In a moment of dramatic environmental transformation the priorities of architecture have changed. The condition of addition too often attributed to architecture makes it, in a large measure, responsible for the rapid and exponential environmental transformation at which we are exposed. It is therefore necessary that architecture is transformed within the collective imagination of the discipline itself. First, by shifting as much attention and energy as possible from a saturated context to one that presents situations of emergency and necessity and, then, by investigating ways in which architecture manifests itself with a system of restitution. The one against cementification and soil consumption should take the form of a real fight against an absurd concept that, over the years, is costing a lot. "Free soil is the largest carbon deposit on the emerged lands. In the first 30 centimeters of an agricultural soil, 60 tons of carbon per hectare (in zero urbanized soil) are accumulated. The soil stores 4,000 billion tons of carbon. The loss of natural and agricultural areas produces CO2 emissions into the atmosphere, worsening climate change. Every year 50,000 square kilometers of soil are lost in the world. In Europe 11 hectares of soil are consumed, every hour, by urbanization. The (potential) consequences concern food sovereignty, water management and CO2 emissions. This is how every day, due to the consequences of cementification, an area capable of producing food for 420 people is lost; instead, the potential volume of water to be managed increases by 259 million liters; CO2 emissions into the air increase by 17,250 tons" 1. The behavior that man is adopting towards the soil is accelerating a process of climate change that affects the entire planet, generating emergencies that affect areas where this precious resource is still protected and considered social and cultural heritage. Africa and emergencies - in 2019 only, episodes of natural disasters in Africa involved tens of millions of people: the tropical cyclone Idai that arrived in Mozambique in March last year was the most serious natural disaster to hit southern Africa in the last three decades, causing catastrophic damage in cities and rural areas in Mozambique, Malawi and Zimbabwe. The same region was hit a few weeks later by a second tropical cyclone, Kenneth, which caused further damage and affected the already difficult conditions of these populations. Africa is vulnerable, and too often forgotten. These events must be a reminder of the need to find innovative and sustainable solutions to address the impact of natural disasters through the development of specific tools. "The African continent is a "blind spot" for covering humanitarian crises that are fuelled by the climate emergency" 2. Other points for reflection - Madagascar's chronic food crisis, in which 2.6 million people were affected by drought in 2019, reached the top of last year's list of the ten most underestimated crises 3. The crisis in Zambia, a country at the forefront of the climate emergency, with 2.3 million people struggling for subsistence food due to drought, and Kenya, which received only 20% of the forecast rainfall in 2019 and where 1.1 million people are hungry and have to live with floods and drought. To conclude - It's the middle of the night. A drunk man is groping for something on the ground under a light pole. A guy, taken by pity, approaches him asking what he was doing. "I'm looking for the keys that I lost," the drunk answers. "I help you," says the good passerby. "Tell me where you lost them". "There at the bottom," he says, sobbing and pointing his uncertain finger in the pitch-black, infinite darkness. "There at the bottom?" amazes the other. "Then what are you doing here?". "Well, there's light here” 4. The landscape, like the soil, does not save itself. We save it. The conviction is that not searching in the dark is an unforgivable mistake. In the search for a condition of emergency and necessity for an intervention, studying the construction techniques and technologies that appear in architecture in its collective imagination, in order to create a replicable model of study approach that defines an intervention reproducible in the intentions, is what prompted me to present this thesis. From the ground I am born and from the ground I compose myself, to the territory I belong to and with it I deepen. 1 Paolo Pileri, Che cosa c’è sotto, Milano, Altra Economia Soc. Coop., 2015, p. 16-20. 2 Karen McVeigh, Africa is humanitarian ‘blind spot’: the world’s top 10 forgotten crises – report, in The Guardian, January 28, 2020 3 CARE International UK Annual Report and Accounts 2019; careinternational.org.uk/sites/default/files/CIUK-Annual-Report-and-Accounts-2019.pdf 4 Paul Watzlawick, Istruzioni per rendersi infelici (or., Anleitung zum ünglücklich-sein), Milano, Feltrinelli Editore, 1997

