Roma la nuova Città della Scienza. Recupero architettonico e rinnovo urbano dell'ex stabilimento militare di via Guido Reni

The Stabilimento Militare Materiali Elettronici di Precisione is a production complex built at the beginning of the twentieth century in the north-western area of Rome, near the major bend of the river Tevere, known as the Flaminio area. The urban context in which it is inserted has profoundly changed over the course of the twentieth century, while the plant has not undergone as many radical changes, confirming its prominence within the context. Decommissioned at the end of the 90s and owned and managed by Cassa Depositi e Prestiti, after the previous management by the Ministry of defence, it was the subject of a design competition for the creation of the future City of Science, which provides, in addition to a museum, the construction of residences accommodation and commercial structures. Located in a strategic area of the city, it is the last piece of a larger urban project that in recent decades has led to the creation of the MAXXI Museum, by Zaha Hadid, and the Auditorium Parco della Musica, by Renzo Piano. From a morphological point of view, the area is characterized by the trident formed by the central axis of via Guido Reni and its two diagonals, viale del Vignola and viale Pinturicchio, the result of the setting up of Sanjust’s urban plan (1909). The geometry of the project lot appears to be the result of the intersection of two areas: one to the north, delimited by Via Guido Reni, and the other to the south, defined by Viale del Vignola and a diagonal corresponding to the planned, but never built, road layout, which is the only boundary between the lots. The buildings are arranged within the area, for all its extension, in an orthogonal sense with respect to the Flaminia and Guido Reni streets. Different in texture and space, the oldest ones are characterized by a set of aspects typical of the industrial architecture of the early twentieth century: the regularity of the structures that governs the relationships between the buildings, the figurative, material, constructive and symbolic aspects. The architectural recovery procedures, in a dialogic relationship with the insertion of new architectures, are implemented within the framework of a single process in which the project converges on the urban and architectural scale. The common goal is to safeguard the historical and cultural values of the area by reconfiguring it to renew its identity: from a place mainly dedicated to material production to an immaterial, cultural one, as a representation of the change between this and the last century. The intervention plan, developed starting from the critically accepted requests of the call for tenders, sees the inclusion of museum, scientific and commercial activities in the pre-existing buildings and the construction of new architectures for residential and hospitality functions. The large refurbished buildings, plate and three bodies in line, together with two new completion pavilions, constitute the fulcrum of the renewed urban scenario. The sections to the west and south of the lot, made up of new buildings only, are placed in relation with the context and with each other, resolving the morphological peculiarity of the area in an ordered complexity, consolidating the image of the place, characterized from an “open urban scene”. In particular, the project develops three major themes that link the proposals to many theoretical-methodological reflections. The first concerns the relationship between exterior and interior, the second deals with the strategy of “building within the built”, the third with the theme of the contemporary facade; declined respectively through a large roof element, the grafting of new volumes within the pre-existing structures and finally in the formation of the "urban backdrop" generated by the residential buildings.

Lo Stabilimento Militare Materiali Elettronici di Precisione è un complesso produttivo sorto a inizio Novecento nella zona nord-occidentale di Roma, in prossimità dell’ansa maggiore del Tevere, conosciuta come area del Flaminio. Il tessuto urbano in cui è inserito è profondamente mutato nel corso del XX secolo, mentre lo stabilimento non ha subito altrettanti radicali cambiamenti, qualificandosi come persistenza all’interno del contesto. Dismesso sul finire degli anni ’90 e passato dalla proprietà del Ministero della Difesa a Cassa Depositi e Prestiti, è stato oggetto di un concorso di progettazione per la creazione della futura Città della Scienza, che prevede oltre a un museo, la realizzazione di residenze, strutture ricettive e commerciali. Collocato in un ambito strategico della città, è l’ultimo tassello di un progetto urbano più vasto che negli ultimi decenni ha portato alla realizzazione del Museo MAXXI, di Zaha Hadid, e dell’Auditorium Parco della Musica, di Renzo Piano. Dal punto di vista morfologico l’area è caratterizzata dal tridente formato dall’asse centrale di via Guido Reni e dalle sue due diagonali, viale del Vignola e viale Pinturicchio, risultato dell’impostazione del Piano urbanistico del Sanjust (1909). La geometria del lotto di progetto risulta essere frutto dell’intersezione di due ambiti: uno a nord, delimitato da Via Guido Reni, e l’altro a sud, definito da viale del Vignola e da una diagonale corrispondente al tracciato viario previsto ma mai realizzato e rimasto solo confine tra i lotti. I corpi edilizi si dispongono all’interno dell’area, per tutta la sua estensione, in senso ortogonale rispetto alle vie Flaminia e Guido Reni. Differenti per consistenza e peculiarità spaziali, quelli più antichi sono caratterizzati da un insieme di aspetti propri dell’architettura industriale di inizio Novecento: la regolarità della maglia che governa i rapporti tra l’edificato, gli aspetti figurativi, materici, costruttivi e simbolici. Le procedure di recupero architettonico, in rapporto dialogico con l’inserimento di nuove architetture, trovano attuazione nel quadro di un unico processo in cui convergono progetto alla scala urbana e architettonica. L’obiettivo comune è salvaguardare i valori storico-culturali dell’area riconfigurandola per rinnovarne l’identità: da luogo principalmente dedito alla produzione materiale a quella immateriale, culturale, come rappresentazione del cambiamento tra questo e lo scorso secolo. Il piano d’intervento, sviluppato a partire dalle richieste del bando di concorso assunte criticamente, vede l’inserimento delle attività museali, scientifiche e commerciali nelle preesistenze e la realizzazione di nuove architetture destinate a funzioni residenziali e ricettive. I grandi edifici rifunzionalizzati, piastra e tre corpi in linea, costituiscono, insieme a due nuovi padiglioni di completamento, il fulcro del rinnovato scenario urbano. I comparti a ovest e a sud del lotto, formati invece da soli nuovi edifici, sono posti in relazione con il contesto e tra di loro, risolvendo in un’ordinata complessità la particolarità morfologica dell’area, a consolidamento dell’immagine del luogo, caratterizzata da una “scena urbana aperta”. Il progetto sviluppa in particolare tre temi di approfondimento che collegano le proposte ad altrettante riflessioni di carattere teorico-metodologico. La prima riguarda le relazioni tra esterno e interno, la seconda affronta la strategia del “costruire nel costruito”, la terza il tema della facciata contemporanea; declinate rispettivamente attraverso un grande elemento di copertura, l’innesto di nuovi volumi all’interno delle preesistenze e infine nella formazione della “quinta urbana” generata dai corpi residenziali.