The project began with the desire to investigate what “urbanity” means, and what it means to be contemporary within the consolidated urban landscape. The decision to design a public building in Madrid – a School of Performing Arts – was the challenge to try to understand what form a building for the city should take today, in a context in which formal, historical, sociological, economic aspects are joined together and stratified. The choice of the area, for the particular position in which it is located and for its specific morphology, has triggered a process of study of the form that has resulted in the rediscovery of the history of that peculiar piece of the city: "can a haphazard assemblage of buildings, each conceived in isolation, and expressing nothing but its own immediate purpose", as Trystan Edwards ('Good and Bad Manners in Architecture', 1924) wrote, has developed over time, what is its value? The rediscovery of an “old landscape” that recently populated the area, made up of medium and small volumes in buildings that housed very different programs, suggests an operation and an answer to those questions that are as unexpected as they are convincing: the reconstruction through a single material of that landscape, stripped of ornaments and decorations, evokes the history of a place through shapes, structures, typologies, which stimulates a spatial approach rather than a functional one. Starting therefore from that rediscovered typological abacus, from that collection of rooms, from that succession of full and empty spaces, our operation wants to be unitary - it responds to a single program - and contemporary - it responds to a new use for those same spaces and formally modifies that set of buildings -, not guaranteed by the mere reconstruction of pre-existence. The domesticity of the inherited spaces is flanked by the design of three spaces, which take on a new character and a new scale, conceived as flexible classrooms: thus, the evident discontinuity of these three rooms, which are distinguished by the addition of a new roof, is intended to be a balanced counterpart to the whole of the rooms, cohesive in material, unified by the new program.

Il progetto nasce dalla volontà di indagare cosa significhi “urbanità”, e cosa voglia dire essere contemporanei all’interno del paesaggio urbano consolidato. La scelta di progettare un edificio pubblico a Madrid – una Scuola d’Arti Performative – ha voluto essere una sfida per tentare di comprendere quale forma debba assumere, oggi, un edificio per la città, in un contesto in cui si sommano e si stratificano aspetti formali, storici, sociologici, economici. La scelta dell’area, per la particolare posizione in cui si trova e per la sua specifica morfologia, ha innescato un processo di studio della forma che è sfociato in una riscoperta della storia di quel pezzo di città: "come questo insieme casuale di edifici, ognuno concepito singolarmente, ed espressivo nient’altro che la sua funzione immediata", come scriveva Trystan Edwards ('Good and Bad Manners in Architecture', 1924) si è sviluppato nel tempo, qual è il suo valore? La riscoperta di un “paesaggio vecchio” che popolava l’area fino ad alcuni anni fa, fatto di volumi ed edifici più e meno piccoli che accoglievano funzioni tra loro molto diverse, suggerisce un’operazione e una risposta a quegli interrogativi tanto inaspettata quanto convincente: la ricostruzione attraverso un unico materiale di quel paesaggio, spogliato di ornamenti e decorazioni, evoca la storia di un luogo attraverso forme, strutture, tipologie, che stimola un approccio spaziale prima che funzionale. Partendo quindi da quel ritrovato abaco tipologico, da quella collezione di stanze, da quella successione di pieni e vuoti, la nostra operazione vuole essere unitaria – risponde ad un unico programma – e contemporanea – risponde ad un uso nuovo per quegli stessi spazi e modifica formalmente quell’insieme di edifici –, non garantita dalla mera ricostruzione della pre-esistenza. Alla domesticità degli spazi ereditati si affianca la progettazione di tre spazi, che assumono un carattere nuovo e una scala inedita, concepiti come aule flessibili: così l’evidente discontinuità di queste tre spazialità, che si distinguono nell’aggiunta di una nuova copertura, vuole essere controparte equilibrata all’insieme delle stanze, matericamente coeso, unificate dal nuovo programma.

