The digital transformation has both increased and decreased inequality. Oftentimes, the matters of access, discrimination, representation and accessibility are exacerbated in the digital spaces. Given how the Covid-19 pandemic has further accelerated the transition to entirely virtual services, the need for designers to be aware of inclusive methods is even stronger than before. This work proposes an original model to understand and counteract the instances of digital exclusion defined as DDSAEs (Designed Digital Subtle Acts of Exclusion): discrimination instances happening in digital products and featuring specific actors, context and variable dynamics. The core principle guiding this proposition is that designers are the principal agents of inclusion and exclusion. Therefore, they should be given the tools to become more aware of what their actions entail for every possible user, technology and context. This work is firmly situated in the Inclusive Design theory, although it also takes clues from newer propositions such as Design for Belonging. Therefore, inclusion is at the heart of this project: from the development with inclusive techniques, validation with exclusion experts, and an accessible presentation.

La trasformazione digitale ha sia aumentato che diminuito le disuguaglianze sociali. Problemi legati all’accesso, alla discriminazione, alla rappresentazione ed all’accessibilità sono spesso esacerbati negli spazi digitali. Dato che la pandemia di Covid-19 ha ulteriormente accelerato la transizione a servizi interamente virtuali, è necessario che la figura del designer sviluppi una più profonda conoscenza dei metodi inclusivi. Questo lavoro propone un modello originale per comprendere e contrastare le istanze di esclusione digitale definite come DDSAE (Designed Digital Subtle Acts of Exclusion): episodi di discriminazione che si verificano nei prodotti digitali e che sono caratterizzati da attori specifici, contesti e dinamiche variabili. Il principio fondamentale che guida questa proposta è che la figura del designer rappresenta la principale tramite di inclusione ed esclusione. Pertanto, dovrebbe essere fornita di strumenti per diventare più consapevole delle conseguenze delle decisioni progettuali per ogni possibile utente, tecnologia e contesto. Questo lavoro è saldamente situato nella teoria dell’Inclusive Design, nonostante prenda spunto anche da proposte più recenti come il Design for Belonging. L’inclusione è quindi la metodologia centrale di questo progetto: dallo sviluppo con tecniche inclusive, alla convalida con esperti di esclusione, fino ad una presentazione accessibile.

Recoverable by design. An inclusive framework to counteract the designed digital subtle acts of exclusion

Vanossi, Emanuele
2020/2021

Abstract

The digital transformation has both increased and decreased inequality. Oftentimes, the matters of access, discrimination, representation and accessibility are exacerbated in the digital spaces. Given how the Covid-19 pandemic has further accelerated the transition to entirely virtual services, the need for designers to be aware of inclusive methods is even stronger than before. This work proposes an original model to understand and counteract the instances of digital exclusion defined as DDSAEs (Designed Digital Subtle Acts of Exclusion): discrimination instances happening in digital products and featuring specific actors, context and variable dynamics. The core principle guiding this proposition is that designers are the principal agents of inclusion and exclusion. Therefore, they should be given the tools to become more aware of what their actions entail for every possible user, technology and context. This work is firmly situated in the Inclusive Design theory, although it also takes clues from newer propositions such as Design for Belonging. Therefore, inclusion is at the heart of this project: from the development with inclusive techniques, validation with exclusion experts, and an accessible presentation.
DADDA, ROBERTO
NEGRI, PAOLO
ARC III - Scuola del Design
21-dic-2021
2020/2021
La trasformazione digitale ha sia aumentato che diminuito le disuguaglianze sociali. Problemi legati all’accesso, alla discriminazione, alla rappresentazione ed all’accessibilità sono spesso esacerbati negli spazi digitali. Dato che la pandemia di Covid-19 ha ulteriormente accelerato la transizione a servizi interamente virtuali, è necessario che la figura del designer sviluppi una più profonda conoscenza dei metodi inclusivi. Questo lavoro propone un modello originale per comprendere e contrastare le istanze di esclusione digitale definite come DDSAE (Designed Digital Subtle Acts of Exclusion): episodi di discriminazione che si verificano nei prodotti digitali e che sono caratterizzati da attori specifici, contesti e dinamiche variabili. Il principio fondamentale che guida questa proposta è che la figura del designer rappresenta la principale tramite di inclusione ed esclusione. Pertanto, dovrebbe essere fornita di strumenti per diventare più consapevole delle conseguenze delle decisioni progettuali per ogni possibile utente, tecnologia e contesto. Questo lavoro è saldamente situato nella teoria dell’Inclusive Design, nonostante prenda spunto anche da proposte più recenti come il Design for Belonging. L’inclusione è quindi la metodologia centrale di questo progetto: dallo sviluppo con tecniche inclusive, alla convalida con esperti di esclusione, fino ad una presentazione accessibile.
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