Social media have gained increasing importance in people's lives and habits and can be considered as a virtual space that becomes a reflection of public opinion. Active discourse on social media therefore has a social validity and the high presence of online hate speech against women is to be considered as a disturbing sign of the persistence of gender stereotypes in society, a manifestation of a widely shared collective feeling. This problem highlights the research question: are we aware of the weight that gender stereotypes in language have in common social experience? The wide literature on gender stereotypes and cultural myths related to the topic will be recalled to highlight their presence in several communication exchanges: from hate speeches against some public figures, to those exploited through the journalistic narration of cases of gender violence, to the thematization of gender made in television programs. These analyses highlight an important latency of certain languages, nowadays anachronistic, to the detriment of a shared cultural vision associated with gender, languages that in the less explicated versions, however, are hardly able to emerge in their structure: the implications of this awareness have resulted in an attempt to unveil a form of hatred definable as "hidden", because it is concealed by a series of social superstructures that lead to consider normal a partial subordination of women in various areas. The final product of this reflection has seen the development of a project designed with a view to producing an action against the phenomenon exposed, informing about the problem from a quantitative point of view first and then qualitative.

I social media hanno conquistato un’importanza crescente nella vita e nelle abitudini delle persone e possono essere considerati come uno spazio virtuale che si fa riflesso dell’opinione pubblica. I discorsi attivi sui social media hanno perciò una validità sociale e l’alta presenza di discorsi d’odio online contro le donne è da considerarsi quale un segno inquietante della persistenza di stereotipi di genere nella società, manifesto di un sentire collettivo ampiamente condiviso. Questo problema mette in luce la domanda di ricerca: si è consapevoli del peso che gli stereotipi di genere nel linguaggio rivestono nel vissuto sociale comune? L’ampia letteratura relativa agli stereotipi di genere e ai miti culturali legati al tema saranno rievocati per mettere in luce la presenza degli stessi all’interno di più scambi di comunicazione: dai discorsi d’odio contro alcune personalità pubbliche, a quelli sfruttati mediante la narrazione giornalistica dei casi di violenza di genere, alla tematizzazione del genere fatta all’interno di programmi televisivi. Queste analisi mettono in luce una effettiva latenza importante di certi linguaggi, oggi anacronistici, a danno di una visione culturale condivisa associata al genere, linguaggi che nelle versioni meno esplicite, tuttavia, difficilmente riescono a emergere nella loro struttura: le implicazioni di tale presa di coscienza sono risultate nel tentativo di svelare una forma di odio definibile “nascosta”, perché celata da una serie di sovrastrutture sociali che portano a considerare normale una subordinazione parziale delle donne in vari ambiti. Il prodotto finale di questa riflessione ha visto l’elaborazione di un progetto pensato nell’ottica di produrre un’azione di contrasto al fenomeno esposto, informando rispetto al problema da un punto di vista quantitativo prima e qualitativo poi.

Hate uncovered. Nuovi modelli comunicativi finalizzati al contrasto dei discorsi d'odio di genere

Girasoli, Maria Alma
2019/2020

Abstract

Social media have gained increasing importance in people's lives and habits and can be considered as a virtual space that becomes a reflection of public opinion. Active discourse on social media therefore has a social validity and the high presence of online hate speech against women is to be considered as a disturbing sign of the persistence of gender stereotypes in society, a manifestation of a widely shared collective feeling. This problem highlights the research question: are we aware of the weight that gender stereotypes in language have in common social experience? The wide literature on gender stereotypes and cultural myths related to the topic will be recalled to highlight their presence in several communication exchanges: from hate speeches against some public figures, to those exploited through the journalistic narration of cases of gender violence, to the thematization of gender made in television programs. These analyses highlight an important latency of certain languages, nowadays anachronistic, to the detriment of a shared cultural vision associated with gender, languages that in the less explicated versions, however, are hardly able to emerge in their structure: the implications of this awareness have resulted in an attempt to unveil a form of hatred definable as "hidden", because it is concealed by a series of social superstructures that lead to consider normal a partial subordination of women in various areas. The final product of this reflection has seen the development of a project designed with a view to producing an action against the phenomenon exposed, informing about the problem from a quantitative point of view first and then qualitative.
BUCCHETTI, VALERIA LUISA
ARC III - Scuola del Design
28-apr-2021
2019/2020
I social media hanno conquistato un’importanza crescente nella vita e nelle abitudini delle persone e possono essere considerati come uno spazio virtuale che si fa riflesso dell’opinione pubblica. I discorsi attivi sui social media hanno perciò una validità sociale e l’alta presenza di discorsi d’odio online contro le donne è da considerarsi quale un segno inquietante della persistenza di stereotipi di genere nella società, manifesto di un sentire collettivo ampiamente condiviso. Questo problema mette in luce la domanda di ricerca: si è consapevoli del peso che gli stereotipi di genere nel linguaggio rivestono nel vissuto sociale comune? L’ampia letteratura relativa agli stereotipi di genere e ai miti culturali legati al tema saranno rievocati per mettere in luce la presenza degli stessi all’interno di più scambi di comunicazione: dai discorsi d’odio contro alcune personalità pubbliche, a quelli sfruttati mediante la narrazione giornalistica dei casi di violenza di genere, alla tematizzazione del genere fatta all’interno di programmi televisivi. Queste analisi mettono in luce una effettiva latenza importante di certi linguaggi, oggi anacronistici, a danno di una visione culturale condivisa associata al genere, linguaggi che nelle versioni meno esplicite, tuttavia, difficilmente riescono a emergere nella loro struttura: le implicazioni di tale presa di coscienza sono risultate nel tentativo di svelare una forma di odio definibile “nascosta”, perché celata da una serie di sovrastrutture sociali che portano a considerare normale una subordinazione parziale delle donne in vari ambiti. Il prodotto finale di questa riflessione ha visto l’elaborazione di un progetto pensato nell’ottica di produrre un’azione di contrasto al fenomeno esposto, informando rispetto al problema da un punto di vista quantitativo prima e qualitativo poi.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/173907