Metamorfosi urbane. La città sopra la stazione. Les Olympiades di Parigi

"What were once parts of the building's structure now serve as walls for living quarters. This enormous building, having been completely absorbed by the surrounding city, was able to serve a new and different purpose..." Robert Adam's description of the history of Diocletian's Palace tells the story of an architecture that is built over time, and through the design of the Adelphi in London, demonstrates how the construction of space finds meaning in the concatenation of its layers. August Choisy designs and describes space as an experience of the observer with respect to the composition of a dynamic architecture such as the Acropolis in Athens, evoking a plan of sequences of an architectural space through picturesque views. Fernand Pouillon later demonstrates that perception of space is the instrument of design, positioning the inhabitant at the centre of the city, moving between perfectly balanced voids and passages, rhythmised by the design of the span. These three figures are the basis of the project, in theoretical, spatial and emotional terms. The Parisian neighbourhood of Les Olympiades is a reminder of the modern utopia of the 1970s with respect to urbanisme sur dalle (slab), which is materially positioned above a foodstuffs station from the 1900s, now disused. The thickness of the artificial ground is an insurmountable limit and does not permit any relationship with the surrounding city, leaving the architecture suspended in time and space. This project fits into the big urban skeleton and imagines new possible lives for it; it is a process of uncovering, stripping and excavating the artificial ground by rewriting its configuration. The arrangement of the defined elements (the towers and the slats) is invariable, but the composition finds meaning through multiple points of view obtained in the cuts in the ground. The project originates in its interior rooms, designed in the structure of what was once a large car park, and, passing through the dark hypogeal rooms, goes up to the luminous surface of the ground, through the alternation of light and shadow, passages and galleries. What is demolished guarantees the picturesque, and the openings of monumental spaces, looking at the buildings like ancient Roman ruins, are linked in a sequence, where the giant order of bays is the rhythm of the entire composition. The stratification of the project coincides with three cities that combine, follow and intersect each other, one supporting the other, giving rise to future urban metamorphoses and possible new configurations, through a process of reading, interpreting and rewriting space. The new soil, which is completely absorbed by the surrounding city, generates new picturesque views of the modern ruin.

“Quelle che un tempo erano parti della struttura del palazzo, ora servono come pareti per gli alloggi.. Questo enorme edificio, essendo stato assorbito completamente dalla cttà circostante,è stato in grado di servire a un nuovo e differente uso...” La descrizione di Robert Adam rispetto alla storia del Palazzo di Diocleziano, racconta la vita di un’Architettura che si costruisce nel tempo, e attraverso il progetto dell’Adelphi di Londra, dimostra come la costruzione dello spazio trovi significato nella concatenazione dei suoi strati. August Choisy disegna e descrive lo spazio come esperienza dell’osservatore rispetto alla composizione di un’Architetura dinamica come quella dell’Acropoli di Atene, evocando un piano di sequenze di uno spazio architettonico attraverso vedute pittoresche. Fernand Pouillon, piu’ tardi, dimostra che la percezione dello spazio è lo strumento del progetto, posizionando l’abitante al centro della città, che si muove tra vuoti e passaggi perfettamente equilibrati tra di loro, ritmati dal disegno della campata. Queste tre figure sono la base del progetto, in termini teorici, spaziali ed emozionali. Il quartiere parigino Les Olympiades è il ricordo dell’utopia moderna degli anni ‘70 rispetto all’urbanisme sur dalle (piastra) che si posiziona materialmente al di sopra di una stazione di merci alimentari del 1900, oggi dismessa. Lo spessore del suolo artificiale è un limite invalicabile e non permette relazioni con la città circostante, lasciando l’architettura sospesa nel tempo e nello spazio. Questo progetto si inserisce nel grande scheletro urbano e ne immagina nuove possibili vite, è un processo di disvelamento, scarnificazione e scavo del suolo artificiale attraverso la riscrittura della configurazione. La disposizione degli elementi definiti (le torri e le stecche) è invariabile, ma la composizione trova significato grazie a punti di vista multipli ricavati nei tagli del suolo. Il progetto nasce nelle sue stanze interne, disegnate nella struttura di quello che un tempo era un grande parcheggio, e, passando per gli ambienti oscuri ipogei, risale fino alla superficie luminosa del suolo, attraverso l’alternarsi di luci e ombre, passages e gallerie. Ciò che viene demolito garantisce il pittoresco e le aperture di spazi monumentali, che guardano gli edifici come antiche rovine romane, si concatenano in sequenza, dove l’ordine gigante di campate è il ritmo dell’intera composizione. La stratificazione del progetto coincide con tre città che si combinano, si susseguono e si intersecano tra di loro, l’una sorregge l’altra, e danno luogo a future metamorfosi urbane e a possibili nuove configurazioni, attraverso un processo di lettura, interpretazione e riscrittura dello spazio. Il nuovo suolo, che viene assorbito completamente dalla città circostante, genera nuove vedute pittoresche della rovina moderna.