indeterminazione genera una complessità feconda, che si apre al campo delle possibilità e della produzione di nuovo valore, utile non solo per il progettista ma per l’intera comunità.
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/165080