The purpose hereby set expounds the analysis of the extant building reuse theme, which is grounded on the researches carried out for the bachelor’s degree thesis ‘’Architettura parassita. L’addizione come pratica di riciclaggio dell’esistente’’, although approaching the subject from a different perspective. The current aim is to continue the process of researching and studying with the ultimate goal being to supplement it. While in the previous dissertation “to build on what’s built-up” entail that the new constructions would dominate on the pre-existing ones, on the contrary herein the intention is to formulate an addition process that successfully integrates the old with the new so that the two parts can harmonically join with no prevailing of one over the other. The whole project focuses on reusing prefabricated buildings both architectonically wise, both suggesting a strategy able to influence a urban environment to a large extent during a planning stage; the ultimate goal being to establish synergies which would maintain both the social stream, and the urban landscape with the countryside thriving. If we were to discuss the topic of reusing the current landscape we would have to tackle the palimpsest city witness for the ever evolving circumstances throughout time. How to preserve its story and legacy? How to combine historical ruins with the complexity and the dynamism of the contemporary and future city? Of course countless methods could be brought to attention, but how do we act on extant buildings in the interest of respecting its primary essence? Is there an approach that differs partially or completely from restoration, and which keeps a bigger picture as reference? Before diving into research work we should firstly ask ourselves if a construction’s aim is to be timeless or not and if the structure was to stand alone through time or not. The fall into disrepair rises as emblem of this dilemma, since it hangs on a state between the being and the being no more. It is also characterized by resilience, since it “keeps giving back circumstances and values decisive for the city and its ever-evolving scenarios, furthermore it knows how to preserve their future integration”. What are ruins in the contemporary society? How to properly fit it in the modern landscape? Why should we preserve it instead of demolish it? This project focuses on researching techniques and interventions for ruins, trying to answer all the previous questions. It wonders about the value of archaeological space, the historical constructions fell in disrepair, their fragmentation and lastly the discontinuity it produces as far as the urban context. Let’s recognize the willingness for a new continuity which has to be planned and restored. How ruins made it till nowadays and how they affect the landscape around them will be tackled in broad terms. As previously mentioned, herein will be suggested not only from an architectural prospective, but also as far as landscape and strategy, how to reintegrate ruins with the city, the ultimate goal being to restore their purpose or to find a new one. Catalyst of this project is the Monticelli d’Ongina old shooting range. This village is situated between the towns of Cremona and Piacenza, and the shooting range nowadays is nothing but ruins in a green space just outside the village and next to the embankment. The main body and the old shooting walls define the landscape, therefore becoming landmarks for the citizens who frequently walk by it, thanks to the pedestrian walk of the river Po that connects these two towns. Its theatrical peculiarity is one of the elements that drawn my attention to this specific project: it stands as memory and witness of the Italian military history by now partly forgotten, but it is mostly due to the way the ruins are integrated in the rural scenery and the way they frame the agricultural landscape. It was these romantic aspects of the outlook that mainly inspired me. Since I happened to have become a regular guest in the village I learnt to appreciate the area and its changes through the seasons: from becoming for the most part of nature, to standing alone against the elements. Its deterioration is evident and contributes to it being overlooked rather than to highlight it. People avoid the shooting range despite it being practicable, as if it was fenced. Architectonically it still has so much potential to offer to the community, if only it was restored and updated so that it could become a part of the everyday life of the village. This is the focus of this thesis: the study of the ruins and the analysis of their current state, using multiple photographic programs for both technical and interpretative aims. The final project on multiple scales strives to analyze the surrounding nature to integrate the shooting range with it, before making new use of the structure and reinserting this unit in the complexity that is both the urban than the suburban context to form new synergies and communication nets. Although these forces are invisible to the naked eye, they are key to usher the shooting range into modern days and its economic, social and cultural cycles.

