When newspapers, magazines, and museums start using headlines such as "She's Wearing My Chair" or "Dangerous Liaisons: Fashion and Furniture in the 18th Century" it is clear that we can no longer think of confining designers within the limits of the traditional fields of fashion design, interior design, architecture or graphics. In fact, a look at more or less recent history reveals a past full of examples of cross-fertilization between the different fields of design: from the Victorian age, in which the relationship between interior design and fashion emerges through art, through the experiences gained within Art Nouveau and Art Déco, to the 1980s, when fashion designers such as Ralph Lauren, Calvin Klein and Donna Karan began to successfully market lines for interior decoration. Subsequently, many fashion brands have developed their own line of objects and furnishing accessories; with companies in the home and furnishing field providing the infrastructure and expertise, the partnerships have proved to be mutually beneficial. However, most of the time these collaborations aim only at the aesthetics of the product and style, without worrying about hybridizing design methodologies and production practices between one sector and the other. Therefore, in this thesis work, it was decided to reverse the paradigm, imagining a future scenario in which IKEA, a large and structured company in the furniture field, launches its own clothing line. Keeping faith with the two main characteristics of the Swedish company's products, i.e. the 'knock-down' function, which allows them to be assembled, and the special 'flat-pack' function, i.e. the possibility of packing the item in small packages, the garments in the collection are designed to be sold in 'parts' that can then be assembled by the end-user without the need for seams.

Quando nei giornali, nei periodici e nei musei si inizia ad usare titoli come “She's Wearing My Chair" o "Dangerous Liaisons: Fashion and Furniture in the 18th Century" è chiaro che non si può più pensare di confinare i progettisti nei limiti delle tradizionali discipline del design della moda, degli interni, dell'architettura o della grafica. In realtà, uno sguardo alla storia più o meno recente, rivela un passato ricco di esempi di cross-fertilization tra i diversi campi del design: dall’età vittoriana, in cui la relazione tra interior design e moda emerge attraverso l’arte, passando per l’esperienze maturate all’interno dell’Art Nouveau e l’Art Déco, fino ad arrivare agli anni Ottanta, in cui fashion designer come Ralph Lauren, Calvin Klein e Donna Karan hanno iniziato a commercializzare con successo linee per la decorazione d’interni. Successivamente, molti fashion brand hanno sviluppato la propria linea di oggetti e complementi d’arredo; con le aziende del settore casalingo e dell’arredamento che forniscono le infrastrutture e le competenze, le partnership si sono dimostrate reciprocamente vantaggiose. Tuttavia, queste collaborazioni il più delle volte mirano solo all’estetica del prodotto, alla tecnologia a tutti i costi, allo stilismo, senza preoccuparsi fino in fondo di ibridare metodologie progettuali e pratiche produttive tra un settore e l’altro. Pertanto, in questo lavoro di tesi, si è deciso di invertire il paradigma, immaginando uno scenario futuribile in cui IKEA, grande e strutturata realtà del settore dell’arredamento, lanci la propria linea di abbigliamento. Tenendo fede alle due caratteristiche principali dei prodotti dell’azienda svedese, ovvero la funzione ‘knock-down’, cioè quella che ne permette il montaggio, e il particolare ‘flat pack’, ovvero la possibilità di imballare l’oggetto in pacchi poco ingombranti, i capi della collezione sono progettati per essere venduti in “parti” che possono poi essere assemblate dall’utente finale senza bisogno di cuciture.

Beyond four walls. Una proposta di progettazione del prodotto moda secondo i principi del design democratico

Pizzo, Federico
2019/2020

Abstract

When newspapers, magazines, and museums start using headlines such as "She's Wearing My Chair" or "Dangerous Liaisons: Fashion and Furniture in the 18th Century" it is clear that we can no longer think of confining designers within the limits of the traditional fields of fashion design, interior design, architecture or graphics. In fact, a look at more or less recent history reveals a past full of examples of cross-fertilization between the different fields of design: from the Victorian age, in which the relationship between interior design and fashion emerges through art, through the experiences gained within Art Nouveau and Art Déco, to the 1980s, when fashion designers such as Ralph Lauren, Calvin Klein and Donna Karan began to successfully market lines for interior decoration. Subsequently, many fashion brands have developed their own line of objects and furnishing accessories; with companies in the home and furnishing field providing the infrastructure and expertise, the partnerships have proved to be mutually beneficial. However, most of the time these collaborations aim only at the aesthetics of the product and style, without worrying about hybridizing design methodologies and production practices between one sector and the other. Therefore, in this thesis work, it was decided to reverse the paradigm, imagining a future scenario in which IKEA, a large and structured company in the furniture field, launches its own clothing line. Keeping faith with the two main characteristics of the Swedish company's products, i.e. the 'knock-down' function, which allows them to be assembled, and the special 'flat-pack' function, i.e. the possibility of packing the item in small packages, the garments in the collection are designed to be sold in 'parts' that can then be assembled by the end-user without the need for seams.
ARC III - Scuola del Design
24-lug-2020
2019/2020
Quando nei giornali, nei periodici e nei musei si inizia ad usare titoli come “She's Wearing My Chair" o "Dangerous Liaisons: Fashion and Furniture in the 18th Century" è chiaro che non si può più pensare di confinare i progettisti nei limiti delle tradizionali discipline del design della moda, degli interni, dell'architettura o della grafica. In realtà, uno sguardo alla storia più o meno recente, rivela un passato ricco di esempi di cross-fertilization tra i diversi campi del design: dall’età vittoriana, in cui la relazione tra interior design e moda emerge attraverso l’arte, passando per l’esperienze maturate all’interno dell’Art Nouveau e l’Art Déco, fino ad arrivare agli anni Ottanta, in cui fashion designer come Ralph Lauren, Calvin Klein e Donna Karan hanno iniziato a commercializzare con successo linee per la decorazione d’interni. Successivamente, molti fashion brand hanno sviluppato la propria linea di oggetti e complementi d’arredo; con le aziende del settore casalingo e dell’arredamento che forniscono le infrastrutture e le competenze, le partnership si sono dimostrate reciprocamente vantaggiose. Tuttavia, queste collaborazioni il più delle volte mirano solo all’estetica del prodotto, alla tecnologia a tutti i costi, allo stilismo, senza preoccuparsi fino in fondo di ibridare metodologie progettuali e pratiche produttive tra un settore e l’altro. Pertanto, in questo lavoro di tesi, si è deciso di invertire il paradigma, immaginando uno scenario futuribile in cui IKEA, grande e strutturata realtà del settore dell’arredamento, lanci la propria linea di abbigliamento. Tenendo fede alle due caratteristiche principali dei prodotti dell’azienda svedese, ovvero la funzione ‘knock-down’, cioè quella che ne permette il montaggio, e il particolare ‘flat pack’, ovvero la possibilità di imballare l’oggetto in pacchi poco ingombranti, i capi della collezione sono progettati per essere venduti in “parti” che possono poi essere assemblate dall’utente finale senza bisogno di cuciture.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/165254