Trace from memory to presence. Performing arts school in Barrio de las Letras, Madrid

BRAZZINI, ANNA;BERSANI, CECILIA GIULIA;RINOLDI, GIACOMO
2018/2019

Abstract

The project began with the desire to investigate what “urbanity” means, and what it means to be contemporary within the consolidated urban landscape. The decision to design a public building in Madrid – a School of Performing Arts – was the challenge to try to understand what form a building for the city should take today, in a context in which formal, historical, sociological, economic aspects are joined together and stratified. The choice of the area, for the particular position in which it is located and for its specific morphology, has triggered a process of study of the form that has resulted in the rediscovery of the history of that peculiar piece of the city: "can a haphazard assemblage of buildings, each conceived in isolation, and expressing nothing but its own immediate purpose", as Trystan Edwards ('Good and Bad Manners in Architecture', 1924) wrote, has developed over time, what is its value? The rediscovery of an “old landscape” that recently populated the area, made up of medium and small volumes in buildings that housed very different programs, suggests an operation and an answer to those questions that are as unexpected as they are convincing: the reconstruction through a single material of that landscape, stripped of ornaments and decorations, evokes the history of a place through shapes, structures, typologies, which stimulates a spatial approach rather than a functional one. Starting therefore from that rediscovered typological abacus, from that collection of rooms, from that succession of full and empty spaces, our operation wants to be unitary - it responds to a single program - and contemporary - it responds to a new use for those same spaces and formally modifies that set of buildings -, not guaranteed by the mere reconstruction of pre-existence. The domesticity of the inherited spaces is flanked by the design of three spaces, which take on a new character and a new scale, conceived as flexible classrooms: thus, the evident discontinuity of these three rooms, which are distinguished by the addition of a new roof, is intended to be a balanced counterpart to the whole of the rooms, cohesive in material, unified by the new program.
FERNÁNDEZ ELORZA, HÉCTOR
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
29-apr-2020
2018/2019
Il progetto nasce dalla volontà di indagare cosa significhi “urbanità”, e cosa voglia dire essere contemporanei all’interno del paesaggio urbano consolidato. La scelta di progettare un edificio pubblico a Madrid – una Scuola d’Arti Performative – ha voluto essere una sfida per tentare di comprendere quale forma debba assumere, oggi, un edificio per la città, in un contesto in cui si sommano e si stratificano aspetti formali, storici, sociologici, economici. La scelta dell’area, per la particolare posizione in cui si trova e per la sua specifica morfologia, ha innescato un processo di studio della forma che è sfociato in una riscoperta della storia di quel pezzo di città: "come questo insieme casuale di edifici, ognuno concepito singolarmente, ed espressivo nient’altro che la sua funzione immediata", come scriveva Trystan Edwards ('Good and Bad Manners in Architecture', 1924) si è sviluppato nel tempo, qual è il suo valore? La riscoperta di un “paesaggio vecchio” che popolava l’area fino ad alcuni anni fa, fatto di volumi ed edifici più e meno piccoli che accoglievano funzioni tra loro molto diverse, suggerisce un’operazione e una risposta a quegli interrogativi tanto inaspettata quanto convincente: la ricostruzione attraverso un unico materiale di quel paesaggio, spogliato di ornamenti e decorazioni, evoca la storia di un luogo attraverso forme, strutture, tipologie, che stimola un approccio spaziale prima che funzionale. Partendo quindi da quel ritrovato abaco tipologico, da quella collezione di stanze, da quella successione di pieni e vuoti, la nostra operazione vuole essere unitaria – risponde ad un unico programma – e contemporanea – risponde ad un uso nuovo per quegli stessi spazi e modifica formalmente quell’insieme di edifici –, non garantita dalla mera ricostruzione della pre-esistenza. Alla domesticità degli spazi ereditati si affianca la progettazione di tre spazi, che assumono un carattere nuovo e una scala inedita, concepiti come aule flessibili: così l’evidente discontinuità di queste tre spazialità, che si distinguono nell’aggiunta di una nuova copertura, vuole essere controparte equilibrata all’insieme delle stanze, matericamente coeso, unificate dal nuovo programma.
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/165403