Partendo dagli studi e dalle ricerche svolte per la stesura della Tesi di Laurea Triennale dal titolo ‘’Architettura parassita. L’addizione come pratica di riciclaggio dell’esistente’’, il lavoro proposto in questa sede espone un’analisi sul medesimo tema del riusare il costruito esistente, guardando però ad un differente modo di intervenire. La volontà attuale è di proseguire questo lavoro di studio e di ricerca cercando di integrarlo. Se nel precedente elaborato si intendeva il ‘’costruire sul costruito’’ con la volontà di imporsi rispetto alla preesistenza cercando di portarla in secondo piano, in questa nuova proposta il fine è di pensare ad un processo di addizione che si accosti all’esistente senza cercare di prevalere su di esso. L’intero lavoro si concentra, quindi, sul riuso dei manufatti esistenti non solo da un punto di vista architettonico quindi puntuale, ma in generale proponendo poi, in fase progettuale, una strategia che possa influenzare un contesto urbano più ampio in modo tale che si possano instaurare sinergie in grado di mantenere vivi i flussi sociali ed il paesaggio urbano, unito a quello rurale Addentrandosi nel tema del riuso del panorama esistente, si giunge quindi a parlare della città palinsesto testimone, con le sue stratificazioni, di un tempo che continua a scorrere senza fermarsi mai e che, dal passato, guarda verso il futuro. Come conservare questa storia, queste eredità? Questo diviene il quesito di partenza dello studio proposto, com’è possibile integrare un manufatto storico, ad oggi in stato di rovina, nella complessità e nel dinamismo della città odierna? Ed in quella del futuro? Certo è che esistono infiniti modi, ma come si può agire sull’architettura esistente cercando di rispettarne l’essenza primaria? Esiste un metodo che si differenzi, in parte o totalmente, dal restauro, che veda oltre il singolo elemento? Prima di addentrarsi quindi nel pieno di questa ricerca sorge spontaneo cercare di capire se la vita di un’architettura ha una fine o se essa è stata creata per esistere per sempre, senza essere intaccata, modificata. La rovina è l’emblema di questo dilemma in quanto si pone in uno stato d’attesa, sospesa tra l’essere ed il non essere più. Essa è, infatti, definita da un carattere di resilienza ovvero dalla sua capacità di “di continuare a restituire condizioni e valori, determinanti per la città e per i suoi nuovi scenari, e sappia, inoltre, preservare anche la loro futura integrazione”1 Che cos’è la rovina nella società contemporanea? Come si inserisce nel paesaggio odierno? Perchè preservarla e non demolirla? Cercando di rispondere a questi quesiti il lavoro si addentra nella ricerca di metodi ed interventi da applicare laddove esistono rovine, interrogandosi sul valore dello spazio archeologico, laddove esso esista, delle architetture storiche in stato di degrado, sulla loro frammentazione e sul carattere di discontinuità che generano all’interno del contesto urbano. Si va quindi ricercando una nuova continuità che deve essere progettata e ripristinata. In generale si parlerà di come i manufatti e le tracce del passato sono giunti fino a noi oggi e di come essi influenzano il paesaggio nel quale sono inseriti. Non verranno proposte soluzioni solo ed esclusivamente architettoniche, ma come si diceva precedentemente, anche paesaggistiche e strategiche in grado di inserire nuovamente queste tracce all’interno del sistema della città cercando di ripristinare o di dare ad esse una sorta di narrazione. Protagonista di questo studio progettuale è la sede dell’ex Campo di Tiro a Segno sita nel comune di Monticelli d’Ongina, localizzato tra le città di Piacenza e Cremona. Una distesa verde alle porte del paese, confinante e parallela all’argine maestro, su cui si innalzano, i resti, le rovine della vecchia funzione. Il volume principale e le quinte, i vecchi muri di tiro, disegnano ed inquadrano il paesaggio divenendo landmark per i cittadini che sono soliti passeggiare in questo posto affiancato appunto alla pista ciclo-pedonale del Po che collega le due città prima citate. La scelta dell’area di progetto si basa, in parte, proprio sull’aspetto teatrale del luogo che non solo si pone come ricordo e testimonianza di una storia militare dello Stato italiano ormai superata e, in parte dimenticata, ma in modo particolare per la modalità con cui i resti dell’architettura si inseriscono all’interno del paesaggio agrario, incorniciandone alcune porzioni. Questo aspetto