Revive. I materiali FRCM per il rinforzo delle strutture esistenti : intervento sull'ex-macello di Milano in Porta Vittoria

“It’s wise not to waste the Ancestors’ efforts and to provide those facilities that the residents get from their own elders’ traditional houses, as there is always time to decide to destroy, to cut down and to eradicate any kind of building. So, I prefer to preserve the previous structures untouched, since the new ones can be erected without these are demolished”, (Leon Battista Alberti, L’arte di costruire, a cura di Valeria Giontella, Bollati Boringhieri, Torino, 2010, p. 87). The Italian building heritage belongs to a past that is shown to us every day by our cities; this must be protected, both for its historical value and its hidden potential, that can still be useful to us. Not only is ‘preserving’ a due act, but also an humble attitude towards something that doesn’t come from our deeds. The choice of the old Slaughterhouse of Milan, in Porta Vittoria area, can represent a good opportunity to test a different way to re- design an area nowadays abandoned and, at the same time, to approach it respecting our urban development history. Moreover, the strategic location, close the homonymous railway station, increases the intrinsic value of the area; indeed, this fact enables the idea to restore the already existing structures, building up a multidisciplinary campus in the service of the community and conveniently connected to any part of the city and the region. The decision to focus on acting on just one of the two main building is due to the intention to design a welcoming place for cultural and work exchanges, that might worth as pioneering example to all the possible projects that might involve, in the future, the other buildings of the area. It can be said, then, that the world Revive brings with it many meanings as to restore, to reuse, to revive, etc... and all of them show the necessity to discover the ‘new’ in the past, starting from an Archive research, both seeking documents and photographs to better understand the historical events that affected this place and that shaped it during the time, getting to the present project. Such a project wants to suggest, via a restoring and edifying action, after strengthening and renovating the structural skeleton of the building, a dialogue between architecture and engineering through a fundamental and essential bound that takes inspiration from the ‘engineers’ architecture’ of yesteryear. The FRCM systems seems to be the ideal instrument to allow this kind of work and this belief is based on laboratorial experimental analysis, where their skills and bending properties have been tested, applying them to sample of beam subject to bending, moving on to the study of the considered building by initial calculations on paper, related to the current roof and hyper static frame, in order to guess the responding of the structure, to get then to a global analysis of the project via a finite elements Midas Gen software. The strengthen of the roof will allow it to host roof gardens and renewable energy plants. The new adds, instead, have been designed to be placed side by side the already existing, not affecting its structural strength, but improving, at the same time, its thermal and hygrometric behavior, as they have been planned to be as a ‘second skin’ which covers the facades of the building. All in all, this project has been characterized by a continuum flow of information between the engineering and architectural parts, so to show the potentialities and possibilities to act on what already exists, bringing an abandoned place back to life.

“E’ anche consigliabile non sprecare le fatiche degli Antichi e provvedere a quelle comodità che gli abitanti traggono dalle case tradizionali dei propri antenati, dal momento che c’è sempre tempo per scegliere di distruggere, abbattere e sradicare dalle fondamenta costruzioni d’ogni genere e luogo. E così preferisco conservare intatte le strutture precedenti, poiché le nuove possono essere innalzate senza che quelle siano demolite”, (Leon Battista Alberti, L’arte di costruire, a cura di Valeria Giontella, Bollati Boringhieri, Torino, 2010, p. 87). Il patrimonio edificato d’Italia appartiene ad un passato che ci viene raccontato tutti i giorni nelle nostre città; esso deve essere salvaguardato, sia per il suo valore storico, che per il proprio potenziale nascosto che ancora può esprimere e tornarci utile. L’azione di ‘conservare’ non è solo un gesto dovuto ma anche un atto di umiltà nei confronti di qualcosa che non deriva dalle nostre gesta. La scelta dell’ex-Macello di Milano in Porta Vittoria può rappresentare la giusta opportunità per sperimentare un differente approccio nel riprogettare l’area ora dismessa, che ci consenta di porci rispettosi di fronte alla storia delle nostre urbanizzazioni. La posizione strategica, dovuta alla vicinanza con l’omonima stazione, inoltre, accresce il valore intrinseco dell’area; questo rende possibile, ancora di più, l’idea di recuperare le strutture esistenti per l’edificazione di un campus multidisciplinare al servizio della comunità e ottimamente collegato con il resto della città e regione. La scelta di intervenire in dettaglio su uno dei due edifici maggiori presenti nell’area, è stata guidata dalla voglia di creare un luogo d’interscambio culturale e lavorativo accogliente, che sia d’esempio per tutti gli interventi possibili sugli altri edifici presenti nel lotto. Si può affermare, dunque, che il termine Revive porti con sé molteplici significati quali ripristino, riutilizzo, rilancio, ecc...e che siano tutti manifesto della necessità di trovare il ‘nuovo’ nel passato, partendo dalla ricerca archivistica, documentale e fotografica, atta a comprendere al meglio gli eventi storici che questo luogo ha vissuto e che lo hanno trasformato nel tempo fino ad arrivare all’intervento oggetto di studio. Tale progetto vuole proporre, tramite un’azione restauratrice ed edificatoria, dopo avere rafforzato e ripristinato lo scheletro strutturale dell’edificio, un dialogo tra architettura e ingegneria attraverso un legame imprescindibile e fondamentale che si ispiri a ‘l’architettura degli ingegneri’ di un tempo. I sistemi FRCM risultano lo strumento ideale per attuare questo tipo d’intervento, partendo dall’analisi sperimentale di laboratorio, dove si sono studiate le loro proprietà e capacità a flessione, tramite l’applicazione su provini di travi sottoposti a flessione, passando allo studio dell’edificio in esame con calcoli preliminari a mano, relativi al solaio di copertura esistente e i telai iperstatici, sviluppati col fine di approssimare il comportamento della struttura, per poi arrivare ad un’analisi globale tramite software ad elementi finiti Midas Gen. Il rinforzo permetterà alla copertura di accogliere tetti giardino e impianti ad energia rinnovabile. Le nuove aggiunte, invece, sono state progettate in modo da affiancarsi all’esistente evitando di inficiare sulle sue resistenze strutturali, ma migliorandone, al contempo, il comportamento termo-igrometrico, dato che sono state pensate per essere come una ‘doppia pelle’ che riveste l’edificio sulle facciate. Nel complesso, questo progetto è stato un continuo scambio di informazioni tra parte tecnica strutturale e architettonica, col fine di dimostrare le possibilità e le potenzialità di intervenire sull’esistente, facendo tornare alla vita un luogo addormentato.