The object of the research is the Piccapietra district, built in the second half of the 20th Century after the almost complete demolition of the old medieval area. Despite the episode of Piccapietra had involved well-known architects and defines today again the city centre, its history has not been studied yet. Moreover, the fact that today Piccapietra presents some conservation problems (e.g. unjustified modifications, transformations of intended use, etc) makes even more necessary the comprehension of mechanisms and cultural debate that led to its construction. Therefore, the aim of the research is to piece together events, protagonists, debate about Piccapietra demolition and construction, to investigate the urban and architectural features of new district, and to focus on conservation problems and possible advantages implied within a protection program. This research adds a piece of knowledge not only to city transformations history in late Twentieth Century, but also to conservation history in Italy, with which Piccapietra episode is actually connected. The analysis of Piccapietra's history has allowed to build a body of knowledge that could be useful for possible future neighborhood redevelopment, which is nowadays a black hole in the city center, evidence of a complex cultural and political season. A local history therefore, which actually represents a national one, whose products remain today as dots in our cities and for which it is necessary to imagine a new role in urban balances.

L’oggetto della ricerca è il quartiere di Piccapietra, situato nel centro di Genova e costruito nella seconda metà del Novecento, demolendo una vasta porzione di centro storico. Questa parte di città era infatti occupata dal colle di Piccapietra, su cui sorgeva l’omonimo quartiere di origine medievale, che dalla fine dell’Ottocento venne incluso in numerosi piani per il ridisegno della città “moderna” che prevedevano la totale demolizione del tessuto edilizio e lo splateamento del colle. Il Piano Particolareggiato che definì il nuovo assetto di Piccapietra venne compilato dall’Ufficio Tecnico comunale coadiuvato da una Commissione consultiva formata da Franco Albini, Eugenio Fuselli e Mario Pucci. La progettazione dei singoli edifici, invece, venne affidata ad alcune delle figure chiave della cultura architettonica italiana del Novecento, tra cui lo stesso Albini, Robaldo Morozzo della Rocca, Luigi Vietti e altri. Nonostante ciò, il quartiere nella sua configurazione “moderna” non ha conosciuto una particolare fortuna critica, né da parte dei suoi contemporanei, né della letteratura odierna, benché venga riconosciuta la validità di qualche circoscritto episodio architettonico. Il mancato riconoscimento di questo luogo sia in quanto espressione di un particolare momento culturale della storia locale e nazionale, sia in quanto insieme di singole narrazioni architettoniche, ha in parte contribuito alla mancanza di uno strumento normativo che regolasse gli interventi sugli edifici. Parallelamente alla diffusione di un degrado urbano dovuto all’aggiornamento delle condizioni abitative, di commercio e di lavoro della città odierna, sono stati infatti eseguiti interventi di sostituzione parziale o totale della materia, in nome di una riqualificazione tecnologica o “estetica”. Inoltre, la scelta operata dai diversi attori del dibattito dell’epoca (cittadini, enti, associazioni e professionisti) di sacrificare Piccapietra, vasta porzione di centro storico medievale in nome del progresso, in un momento in cui il dibattito del mondo architettonico e di quello della conservazione stava formulando un pensiero condiviso sulla tutela del centro storico in quanto unicum, poneva alcuni interessanti quesiti su quale fosse il grado di permeabilità della Genova del dopoguerra al dibattito nazionale. Indagare la vicenda di Piccapietra significava perciò tentare di ricostruire in che modo si fosse modificato il rapporto con la “città vecchia” dalla fine dell’Ottocento fino agli anni Sessanta del Novecento, in un momento in cui il dibattito sulla conservazione dei centri storici stava animando i luoghi della cultura nazionale. Si palesava la necessità quindi di indagare questo caso non solo in quanto episodio fondamentale ma poco indagato della storia locale, ma anche come testimonianza del rapporto tra la società (e l’architettura in quanto espressione di questa società) e la storia.