del luogo, che si può definire romantico, è forse ciò che in realtà mi ha spinta ad interessarmi al vecchio Tiro a segno. Frequentando quasi ordinariamente il paese di Monticelli d’Ongina ho, infatti, imparato a conoscere anche quest’area, a vedere come essa muta durante le giornate e, maggiormente durante le stagioni diventando quasi completamente parte della natura o rimanendo spoglia e ben visibile. Ciò che emerge, arrivando ad essa da qualsiasi direzione, è il suo stato di degrado ed abbandono che non contribuisce ad evidenziarla, ma a superarla. Essa, totalmente percorribile, non viene mai vissuta dalla popolazione rimanendo quindi esclusa dal contesto urbano, quasi come fosse chiusa in un recinto, invalicabile. Essa, però, architettonicamente parlando ha, ancora oggi, un forte valore che deve essere ripristinato ed aggiornato, per essere nuovamente inserito all’interno della complessità odierna del paese. La tesi si concentra su questo aspetto, sulla volontà di partire dallo studio delle rovine e sull’analisi dettagliata del loro stato di fatto utilizzando, inoltre, differenti applicazioni fotografiche con differenti scopi, uno più tecnico ed uno più interpretativo. Unendo ricerca, analisi e progetto viene elaborato un progetto a differenti scale che sia in grado di interpretare il contesto circostante per integrarsi con esso e che volga verso il riuso, appunto, della struttura architettonica dell’edificio anche dal punto di vista paesaggistico. L’intero complesso viene poi inserito nuovamente nella complessità delle connessioni urbane ed extraurbane generando nuove sinergie e reti di comunicazione che seppur non visibili introducono il sito nel tempo odierno e nei suoi cicli economici, sociali e culturali.

Ricucire paesaggi : agire sulla rovina. Progetto di riuso dell'area dell'ex tiro a segno di Monticelli d'Ongina

PEDRINI, GIORGIA
2019/2020

Abstract

The purpose hereby set expounds the analysis of the extant building reuse theme, which is grounded on the researches carried out for the bachelor’s degree thesis ‘’Architettura parassita. L’addizione come pratica di riciclaggio dell’esistente’’, although approaching the subject from a different perspective. The current aim is to continue the process of researching and studying with the ultimate goal being to supplement it. While in the previous dissertation “to build on what’s built-up” entail that the new constructions would dominate on the pre-existing ones, on the contrary herein the intention is to formulate an addition process that successfully integrates the old with the new so that the two parts can harmonically join with no prevailing of one over the other. The whole project focuses on reusing prefabricated buildings both architectonically wise, both suggesting a strategy able to influence a urban environment to a large extent during a planning stage; the ultimate goal being to establish synergies which would maintain both the social stream, and the urban landscape with the countryside thriving. If we were to discuss the topic of reusing the current landscape we would have to tackle the palimpsest city witness for the ever evolving circumstances throughout time. How to preserve its story and legacy? How to combine historical ruins with the complexity and the dynamism of the contemporary and future city? Of course countless methods could be brought to attention, but how do we act on extant buildings in the interest of respecting its primary essence? Is there an approach that differs partially or completely from restoration, and which keeps a bigger picture as reference? Before diving into research work we should firstly ask ourselves if a construction’s aim is to be timeless or not and if the structure was to stand alone through time or not. The fall into disrepair rises as emblem of this dilemma, since it hangs on a state between the being and the being no more. It is also characterized by resilience, since it “keeps giving back circumstances and values decisive for the city and its ever-evolving scenarios, furthermore it knows how to preserve their future integration”. What are ruins in the contemporary society? How to properly fit it in the modern landscape? Why should we preserve it instead of demolish it? This project focuses on researching techniques and interventions for ruins, trying to answer all the previous questions. It wonders about the value of archaeological space, the historical constructions fell in disrepair, their fragmentation