Few years ago an article by Domus “Costruire, abitare, pensare. Perché i luoghi non si dissolvano in aria”, by the philosopher Riccardo Paradisi spoke precisely of the loss of the sense of living, and according to him the solution should be searched in a thought capable of looking, listening and caring. As La Cecla states in her famous book “Mente Locale”: Sometimes it is necessary to get lost to be able to do local mind. (La Cecla, 1993) Today all of us feel, who more who less, a little lost and often after great crises, like that we lived and are still living, you can decide how to react: you can choose whether to make a clean sweep with everything that there was before or do a reconnaissance of opinion, ideological and intent of all previous and use this reconnaissance as a starting point for new stimuli. We spent this time in our homes trying to get used to radical change lifestyle that the Covid-19 brought. The house was initially seen as a nest that protects and then like a prison. However in this moment of disorientation the house can really be the place to return. In this “mare magnum” of uncertainty home can be truly the center, which allows you to orient yourself and at the same time escaping point from which the various trajectories will leave for the future. The house allows to cope with the bewilderment and anguish in moments of difficulty like this and, at the same time, is destined to become a less domestic, but more formal and seductive, full of stimuli. Only then our way of living and looking can be set with confidence at this rediscovered centrality of home sphere that brings inevitably to think possible solutions to improve the environments in which we live and find a sense of place and dwelling.

In un articolo di qualche anno fa di Domus "Costruire, abitare, pensare. Perché i luoghi non si dissolvano in aria", il filosofo Riccardo Paradisi parlava proprio della perdita del senso dell’abitare, e secondo lui la soluzione andrebbe cercata in un pensiero capace di sguardo, di ascolto e di cura. Come afferma La Cecla nel suo famoso libro Mente Locale: A volte serve perdersi per poter poi fare mente locale. (La Cecla, 1993) Tutti noi oggi ci sentiamo, chi più chi meno, un po’ persi e spesso dopo grandi crisi, come quella abbiamo vissuto e stiamo tutt’ora vivendo, si può decidere come reagire: si può scegliere se fare piazza pulita con tutto ciò che vi è stato prima oppure fare una ricognizione di giudizio, ideologica e di intenti di tutto il precedente ed utilizzare questa ricognizione come punto di partenza per nuovi stimoli. Abbiamo passato questo tempo nelle nostre case cercando di abituarci al radicale cambiamento di stile di vita che il Covid-19 ha portato. La casa è stata vista inizialmente come un nido che protegge e poi come una prigione. In questo momento di spaesamento però la casa può davvero essere il luogo in cui tornare. In questo mare magnum di incertezza può essere veramente centro, il quale permette di orientarsi, e allo stesso tempo punto di fuga da cui partiranno le varie traiettorie per il futuro. Consente di far fronte allo smarrimento e all’angoscia in momenti di difficoltà come questo e al tempo stesso è destinata a diventare un ambiente meno “domestico”, ma più formale e seduttivo, carico di stimoli. Solo così si potrà impostare diversamente il nostro modo di vivere e guardare con fiducia a questa ritrovata centralità della sfera domestica che porta inevitabilmente a pensare possibili soluzioni per migliorare gli ambienti in cui viviamo e a ritrovare un senso del luogo e dell’abitare.

Nostos : tornare a casa. Rituali e scenari post-domestici

Lonardi, Alice
2019/2020

Abstract

Few years ago an article by Domus “Costruire, abitare, pensare. Perché i luoghi non si dissolvano in aria”, by the philosopher Riccardo Paradisi spoke precisely of the loss of the sense of living, and according to him the solution should be searched in a thought capable of looking, listening and caring. As La Cecla states in her famous book “Mente Locale”: Sometimes it is necessary to get lost to be able to do local mind. (La Cecla, 1993) Today all of us feel, who more who less, a little lost and often after great crises, like that we lived and are still living, you can decide how to react: you can choose whether to make a clean sweep with everything that there was before or do a reconnaissance of opinion, ideological and intent of all previous and use this reconnaissance as a starting point for new stimuli. We spent this time in our homes trying to get used to radical change lifestyle that the Covid-19 brought. The house was initially seen as a nest that protects and then like a prison. However in this moment of disorientation the house can really be the place to return. In this “mare magnum” of uncertainty home can be truly the center, which allows you to orient yourself and at the same time escaping point from which the various trajectories will leave for the future. The house allows to cope with the bewilderment and anguish in moments of difficulty like this and, at the same time, is destined to become a less domestic, but more formal and seductive, full of stimuli. Only then our way of living and looking can be set with confidence at this rediscovered centrality of home sphere that brings inevitably to think possible solutions to improve the environments in which we live and find a sense of place and dwelling.
ARC III - Scuola del Design
28-apr-2021
2019/2020
In un articolo di qualche anno fa di Domus "Costruire, abitare, pensare. Perché i luoghi non si dissolvano in aria", il filosofo Riccardo Paradisi parlava proprio della perdita del senso dell’abitare, e secondo lui la soluzione andrebbe cercata in un pensiero capace di sguardo, di ascolto e di cura. Come afferma La Cecla nel suo famoso libro Mente Locale: A volte serve perdersi per poter poi fare mente locale. (La Cecla, 1993) Tutti noi oggi ci sentiamo, chi più chi meno, un po’ persi e spesso dopo grandi crisi, come quella abbiamo vissuto e stiamo tutt’ora vivendo, si può decidere come reagire: si può scegliere se fare piazza pulita con tutto ciò che vi è stato prima oppure fare una ricognizione di giudizio, ideologica e di intenti di tutto il precedente ed utilizzare questa ricognizione come punto di partenza per nuovi stimoli. Abbiamo passato questo tempo nelle nostre case cercando di abituarci al radicale cambiamento di stile di vita che il Covid-19 ha portato. La casa è stata vista inizialmente come un nido che protegge e poi come una prigione. In questo momento di spaesamento però la casa può davvero essere il luogo in cui tornare. In questo mare magnum di incertezza può essere veramente centro, il quale permette di orientarsi, e allo stesso tempo punto di fuga da cui partiranno le varie traiettorie per il futuro. Consente di far fronte allo smarrimento e all’angoscia in momenti di difficoltà come questo e al tempo stesso è destinata a diventare un ambiente meno “domestico”, ma più formale e seduttivo, carico di stimoli. Solo così si potrà impostare diversamente il nostro modo di vivere e guardare con fiducia a questa ritrovata centralità della sfera domestica che porta inevitabilmente a pensare possibili soluzioni per migliorare gli ambienti in cui viviamo e a ritrovare un senso del luogo e dell’abitare.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/174881