Un museo di narrazione per l'ex rifugio n. 87

The Antiaircraft Shelter n°87 is an underground place, the cellar of the elementary school G. Leopardi that between 1935 and 40' is adapted for that purpose, like many others in those years in Milan (already 140 in 1938 between public and private buildings), through works of shoring, wall reinforcements, ventilation systems and emergency exits, became the place where during the nights of darkness, civilians found refuge under the aerial bombardments in Milan. In that period, among the many students of the elementary school, there was Ermanno Olmi, who in his book "il ragazzo della Bovisa" tells us about the city of those years, seen through the eyes of a child and described by the skilful hands of a director in a strongly immersive autobiographical tale. A Milan that was, still traceable by attentive eyes in the scars of bombing and in the signs "to the shelter" still present in the facades of many buildings, but to many of unknown origin. Symbols unrecognizable among the more contemporary layers, symbols that perhaps it would be worthwhile to rediscover, also to acquire a more intimate and conscious relationship with the city, recognizing both the value of physical testimony and the imaginative force that it encloses, allowing us to live together, even if only by evocation, with our past, moments of reflection that the stratification of the city can give us. In the places of Refuge 87 is possible a real "immersion" in space and time, with an extraordinary closeness, however, to the places of everyday life, a space close to our lives and experiences but remained untouched (or almost) over the years, a kind of closet to a secret room, or the more traditional heterotopic mirror, going to emphasize the feeling of "object trouvé" that must have caught the first visitors. With this work we want first of all to exploit and retrain the emotional potential of the physical and experiential capacities of the descent into a dimly lit place, passing through the natural coolness, the characteristic odors of cellar places, the humidity and the changed acoustics, intrinsic capacities of the hypogeum as is the archaic sense of introspection and amplification of the senses. For these reasons, together with the desire to search for a language that speaks in the absence of physical objects to "show" and that is suitable and respectful of the place, it was decided to work on video projection, on light and sound effects that could bring back to everyone's attention the memories of the survivors and of that historical period. Through the immaterial archives of personal testimonies, the theme of cultural valorization opens up, a restoration method that takes into consideration the theories of the Ecomuseum and of participatory and interactive maps, in order to make the historical memories transmissible, not only of great events but also of local stories that tend to disappear. The museum is a place where the shared heritage becomes identity, it is possible to enrich these fundamental places through the narrative museum: museum as narrative habitat, active place of artistic experimentation and territory of memory. The multimedia technologies used favor the experiential approach, the interactive languages enhance the conditions of participation with the public and with virtual communities. My thesis project concerns the redevelopment of the former Refuge 87 through the design of an interactive audiovisual museum, a narrative museum that can not only preserve the physicality of the shelter as a testimony of the bombing, but also preserve the intangible heritage of the testimonies of survivors who remember their childhood in Milan during the regime.

Il Rifugio antiaereo n°87 è un luogo ipogeo, la cantina della scuola elementare G. Leopardi che tra il 1935 e il 40’ viene adeguata a tale scopo, come tante altre in quegli anni a Milano (già 140 nel 1938 tra edifici pubblici e privati), tramite opere di puntellamento, rinforzi murari, impianti di ventilazione e uscite di sicurezza, diventano il luogo in cui durante le notti dell’oscuramento, trovavano rifugio i civili sotto i bombardamenti aerei a Milano. In quel periodo, fra i tanti studenti della scuola elementare, vi era Ermanno Olmi, che nel suo libro “il ragazzo della Bovisa” ci racconta la città di quegli anni, vista dagli occhi di bambino e descritta dalle sapienti mani di regista in un racconto autobiografico fortemente immersivo. Una Milano che fu, ancora rintracciabile da occhi attenti nelle cicatrici dei bombardamenti e nelle segnaletiche “al rifugio” ancora presenti nelle facciate di molti edifici, ma a molti di origini ignote. Simboli irriconoscibili fra gli strati più contemporanei, simboli che forse varrebbe la pena ritrovare, anche per acquisire un rapporto con la città più intimo e consapevole, riconoscendo il valore sia di testimonianza fisica che la forza immaginifica che racchiude, permettendoci di convivere anche se solo per evocazione, con il nostro passato, momenti di riflessione che la stratificazione della città ci può donare. Nei luoghi del Rifugio 87 è possibile una vera e propria “immersione” nello spazio e nel tempo, con una straordinaria vicinanza però ai luoghi del quotidiano, uno spazio vicino alle nostre vite ed esperienze ma rimasto intoccato (o quasi) negli anni, una specie di armadio verso una stanza segreta, o il più tradizionale specchio eterotopico, andando ad enfatizzare anche la sensazione di “object trouvè” che deve aver colto i primi avventori. Con questo lavoro si vuole innanzitutto sfruttare e riqualificare il potenziale emozionale delle capacità fisiche ed esperienziali della discesa in un luogo poco illuminato, passando per il naturale frescore, gli odori caratteristici dei luoghi cantinati, l’umidità e l’acustica mutata, capacità intrinseche dell’ipogeo come lo è l’arcaico senso di introspezione e amplificazione dei sensi. Proprio per questi motivi, insieme alla volontà di ricercare un linguaggio che parli in assenza di oggetti fisici appunto da “mostrare” e che sia adatto e rispettoso del luogo, si è deciso di lavorare sulla videoproiezione, su effetti di luce e di suoni, che potessero riportare all’attenzione di tutti le memorie dei sopravvissuti e di quel periodo storico. Attraverso gli archivi immateriali delle testimonianze personali si apre il tema della valorizzazione culturale, un metodo di restauro che prende in considerazione le teorie dell’Ecomuseo e delle mappe partecipate ed interattive, allo scopo di rendere trasmissibili le memorie storiche non solo dei grandi avvenimenti ma anche dei racconti locali che mano a mano tendono a scomparire. Il museo è un luogo in cui il patrimonio condiviso diviene identitario, è possibile arricchire questi luoghi fondamentali attraverso il museo di narrazione: museo come habitat narrativo, luogo attivo di sperimentazione artistica e territorio della memoria. Le tecnologie multimediali utilizzate favoriscono l’approccio esperienziale, i linguaggi interattivi valorizzano le condizioni di partecipazione con il pubblico e con le comunità virtuali. Il mio progetto di tesi riguarda la riqualificazione dell’ex Rifugio 87 attraverso la progettazione di un museo audiovisivo interattivo, un museo di narrazione che possa oltre che conservare la fisicità del rifugio come testimonianza dei bombardamenti, conservare anche il patrimonio immateriale delle testimonianze dei sopravvissuti che ricordano la loro infanzia a Milano durante il regime.