In un momento di drammatica trasformazione ambientale le priorità dell’architettura sono cambiate. La condizione di addizione troppo spesso attribuita all’architettura la rende, in buona misura, responsabile della rapida ed esponenziale trasformazione ambientale alla quale siamo esposti. È necessario quindi che l’architettura si trasformi all’interno dell’immaginario collettivo della disciplina stessa. Dapprima spostando quante più attenzioni ed energie possibili da un contesto saturo ad uno che presenti situazioni di emergenza e necessità e, poi, indagando modalità per le quali l’architettura si manifesti dotata di un sistema di restituzione. Quella contro la cementificazione e il consumo di suolo dovrebbe prendere le sembianze di una vera lotta ad un concetto assurdo e che, nel corso degli anni, sta costando tantissimo. “Il suolo libero è il maggior deposito di carbonio sulle terre emerse. Nei primi 30 centimetri di un suolo agricolo si accumulano 60 tonnellate di carbonio per ettaro (in un suolo urbanizzato zero). Il suolo immagazzina 4.000 miliardi di tonnellate di carbonio. La perdita di aree naturali e agricole produce emissione di CO2 in atmosfera peggiorando i cambiamenti climatici. Ogni anno nel mondo si perdono 50.000 chilometri quadrati di suolo. In Europa 11 ettari di suolo vengono consumati, ogni ora, dall’urbanizzazione. Le conseguenze (potenziali) riguardano la sovranità alimentare, la gestione delle acque e le emissioni di CO2. È così che ogni giorno per le conseguenze della cementificazione si perde una superficie in grado di produrre cibo per 420 persone; aumenta, invece, di 259 milioni di litri il volume potenziale delle acque da gestire; aumentano di 17.250 tonnellate le emissioni di CO2 nell’aria” 1. Il comportamento che l’uomo sta adottando nei confronti del suolo sta accelerando un processo di cambiamento climatico che si ripercuote su tutto il pianeta, generando emergenze che colpiscono zone dove questa preziosa risorsa è ancora tutelata e considerata patrimonio sociale e culturale. L’Africa e le emergenze – solo nel 2019 gli episodi di calamità naturali in Africa hanno coinvolto decine di milioni di persone: il ciclone tropicale Idai arrivato in Mozambico a marzo dello scorso anno è stato il disastro naturale più grave a colpire l’Africa meridionale negli ultimi tre decenni, causando danni catastrofici nelle città e nelle aree rurali in Mozambico, Malawi e Zimbawe. La stessa regione è stata colpita poche settimane dopo da un secondo ciclone tropicale, Kenneth, causa di ulteriori danni e influente sulle già difficili condizioni di queste popolazioni. L’Africa è vulnerabile, e troppo spesso dimenticata. Questi eventi devono essere promemoria della necessità di trovare soluzioni innovative e sostenibili per affrontare l’impatto delle catastrofi naturali, attraverso lo sviluppo di strumenti specifici. “Il continente africano è un “punto cieco” per la copertura delle crisi umanitarie che sono alimentate dall’emergenza climatica” 2. Altri punti di riflessione - la crisi alimentare cronica del Madagascar, in cui 2,6 milioni di persone sono state colpite da siccità nel 2019, è arrivata in cima alla lista delle dieci crisi più sottostimate dello scorso anno 3. La crisi in Zambia, paese in prima linea nell’emergenza climatica, con 2,3 milioni di persone che lottano per il cibo di sussistenza a causa della siccità, e il Kenya, che ha ricevuto solo il 20% delle precipitazioni previste nel 2019 e dove 1,1 milioni di persone sono affamate e devono convivere con inondazioni e siccità. Per concludere - È notte fonda. Un ubriaco sta cercando a tentoni qualcosa a terra sotto un palo della luce. Un tizio, preso da pietà, gli si avvicina chiedendogli cosa stesse facendo. “Cerco le chiavi che ho perso”, risponde l’ubriaco. “Ti aiuto”, dice il buon passante. “Dimmi dove le hai perse”. “Là in fondo” dice singhiozzando e puntando il dito incerto nel buio infinito e nero come la pece. “Là in fondo?” si stupisce l’altro. “E allora che ci fai qui?”. “Beh qui c’è luce” 4. Il paesaggio, come il suolo, non si salva da solo. Lo salviamo noi. La convinzione è che non cercare nel buio sia un errore imperdonabile. Nella ricerca di una condizione di emergenza e necessità per la quale intervenire, studiare le tecniche costruttive e le tecnologie che figurano l’architettura nel suo immaginario collettivo, al fine di creare un modello replicabile di studio-approccio che definisca un intervento riproponibile negli intenti, è ciò che mi ha spinto a presentare questa tesi. Dal terreno nasco e del terreno mi compongo, al territorio appartengo e con esso mi fondo. 1 Paolo Pileri, Che cosa c’è sotto, Milano, Altra Economia Soc. Coop., 2015, pp. 16-20. 2 Karen McVeigh, Africa is humanitarian ‘blind spot’: the world’s top 10 forgotten crises – report, su The Guardian, 28 gennaio 2020 3 CARE International UK Annual Report and Accounts 2019; careinternational.org.uk/sites/default/files/CIUK-Annual-Report-and-Accounts-2019.pdf 4 Paul Watzlawick, Istruzioni per rendersi infelici, Milano, Feltrinelli Editore, 1997

COPE. Centro Operativo per Emergenze. COPE, un centro operativo per emergenze a Belet Uen, Somalia

Zanello, Gabriele
2019/2020

Abstract

