Prototyping possibilities. From carscape to autonomous car architecture

Exactly a hundred years ago, the entire western world was pervaded by a frenetic enthusiasm for an new invention that invaded the city: the automobile. While poets and painters devoted to her their imagination, engineers and architects designed concrete strings and new cities to her to live. In the 20th century, the car was the primary force in determining the appearance of the ordinary landscape of cities, forever changing their architecture, infrastructure and the habits of their inhabitants. Today, one hundred years after its invasion, while the whole world denies it and condemns it as an environmental monster, we are faced with the possibility of her replacement by its most refined evolution: the self-driving car. Any perspective of the future smart-city makes it the object of liberation from the traumas of traffic, able to decongest the city and de-privatize the automobile. This thesis believes that another effort of investigation is needed. Consider the autonomous car a docile substitute of the traditional one is a dangerous assumption that underestimates its revolutionary qualities. Borrowing the lesson of the last century and the modern legacy of carscape, the text investigates which could be the urban and architectural products of the new autonomous object, which the possible spatial principles and which their archetypes. The work is above all a methodological attempt to theorize places, imagine architectures and describe conditions, arriving in the last chapter at the meta-design representation of five prototypes: the Home with no garage, the Skyscraper for mobile offices, the Perpetual city, the City of the Interiors and the Algorithmic Village. Each prototype deals with different scale and conditions, hoping to open theoretical and design discussions on the future of modern urbanity.

Esattamente un secolo fa tutto il mondo occidentale è pervaso da uno schizofrenico entusiasmo intorno a un’invenzione che invade le strade delle città: l’automobile. Mentre i poeti le dedicano poesie e i pittori quadri, gli ingegneri le progettano fili di cemento su cui correre e gli architetti le disegnano città da poter abitare. Nel XX secolo, l’automobile è stata la forza primaria nel determinare l’aspetto del paesaggio ordinario delle città, cambiandone per sempre le architetture, le infrastrutture e le abitudini del suo abitante. Oggi, cent’anni dopo la sua invasione, mentre tutto il mondo la rinnega e la condanna a mostro ambientale, ci troviamo di fronte alla possibilità che lasci il posto alla sua più raffinata evoluzione: l’automobile a guida autonoma. Mentre ogni visione di città futura ne fa l’oggetto di liberazione dai traumi del traffico contemporaneo, capace di decongestionare la città e de-privatizzare l’automobile, questa tesi crede fondamentale uno sforzo d’indagine maggiore. Considerare l’auto autonoma una docile sostituta dell’auto tradizionale è infatti un presupposto pericoloso che ne sottovaluta le caratteristiche rivoluzionarie. Facendo tesoro della lezione del secolo scorso e dell’eredità moderna del carscape, il testo indaga quali possano essere i prodotti urbani e architettonici del nuovo oggetto autonomo, quali i possibili principi spaziali e quali gli archetipi. Il lavoro è soprattutto un tentativo metodologico di teorizzare luoghi, immaginare architetture e descrivere condizioni, che arriva nell’ultimo capitolo alla formulazione e alla rappresentazione meta-progettuale di cinque prototipi: la casa senza garage, il grattacielo per uffici mobili, la città perpetua, la città interno e il villaggio algoritmico. Ogni prototipo, agendo su scale e condizioni diverse, spera di aprire discussioni teoriche e progettuali sul futuro dell’urbanità moderna.