Genova e la città antica nel Secondo dopoguerra, tra innovazione e conservazione. Il caso di Piccapietra (1945-1975)

REPETTI, CAMILLA

Abstract

The object of the research is the Piccapietra district, built in the second half of the 20th Century after the almost complete demolition of the old medieval area. Despite the episode of Piccapietra had involved well-known architects and defines today again the city centre, its history has not been studied yet. Moreover, the fact that today Piccapietra presents some conservation problems (e.g. unjustified modifications, transformations of intended use, etc) makes even more necessary the comprehension of mechanisms and cultural debate that led to its construction. Therefore, the aim of the research is to piece together events, protagonists, debate about Piccapietra demolition and construction, to investigate the urban and architectural features of new district, and to focus on conservation problems and possible advantages implied within a protection program. This research adds a piece of knowledge not only to city transformations history in late Twentieth Century, but also to conservation history in Italy, with which Piccapietra episode is actually connected. The analysis of Piccapietra's history has allowed to build a body of knowledge that could be useful for possible future neighborhood redevelopment, which is nowadays a black hole in the city center, evidence of a complex cultural and political season. A local history therefore, which actually represents a national one, whose products remain today as dots in our cities and for which it is necessary to imagine a new role in urban balances.
GIAMBRUNO, MARIA CRISTINA
8-apr-2020
Genoa and the ancient city during the Second Postwar period, between innovation and conservation. The Piccapietra case (1945-1975)
L’oggetto della ricerca è il quartiere di Piccapietra, situato nel centro di Genova e costruito nella seconda metà del Novecento, demolendo una vasta porzione di centro storico. Questa parte di città era infatti occupata dal colle di Piccapietra, su cui sorgeva l’omonimo quartiere di origine medievale, che dalla fine dell’Ottocento venne incluso in numerosi piani per il ridisegno della città “moderna” che prevedevano la totale demolizione del tessuto edilizio e lo splateamento del colle. Il Piano Particolareggiato che definì il nuovo assetto di Piccapietra venne compilato dall’Ufficio Tecnico comunale coadiuvato da una Commissione consultiva formata da Franco Albini, Eugenio Fuselli e Mario Pucci. La progettazione dei singoli edifici, invece, venne affidata ad alcune delle figure chiave della cultura architettonica italiana del Novecento, tra cui lo stesso Albini, Robaldo Morozzo della Rocca, Luigi Vietti e altri. Nonostante ciò, il quartiere nella sua configurazione “moderna” non ha conosciuto una particolare fortuna critica, né da parte dei suoi contemporanei, né della letteratura odierna, benché venga riconosciuta la validità di qualche circoscritto episodio architettonico. Il mancato riconoscimento di questo luogo sia in quanto espressione di un particolare momento culturale della storia locale e nazionale, sia in quanto insieme di singole narrazioni architettoniche, ha in parte contribuito alla mancanza di uno strumento normativo che regolasse gli interventi sugli edifici. Parallelamente alla diffusione di un degrado urbano dovuto all’aggiornamento delle condizioni abitative, di commercio e di lavoro della città odierna, sono stati infatti eseguiti interventi di sostituzione parziale o totale della materia, in nome di una riqualificazione tecnologica o “estetica”. Inoltre, la scelta operata dai diversi attori del dibattito dell’epoca (cittadini, enti, associazioni e professionisti) di sacrificare Piccapietra, vasta porzione di centro storico medievale in nome del progresso, in un momento in cui il dibattito del mondo architettonico e di quello della conservazione stava formulando un pensiero condiviso sulla tutela del centro storico in quanto unicum, poneva alcuni interessanti quesiti su quale fosse il grado di permeabilità della Genova del dopoguerra al dibattito nazionale. Indagare la vicenda di Piccapietra significava perciò tentare di ricostruire in che modo si fosse modificato il rapporto con la “città vecchia” dalla fine dell’Ottocento fino agli anni Sessanta del Novecento, in un momento in cui il dibattito sulla conservazione dei centri storici stava animando i luoghi della cultura nazionale. Si palesava la necessità quindi di indagare questo caso non solo in quanto episodio fondamentale ma poco indagato della storia locale, ma anche come testimonianza del rapporto tra la società (e l’architettura in quanto espressione di questa società) e la storia.
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