Upcycling urban fabric : proposal for renovation of Lodi's ex-Consorzio Agrario

The focus of the thesis matures around the challenges related to the integration of a dismissed Industrial site in its city’s fabric. Enrooted in the nerve of Lodi’s train station and major transportation hub area, the project presumes to deliver actions in the territory in order facilitate a dialogue in between the ex- Consorzio Agrario and the different realities inherent to the local context it´s set in. Created in the early 900’s and having led for at least a century many of the operations associated to the vibrant Agricultural enterprise in the region, the Union ceased activities in the premises when the facilities started to be incompatible and obsolete with regards to the new demands and technologies. As a result, the site of the Historic Consorzio stands now on uncertain grounds; eradicated from its utilitarian dimensions, ripped off from its vital organs, hostage in an evolving process of decay and finally reduced to a state of “petrified nature”. The “third landscape” by Gilles Clément, or “terrain vague” by Ignasi de Solá-Morales, talk about “oversights in the landscape that are mentally exterior in the physical interior of the city”; though remind us the power that runs silently within them. Their diverse, ambiguous and somehow rebellious character disrupt the otherwise homogenous formation of the city. They are the “Heterotopias” as Michel Foucault explains, where “all the other real sites that can be found within the culture are simultaneously represented, contested and inverted”. Ignasi de Solá-Morales with the “terrain vague” further exalts their paradoxical combination of “vacancy with freedom and absence with possibility”. As Marc Augé explains in “Oblivion”, these abandoned wastelands, areas apparently free from a precise destination, surround the cities they penetrate, digging into zones of uncertainty. They are spaces on hold, which at times vaguely, awake the memory. Bring to life the temptation of the past and the future. Today the mystique of these dormant places is dominated by their anachronism. Against all evidence, they are the scene of uncertainty. Toward the present, underline the presence still palpable of a neglected past. Something can be achieved there; their own incompleteness encloses a promise. In the frame of the actual conditions, the project for the ex- Consorzio Agrario reconsiders the fate of these structures by understanding that there is still an intrinsic value in their presence and a looks for a narrative that will find space for their existence. The project specifically targets the “space in between”, those conflicting gaps where the city comes to terms with the presence of the ex- Consorzio Agrario. Those in charge of setting distance with this uncomfortable presence, or instead capable and with the power to penetrate and incorporate this place into the structure of the city and its vitality. For us it is all about the public space, the bonding element that will potentially articulate and bring back a form of livelihood to the ex- Consorzio, allowing it to find a new role in the ambulation of the urban scenario. Working on this direction, preserving the buildings as much as possible, while focusing on the urban voids and public spaces spread between them, we hope to frame our project within the views of Bernardo Secchi in his work “Progetto di suolo”. Shifting our attention from the buildings to the ground, the surface that runs along and in between them, and which as he mentions, “should not be denied or reduced to mere technical space". Instead, the “project of the space between things” finds on this ground, the space where a view of togetherness takes shape in the city and where the expressions of civil life are exposed.

L'obiettivo della tesi si sviluppa attorno alle difficoltá relative all'integrazione di un complesso industriale abbandonato nel cuore della cittá. Situato in un punto nevralgico in prossimitá della stazione ferroviaria di Lodi e nel principale snodo di trasporti, questo progetto mira a intervenire apportando trasformazioni sostanziali con il proposito di facilitare il dialogo tra l'ex- Consorzio Agrario e le diverse realtá del contesto locale. Inaugurato nei primi del 900 e dopo aver affiancato per almeno un secolo molte delle operazioni associate all’intensa attivitá agricola della regione, il Consorzio ha cessato tutte le proprie attivitá all’interno del complesso. Una delle cause era la incompatibilitá delle infrastrutture, che risultavano obsolete rispetto alle nuove tecnologie e necessitá dell’epoca. Come risultato lo storico complesso del Consorzio si trova ora nell’incertezza. Sradicato del suo scopo utilitario, strappati i suoi organi vitali e tenuto ostaggio di un progressivo stato di decadenza, risulta ora definitivamente ridotto a uno stato di "Natura Pietrificata", come una presenza fossile nel paesaggio della cittá. Luoghi abbandonati dall’uomo, nel “Terzo paesaggio” di Gilles Clément, come nell’opera di Ignasi de Solá- Morales “Terrain Vague”, ci parlano di “luoghi esterni, strani luoghi esclusi dagli effettivi circuiti produttivi della cittá”, “territori dell’abbandono”, organismi di frontiera e confine, di distacco e di mediazione tra quartieri consolidati e diverse realtá, che peró allo stesso tempo si rivelano inaspettati serbatoi di risorse e potenzialitá impensate. Il loro carattere diverso, ambiguo e in qualche maniera ribelle interrompe quella che altrimenti sarebbe la formazione omogenea della cittá. Si tratta di spazi “Eterotopici”, come ci spiega Michel Foucault, che hanno “la particolare caratteristica di essere connessi a tutti gli altri spazi, ma in modo tale da sospendere, neutralizzare o invertire l’insieme dei rapporti che essi stessi disegnano, riflettono o rispecchiano”. “Des espaces autres”. Ignasi de Solá- Morales esalta “la relazione tra l’assenza di utilizzazione e il sentimento di libertá, come carattere fondamentale per cogliere tutta la potenza evocatrice e paradossale del “Terrain vague” nella percezione della cittá contemporanea”. “Il vuoto e l’assenza, ma anche la speranza, lo spazio del possibile”. Come Marc Augé vuole spiegarci in "Rovine e macerie"; "terreni incolti, abbandonati, aree apparentemente prive di una destinazione precisa, circondano la cittá nella quale si infiltrano scavando delle zone di incertezza. Sono spazi in attesa che, talvolta un pó vagamente, risvegliano anche i ricordi. Ridestano la tentazione del passato e del futuro. Oggi il fascino di questi luoghi in attesa dipende dal loro anacronismo. Contro l'evidenza essi mettono in scena l'incertezza. Contro il presente, sottolineano la presenza ancora palpabile di un passato perduto. In questi spazi si puó fare qualcosa; la loro incompiutezza contiene una promessa". Nella cornice delle attuali condizioni, il progetto dell'ex- Consorzio Agrario riconsidera l'utilitá di queste strutture riconoscendo il valore intrinseco e vitale della loro presenza e narrativa, per dare spazio alla loro esistenza. Il nostro progetto mira specificamente agli "spazi tra le cose", quegli spazi di conflitto dove la cittá entra in contatto dialettico con la presenza dell'ex- Consorzio Agrario. Quelle pause tra la cittá e le scomode presenze capaci invece di incidere nel processo di integrazione della struttura stessa della cittá e della la sua forza vitale. Per noi ció che é di fondamentale importanza é il tema dello spazio pubblico, il collante che potenzialmente ripristinerá la vitalitá dell’ex- Consorzio Agrario, permettendogli di trovare un nuovo ruolo nelle dinamiche dello scenario urbano. Lavorando in questa direzione, preservando gli edifici il piú possibile e allo stesso tempo concentrando l'attenzione sui vuoti urbani e gli spazi pubblici presenti nelle immediate vicinanze, vogliamo utilizzare la strategia illustrata da Bernardo Secchi in "Progetto di suolo". Spostando la nostra attenzione dagli edifici al suolo, quella superficie che li circonda e li permea e che, come lui stesso spiega, “non puó essere ridotta a puro spazio tecnico". Invece il "Progetto tra le cose" trova in questo contesto il proprio spazio, dove una visione "di insieme" prende corpo nella cittá per ospitare le espressioni di una vita civile.