In a moment of dramatic environmental transformation the priorities of architecture have changed. The condition of addition too often attributed to architecture makes it, in a large measure, responsible for the rapid and exponential environmental transformation at which we are exposed. It is therefore necessary that architecture is transformed within the collective imagination of the discipline itself. First, by shifting as much attention and energy as possible from a saturated context to one that presents situations of emergency and necessity and, then, by investigating ways in which architecture manifests itself with a system of restitution. The one against cementification and soil consumption should take the form of a real fight against an absurd concept that, over the years, is costing a lot. "Free soil is the largest carbon deposit on the emerged lands. In the first 30 centimeters of an agricultural soil, 60 tons of carbon per hectare (in zero urbanized soil) are accumulated. The soil stores 4,000 billion tons of carbon. The loss of natural and agricultural areas produces CO2 emissions into the atmosphere, worsening climate change. Every year 50,000 square kilometers of soil are lost in the world. In Europe 11 hectares of soil are consumed, every hour, by urbanization. The (potential) consequences concern food sovereignty, water management and CO2 emissions. This is how every day, due to the consequences of cementification, an area capable of producing food for 420 people is lost; instead, the potential volume of water to be managed increases by 259 million liters; CO2 emissions into the air increase by 17,250 tons" 1. The behavior that man is adopting towards the soil is accelerating a process of climate change that affects the entire planet, generating emergencies that affect areas where this precious resource is still protected and considered social and cultural heritage. Africa and emergencies - in 2019 only, episodes of natural disasters in Africa involved tens of millions of people: the tropical cyclone Idai that arrived in Mozambique in March last year was the most serious natural disaster to hit southern Africa in the last three decades, causing catastrophic damage in cities and rural areas in Mozambique, Malawi and Zimbabwe. The same region was hit a few weeks later by a second tropical cyclone, Kenneth, which caused further damage and affected the already difficult conditions of these populations. Africa is vulnerable, and too often forgotten. These events must be a reminder of the need to find innovative and sustainable solutions to address the impact of natural disasters through the development of specific tools. "The African continent is a "blind spot" for covering humanitarian crises that are fuelled by the climate emergency" 2. Other points for reflection - Madagascar's chronic food crisis, in which 2.6 million people were affected by drought in 2019, reached the top of last year's list of the ten most underestimated crises 3. The crisis in Zambia, a country at the forefront of the climate emergency, with 2.3 million people struggling for subsistence food due to drought, and Kenya, which received only 20% of the forecast rainfall in 2019 and where 1.1 million people are hungry and have to live with floods and drought. To conclude - It's the middle of the night. A drunk man is groping for something on the ground under a light pole. A guy, taken by pity, approaches him asking what he was doing. "I'm looking for the keys that I lost," the drunk answers. "I help you," says the good passerby. "Tell me where you lost them". "There at the bottom," he says, sobbing and pointing his uncertain finger in the pitch-black, infinite darkness. "There at the bottom?" amazes the other. "Then what are you doing here?". "Well, there's light here” 4. The landscape, like the soil, does not save itself. We save it. The conviction is that not searching in the dark is an unforgivable mistake. In the search for a condition of emergency and necessity for an intervention, studying the construction techniques and technologies that appear in architecture in its collective imagination, in order to create a replicable model of study approach that defines an intervention reproducible in the intentions, is what prompted me to present this thesis. From the ground I am born and from the ground I compose myself, to the territory I belong to and with it I deepen. 1 Paolo Pileri, Che cosa c’è sotto, Milano, Altra Economia Soc. Coop., 2015, p. 16-20. 2 Karen McVeigh, Africa is humanitarian ‘blind spot’: the world’s top 10 forgotten crises – report, in The Guardian, January 28, 2020 3 CARE International UK Annual Report and Accounts 2019; careinternational.org.uk/sites/default/files/CIUK-Annual-Report-and-Accounts-2019.pdf 4 Paul Watzlawick, Istruzioni per rendersi infelici (or., Anleitung zum ünglücklich-sein), Milano, Feltrinelli Editore, 1997
RENDA, PAOLA
SEVESO, TOMMASO
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
15-dic-2020
2019/2020
