Distributed Software Development is becoming an increasingly widespread practice in modern companies as a direct consequence of a globalized world that relies, with more and more attainable costs, on strategies like the offshoring and the outsourcing, involving developers that come from different countries and that possess different cultures. These diversities are indeed at the root of a “global distance” that may considerably increase the risks of failure in projects that involve several geographically dislocated teams if its effects on the working group’s internal processes and communication aren’t adequately mitigated. For this reason, some universities, with the Polytechnic of Milan among them, promote specifical courses, in collaboration with other international institutes, aimed to include the students in a distributed environment in which they are asked to cooperate in order to realize a software, with the purpose to teach them which are the principal differences in comparison with a standard approach so that they’ll be prepared in the event of an analogous situation during their future working career. After having analyzed in detail the various factors that compose the “global distance” and having presented the Agile development frameworks as possible solutions for the distributed development, this thesis work introduces the Distributed Software Development course that has been held in the Polytechnic of Milan every year since 2012 thanks to the collaboration with the Zagreb University, in Croatia, and the Mälardalen University, in Västerås, Sweden, showing all the changes that it has undergone since the early beginnings, when even the Polytechnic wasn’t still a member, until today. Then, some survivability models, theorized by experts, are applied to the course, aimed at evaluating the adequateness of communication and the resilience among the teams. Finally, some original models are proposed and evaluated, whose purpose is to determine an optimal division of the students into groups in order to, respectively, minimize the cultural diversities among them or satisfy everyone as much as possible during the assignment of project proposals.

Lo Sviluppo Distribuito di Software è sempre più una pratica diffusa nelle aziende moderne come diretta conseguenza di un mondo globalizzato che si affida, a costi sempre più accessibili, a strategie quali l’offshoring e l’outsourcing, coinvolgendo sviluppatori provenienti da Paesi diversi e con diverse culture. Proprio queste diversità sono alla base di una “distanza globale” che aumenta considerevolmente i rischi di insuccesso in progetti che coinvolgono più team dislocati geograficamente se non si mitigano adeguatamente gli effetti che essa ha sui processi interni al gruppo di lavoro e sulla loro comunicazione. Per questo motivo, alcune università, tra le quali il Politecnico di Milano, promuovono dei corsi specifici, in collaborazione con altri istituti internazionali, volti a proiettare gli studenti in un ambiente distribuito in cui sono chiamati a cooperare nella realizzazione di un software, con l’intento di insegnar loro quali sono le principali differenze rispetto ad un approccio standard così che siano preparati nel caso si dovessero ritrovare in una situazione analoga nel corso della loro futura carriera lavorativa. Dopo aver analizzato in dettaglio i vari fattori che compongono la “distanza globale” e aver presentato i framework di sviluppo Agile come possibili soluzioni per lo sviluppo distribuito, questo lavoro di tesi introduce il corso di Distributed Software Development che si tiene al Politecnico di Milano ogni anno dal 2012 grazie alla collaborazione con l’Università di Zagabria, in Croazia, e con l’Università Mälardalen a Västerås, in Svezia, presentando tutti i cambiamenti che ha attraversato dagli albori, quando ancora il Politecnico non ne faceva parte, fino ad oggi. In seguito, alcuni modelli di sopravvivenza, teorizzati da esperti del settore, vengono applicati al corso, per valutare l’adeguatezza della comunicazione e la resilienza all’interno dei team. Infine, si propongono e valutano alcuni modelli originali che mirano a determinare un’ottimale divisione in gruppi degli studenti al fine di, rispettivamente, minimizzare le diversità culturali all’interno di essi o soddisfare quanto più possibile ognuno durante l’assegnazione delle proposte di progetto.

Distributed software development : a gathering of cultures for an educational challenge

Giussani, Samuele
2019/2020

Abstract

Distributed Software Development is becoming an increasingly widespread practice in modern companies as a direct consequence of a globalized world that relies, with more and more attainable costs, on strategies like the offshoring and the outsourcing, involving developers that come from different countries and that possess different cultures. These diversities are indeed at the root of a “global distance” that may considerably increase the risks of failure in projects that involve several geographically dislocated teams if its effects on the working group’s internal processes and communication aren’t adequately mitigated. For this reason, some universities, with the Polytechnic of Milan among them, promote specifical courses, in collaboration with other international institutes, aimed to include the students in a distributed environment in which they are asked to cooperate in order to realize a software, with the purpose to teach them which are the principal differences in comparison with a standard approach so that they’ll be prepared in the event of an analogous situation during their future working career. After having analyzed in detail the various factors that compose the “global distance” and having presented the Agile development frameworks as possible solutions for the distributed development, this thesis work introduces the Distributed Software Development course that has been held in the Polytechnic of Milan every year since 2012 thanks to the collaboration with the Zagreb University, in Croatia, and the Mälardalen University, in Västerås, Sweden, showing all the changes that it has undergone since the early beginnings, when even the Polytechnic wasn’t still a member, until today. Then, some survivability models, theorized by experts, are applied to the course, aimed at evaluating the adequateness of communication and the resilience among the teams. Finally, some original models are proposed and evaluated, whose purpose is to determine an optimal division of the students into groups in order to, respectively, minimize the cultural diversities among them or satisfy everyone as much as possible during the assignment of project proposals.
ING - Scuola di Ingegneria Industriale e dell'Informazione
28-apr-2021
2019/2020
Lo Sviluppo Distribuito di Software è sempre più una pratica diffusa nelle aziende moderne come diretta conseguenza di un mondo globalizzato che si affida, a costi sempre più accessibili, a strategie quali l’offshoring e l’outsourcing, coinvolgendo sviluppatori provenienti da Paesi diversi e con diverse culture. Proprio queste diversità sono alla base di una “distanza globale” che aumenta considerevolmente i rischi di insuccesso in progetti che coinvolgono più team dislocati geograficamente se non si mitigano adeguatamente gli effetti che essa ha sui processi interni al gruppo di lavoro e sulla loro comunicazione. Per questo motivo, alcune università, tra le quali il Politecnico di Milano, promuovono dei corsi specifici, in collaborazione con altri istituti internazionali, volti a proiettare gli studenti in un ambiente distribuito in cui sono chiamati a cooperare nella realizzazione di un software, con l’intento di insegnar loro quali sono le principali differenze rispetto ad un approccio standard così che siano preparati nel caso si dovessero ritrovare in una situazione analoga nel corso della loro futura carriera lavorativa. Dopo aver analizzato in dettaglio i vari fattori che compongono la “distanza globale” e aver presentato i framework di sviluppo Agile come possibili soluzioni per lo sviluppo distribuito, questo lavoro di tesi introduce il corso di Distributed Software Development che si tiene al Politecnico di Milano ogni anno dal 2012 grazie alla collaborazione con l’Università di Zagabria, in Croazia, e con l’Università Mälardalen a Västerås, in Svezia, presentando tutti i cambiamenti che ha attraversato dagli albori, quando ancora il Politecnico non ne faceva parte, fino ad oggi. In seguito, alcuni modelli di sopravvivenza, teorizzati da esperti del settore, vengono applicati al corso, per valutare l’adeguatezza della comunicazione e la resilienza all’interno dei team. Infine, si propongono e valutano alcuni modelli originali che mirano a determinare un’ottimale divisione in gruppi degli studenti al fine di, rispettivamente, minimizzare le diversità culturali all’interno di essi o soddisfare quanto più possibile ognuno durante l’assegnazione delle proposte di progetto.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/173479