and lastly the discontinuity it produces as far as the urban context. Let’s recognize the willingness for a new continuity which has to be planned and restored. How ruins made it till nowadays and how they affect the landscape around them will be tackled in broad terms. As previously mentioned, herein will be suggested not only from an architectural prospective, but also as far as landscape and strategy, how to reintegrate ruins with the city, the ultimate goal being to restore their purpose or to find a new one. Catalyst of this project is the Monticelli d’Ongina old shooting range. This village is situated between the towns of Cremona and Piacenza, and the shooting range nowadays is nothing but ruins in a green space just outside the village and next to the embankment. The main body and the old shooting walls define the landscape, therefore becoming landmarks for the citizens who frequently walk by it, thanks to the pedestrian walk of the river Po that connects these two towns. Its theatrical peculiarity is one of the elements that drawn my attention to this specific project: it stands as memory and witness of the Italian military history by now partly forgotten, but it is mostly due to the way the ruins are integrated in the rural scenery and the way they frame the agricultural landscape. It was these romantic aspects of the outlook that mainly inspired me. Since I happened to have become a regular guest in the village I learnt to appreciate the area and its changes through the seasons: from becoming for the most part of nature, to standing alone against the elements. Its deterioration is evident and contributes to it being overlooked rather than to highlight it. People avoid the shooting range despite it being practicable, as if it was fenced. Architectonically it still has so much potential to offer to the community, if only it was restored and updated so that it could become a part of the everyday life of the village. This is the focus of this thesis: the study of the ruins and the analysis of their current state, using multiple photographic programs for both technical and interpretative aims. The final project on multiple scales strives to analyze the surrounding nature to integrate the shooting range with it, before making new use of the structure and reinserting this unit in the complexity that is both the urban than the suburban context to form new synergies and communication nets. Although these forces are invisible to the naked eye, they are key to usher the shooting range into modern days and its economic, social and cultural cycles.
PICCAROLO, GAIA
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
6-giu-2020
2019/2020
Partendo dagli studi e dalle ricerche svolte per la stesura della Tesi di Laurea Triennale dal titolo ‘’Architettura parassita. L’addizione come pratica di riciclaggio dell’esistente’’, il lavoro proposto in questa sede espone un’analisi sul medesimo tema del riusare il costruito esistente, guardando però ad un differente modo di intervenire. La volontà attuale è di proseguire questo lavoro di studio e di ricerca cercando di integrarlo. Se nel precedente elaborato si intendeva il ‘’costruire sul costruito’’ con la volontà di imporsi rispetto alla preesistenza cercando di portarla in secondo piano, in questa nuova proposta il fine è di pensare ad un processo di addizione che si accosti all’esistente senza cercare di prevalere su di esso. L’intero lavoro si concentra, quindi, sul riuso dei manufatti esistenti non solo da un punto di vista architettonico quindi puntuale, ma in generale proponendo poi, in fase progettuale, una strategia che possa influenzare un contesto urbano più ampio in modo tale che si possano instaurare sinergie in grado di mantenere vivi i flussi sociali ed il paesaggio urbano, unito a quello rurale Addentrandosi nel tema del riuso del panorama esistente, si giunge quindi a parlare della città palinsesto testimone, con le sue stratificazioni, di un tempo che continua a scorrere senza fermarsi mai e che, dal passato, guarda verso il futuro. Come conservare questa storia, queste eredità? Questo diviene il quesito di partenza dello studio proposto, com’è possibile integrare un manufatto storico, ad oggi in stato di rovina, nella complessità e nel dinamismo della città odierna? Ed in quella del futuro? Certo è che esistono infiniti modi, ma come si può agire sull’architettura esistente cercando di rispettarne l’essenza primaria? Esiste un metodo che si