In un momento di drammatica trasformazione ambientale le priorità dell’architettura sono cambiate. La condizione di addizione troppo spesso attribuita all’architettura la rende, in buona misura, responsabile della rapida ed esponenziale trasformazione ambientale alla quale siamo esposti. È necessario quindi che l’architettura si trasformi all’interno dell’immaginario collettivo della disciplina stessa. Dapprima spostando quante più attenzioni ed energie possibili da un contesto saturo ad uno che presenti situazioni di emergenza e necessità e, poi, indagando modalità per le quali l’architettura si manifesti dotata di un sistema di restituzione. Quella contro la cementificazione e il consumo di suolo dovrebbe prendere le sembianze di una vera lotta ad un concetto assurdo e che, nel corso degli anni, sta costando tantissimo. “Il suolo libero è il maggior deposito di carbonio sulle terre emerse. Nei primi 30 centimetri di un suolo agricolo si accumulano 60 tonnellate di carbonio per ettaro (in un suolo urbanizzato zero). Il suolo immagazzina 4.000 miliardi di tonnellate di carbonio. La perdita di aree naturali e agricole produce emissione di CO2 in atmosfera peggiorando i cambiamenti climatici. Ogni anno nel mondo si perdono 50.000 chilometri quadrati di suolo. In Europa 11 ettari di suolo vengono consumati, ogni ora, dall’urbanizzazione. Le conseguenze (potenziali) riguardano la sovranità alimentare, la gestione delle acque e le emissioni di CO2. È così che ogni giorno per le conseguenze della cementificazione si perde una superficie in grado di produrre cibo per 420 persone; aumenta, invece, di 259 milioni di litri il volume potenziale delle acque da gestire; aumentano di 17.250 tonnellate le emissioni di CO2 nell’aria” 1. Il comportamento che l’uomo sta adottando nei confronti del suolo sta accelerando un processo di cambiamento climatico che si ripercuote su tutto il pianeta, generando emergenze che colpiscono zone dove questa preziosa risorsa è ancora tutelata e considerata patrimonio sociale e culturale. L’Africa e le emergenze – solo nel 2019 gli episodi di calamità naturali in Africa hanno coinvolto decine di milioni di persone: il ciclone tropicale Idai arrivato in Mozambico a marzo dello scorso anno è stato il disastro naturale più grave a colpire l’Africa meridionale negli ultimi tre decenni, causando danni catastrofici nelle città e nelle aree rurali in Mozambico, Malawi e Zimbawe. La stessa regione è stata colpita poche settimane dopo da un secondo ciclone tropicale, Kenneth, causa di ulteriori danni e influente sulle già difficili condizioni di queste popolazioni. L’Africa è vulnerabile, e troppo spesso dimenticata. Questi eventi devono essere promemoria della necessità di trovare soluzioni innovative e sostenibili per affrontare l’impatto delle catastrofi naturali, attraverso lo sviluppo di strumenti specifici. “Il continente africano è un “punto cieco” per la copertura delle crisi umanitarie che sono alimentate dall’emergenza climatica” 2. Altri punti di riflessione - la crisi alimentare cronica del Madagascar, in cui 2,6 milioni di persone sono state colpite da siccità nel 2019, è arrivata in cima alla lista delle dieci crisi più sottostimate dello scorso anno 3. La crisi in Zambia, paese in prima linea nell’emergenza climatica, con 2,3 milioni di persone che lottano per il cibo di sussistenza a causa della siccità, e il Kenya, che ha ricevuto solo il 20% delle precipitazioni previste nel 2019 e dove 1,1 milioni di persone sono affamate e devono convivere con inondazioni e siccità. Per concludere - È notte fonda. Un ubriaco sta cercando a tentoni qualcosa a terra sotto un palo della luce. Un tizio, preso da pietà, gli si avvicina chiedendogli cosa stesse facendo. “Cerco le chiavi che ho perso”, risponde l’ubriaco. “Ti aiuto”, dice il buon passante. “Dimmi dove le hai perse”. “Là in fondo” dice singhiozzando e puntando il dito incerto nel buio infinito e nero come la pece. “Là in fondo?” si stupisce l’altro. “E allora che ci fai qui?”. “Beh qui c’è luce” 4. Il paesaggio, come il suolo, non si salva da solo. Lo salviamo noi. La convinzione è che non cercare nel buio sia un errore imperdonabile. Nella ricerca di una condizione di emergenza e necessità per la quale intervenire, studiare le tecniche costruttive e le tecnologie che figurano l’architettura nel suo immaginario collettivo, al fine di creare un modello replicabile di studio-approccio che definisca un intervento riproponibile negli intenti, è ciò che mi ha spinto a presentare questa tesi. Dal terreno nasco e del terreno mi compongo, al territorio appartengo e con esso mi fondo. 1 Paolo Pileri, Che cosa c’è sotto, Milano, Altra Economia Soc. Coop., 2015, pp. 16-20. 2 Karen McVeigh, Africa is humanitarian ‘blind spot’: the world’s top 10 forgotten crises – report, su The Guardian, 28 gennaio 2020 3 CARE International UK Annual Report and Accounts 2019; careinternational.org.uk/sites/default/files/CIUK-Annual-Report-and-Accounts-2019.pdf 4 Paul Watzlawick, Istruzioni per rendersi infelici, Milano, Feltrinelli Editore, 1997
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