Is there a model of “home” in which to raise happy children? Can spaces help parents’ educational action? The correct design and construction philosophy has its cornerstone in the continuous transformation of the environment and in the creative action of the child who invents his own spaces based on his feelings, needs and stages of growth: functionality, flexibility and transformability are the key words of the “grammar of the child’s space”, a series of design principles that take into account pedagogical, psychological and cultural assumptions. The child of any age takes possession of space through movement, exploration and play. Adults often forget that the action of playing is a serious matter. For the child, play is not a sporadic playful activity but the way in which he knows the world through his body, his senses and his intellect. Play is more than just fun: it is a spontaneous and natural means through which the environment is experienced and known. By playing, the child grows and play is a central element of the growth process from birth. Neuroscience confirms that there are time windows defined as critical periods, in which more or less substantial changes in the psycho-physical development process can and must occur, which are induced and take shape based on the mutual influence between genes and the environment. Childhood is a period of great brain plasticity: what you learn as a child while playing stimulates cognitive development and builds skills that will be used in adult life. Psychology also provides valid elements in favor of this thesis. The psychologist J. Piaget correlates the development of the game with the mental one, stating that the game is the primary tool for the study of the learning process. In conclusion, in the design of the space, intended as a “psychological mediator, nothing must be left to chance; according to the “rule of objective needs”, each intervention must meet specific needs of childhood and evolve with them, anticipating them. Space must listen to the child.

Esiste un modello di “casa”, in cui crescere bambini felici? Gli spazi possono aiutare l’azione educativa dei genitori? La corretta filosofia progettuale e realizzativa ha il suo cardine nella trasformazione continua dell’ambiente e nell’azione creativa del bambino che inventa i propri spazi in base ai suoi stati d’animo, ai suoi bisogni e alle sue tappe di crescita: funzionalità, flessibilità e trasformabilità sono le parole chiave della “grammatica dello spazio del bambino”, una serie di principi progettuali che tengono conto di presupposti pedagogici, psicologici e culturali. Il bambino di qualsiasi età si impossessa dello spazio attraverso il movimento, l’esplorazione e il gioco. Gli adulti spesso dimenticano che il gioco è una cosa molto seria. Per il bambino il gioco non è un’attività ludica sporadica ma la modalità stessa con cui conosce il mondo attraverso il proprio corpo, i propri sensi ed il proprio intelletto. Il gioco è più che un semplice divertimento: costituisce un mezzo, spontaneo e naturale, attraverso il quale l’ambiente viene sperimentato e conosciuto. Giocando il bambino cresce e il gioco è un elemento centrale del processo di crescita sin dalla nascita. Le neuroscienze confermano che esistono delle finestre temporali definite periodi critici, in cui cambiamenti più o meno sostanziali del processo di sviluppo psico-fisico possono e devono avvenire, i quali sono indotti e prendono forma in base all’influenza reciproca tra geni e ambiente. L’infanzia è un periodo con grande plasticità cerebrale: ciò che si impara da piccoli giocando stimola lo sviluppo cognitivo e costruisce abilità che serviranno nella vita adulta. Anche la psicologia fornisce validi elementi a favore di questa tesi. Lo stesso psicologo J. Piaget mette in correlazione lo sviluppo del gioco con quello mentale, affermando che il gioco è lo strumento primario per lo studio del processo di apprendimento. In conclusione, nella progettazione dello spazio, inteso come “mediatore psicologico, nulla deve essere lasciato al caso; per la “regola delle necessità oggettive” ogni intervento deve assecondare precisi bisogni dell’infanzia ed evolvere con loro, anticipandoli. Lo spazio deve ascoltare il bambino.

Lo spazio che ascolta il bambino. Dialogo interdisciplinare tra neuroscienze, pedagogia, psicologia e interior design per una progettazione consapevole ed efficace dello spazio domestico per l'accoglienza e la crescita del bambino 0-5 anni

Guerini, Deborah
2019/2020

Abstract

Is there a model of “home” in which to raise happy children? Can spaces help parents’ educational action? The correct design and construction philosophy has its cornerstone in the continuous transformation of the environment and in the creative action of the child who invents his own spaces based on his feelings, needs and stages of growth: functionality, flexibility and transformability are the key words of the “grammar of the child’s space”, a series of design principles that take into account pedagogical, psychological and cultural assumptions. The child of any age takes possession of space through movement, exploration and play. Adults often forget that the action of playing is a serious matter. For the child, play is not a sporadic playful activity but the way in which he knows the world through his body, his senses and his intellect. Play is more than just fun: it is a spontaneous and natural means through which the environment is experienced and known. By playing, the child grows and play is a central element of the growth process from birth. Neuroscience confirms that there are time windows defined as critical periods, in which more or less substantial changes in the psycho-physical development process can and must occur, which are induced and take shape based on the mutual influence between genes and the environment. Childhood is a period of great brain plasticity: what you learn as a child while playing stimulates cognitive development and builds skills that will be used in adult life. Psychology also provides valid elements in favor of this thesis. The psychologist J. Piaget correlates the development of the game with the mental one, stating that the game is the primary tool for the study of the learning process. In conclusion, in the design of the space, intended as a “psychological mediator, nothing must be left to chance; according to the “rule of objective needs”, each intervention must meet specific needs of childhood and evolve with them, anticipating them. Space must listen to the child.
ARC III - Scuola del Design
9-giu-2021
2019/2020
Esiste un modello di “casa”, in cui crescere bambini felici? Gli spazi possono aiutare l’azione educativa dei genitori? La corretta filosofia progettuale e realizzativa ha il suo cardine nella trasformazione continua dell’ambiente e nell’azione creativa del bambino che inventa i propri spazi in base ai suoi stati d’animo, ai suoi bisogni e alle sue tappe di crescita: funzionalità, flessibilità e trasformabilità sono le parole chiave della “grammatica dello spazio del bambino”, una serie di principi progettuali che tengono conto di presupposti pedagogici, psicologici e culturali. Il bambino di qualsiasi età si impossessa dello spazio attraverso il movimento, l’esplorazione e il gioco. Gli adulti spesso dimenticano che il gioco è una cosa molto seria. Per il bambino il gioco non è un’attività ludica sporadica ma la modalità stessa con cui conosce il mondo attraverso il proprio corpo, i propri sensi ed il proprio intelletto. Il gioco è più che un semplice divertimento: costituisce un mezzo, spontaneo e naturale, attraverso il quale l’ambiente viene sperimentato e conosciuto. Giocando il bambino cresce e il gioco è un elemento centrale del processo di crescita sin dalla nascita. Le neuroscienze confermano che esistono delle finestre temporali definite periodi critici, in cui cambiamenti più o meno sostanziali del processo di sviluppo psico-fisico possono e devono avvenire, i quali sono indotti e prendono forma in base all’influenza reciproca tra geni e ambiente. L’infanzia è un periodo con grande plasticità cerebrale: ciò che si impara da piccoli giocando stimola lo sviluppo cognitivo e costruisce abilità che serviranno nella vita adulta. Anche la psicologia fornisce validi elementi a favore di questa tesi. Lo stesso psicologo J. Piaget mette in correlazione lo sviluppo del gioco con quello mentale, affermando che il gioco è lo strumento primario per lo studio del processo di apprendimento. In conclusione, nella progettazione dello spazio, inteso come “mediatore psicologico, nulla deve essere lasciato al caso; per la “regola delle necessità oggettive” ogni intervento deve assecondare precisi bisogni dell’infanzia ed evolvere con loro, anticipandoli. Lo spazio deve ascoltare il bambino.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/175645