differenzi, in parte o totalmente, dal restauro, che veda oltre il singolo elemento? Prima di addentrarsi quindi nel pieno di questa ricerca sorge spontaneo cercare di capire se la vita di un’architettura ha una fine o se essa è stata creata per esistere per sempre, senza essere intaccata, modificata. La rovina è l’emblema di questo dilemma in quanto si pone in uno stato d’attesa, sospesa tra l’essere ed il non essere più. Essa è, infatti, definita da un carattere di resilienza ovvero dalla sua capacità di “di continuare a restituire condizioni e valori, determinanti per la città e per i suoi nuovi scenari, e sappia, inoltre, preservare anche la loro futura integrazione”1 Che cos’è la rovina nella società contemporanea? Come si inserisce nel paesaggio odierno? Perchè preservarla e non demolirla? Cercando di rispondere a questi quesiti il lavoro si addentra nella ricerca di metodi ed interventi da applicare laddove esistono rovine, interrogandosi sul valore dello spazio archeologico, laddove esso esista, delle architetture storiche in stato di degrado, sulla loro frammentazione e sul carattere di discontinuità che generano all’interno del contesto urbano. Si va quindi ricercando una nuova continuità che deve essere progettata e ripristinata. In generale si parlerà di come i manufatti e le tracce del passato sono giunti fino a noi oggi e di come essi influenzano il paesaggio nel quale sono inseriti. Non verranno proposte soluzioni solo ed esclusivamente architettoniche, ma come si diceva precedentemente, anche paesaggistiche e strategiche in grado di inserire nuovamente queste tracce all’interno del sistema della città cercando di ripristinare o di dare ad esse una sorta di narrazione. Protagonista di questo studio progettuale è la sede dell’ex Campo di Tiro a Segno sita nel comune di Monticelli d’Ongina, localizzato tra le città di Piacenza e Cremona. Una distesa verde alle porte del paese, confinante e parallela all’argine maestro, su cui si innalzano, i resti, le rovine della vecchia funzione. Il volume principale e le quinte, i vecchi muri di tiro, disegnano ed inquadrano il paesaggio divenendo landmark per i cittadini che sono soliti passeggiare in questo posto affiancato appunto alla pista ciclo-pedonale del Po che collega le due città prima citate. La scelta dell’area di progetto si basa, in parte, proprio sull’aspetto teatrale del luogo che non solo si pone come ricordo e testimonianza di una storia militare dello Stato italiano ormai superata e, in parte dimenticata, ma in modo particolare per la modalità con cui i resti dell’architettura si inseriscono all’interno del paesaggio agrario, incorniciandone alcune porzioni. Questo aspetto del luogo, che si può definire romantico, è forse ciò che in realtà mi ha spinta ad interessarmi al vecchio Tiro a segno. Frequentando quasi ordinariamente il paese di Monticelli d’Ongina ho, infatti, imparato a conoscere anche quest’area, a vedere come essa muta durante le giornate e, maggiormente durante le stagioni diventando quasi completamente parte della natura o rimanendo spoglia e ben visibile. Ciò che emerge, arrivando ad essa da qualsiasi direzione, è il suo stato di degrado ed abbandono che non contribuisce ad evidenziarla, ma a superarla. Essa, totalmente percorribile, non viene mai vissuta dalla popolazione rimanendo quindi esclusa dal contesto urbano, quasi come fosse chiusa in un recinto, invalicabile. Essa, però, architettonicamente parlando ha, ancora oggi, un forte valore che deve essere ripristinato ed aggiornato, per essere nuovamente inserito all’interno della complessità odierna del paese. La tesi si concentra su questo aspetto, sulla volontà di partire dallo studio delle rovine e sull’analisi dettagliata del loro stato di fatto utilizzando, inoltre, differenti applicazioni fotografiche con differenti scopi, uno più tecnico ed uno più interpretativo. Unendo ricerca, analisi e progetto viene elaborato un progetto a differenti scale che sia in grado di interpretare il contesto circostante per integrarsi con esso e che volga verso il riuso, appunto, della struttura architettonica dell’edificio anche dal punto di vista paesaggistico. L’intero complesso viene poi inserito nuovamente nella complessità delle connessioni urbane ed extraurbane generando nuove sinergie e reti di comunicazione che seppur non visibili introducono il sito nel tempo odierno e nei suoi cicli economici, sociali e culturali.
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/165456