As the COVID-19 Pandemic spread across the globe in early 2020, so did the utopian idea of ‘15-minute city’ as a possible solution to the negative externalities of urbanity that are exacerbated by the pandemic. The idea has sparked dichotomous debates and discussions within the urban planning field and general media alike. While its proponents claim it to be an alternative model to enrich ‘livability in cities’ by highlighting its impact on reducing ‘commute’ and the socioeconomic and environmental benefits that would follow, its detractors, however, warn that a careful examination of the concept and its application is required. These debates and discussions reflect that a cultural gap exists in the rhetoric’s interpretation and a multiplicity of varied and all-encompassing interpretations of 15-minute ‘city’ lead to question the genesis of the rhetoric, If ‘15-minute city’ is everything, then maybe it’s nothing! This idea, therefore, which runs through many discourses on the ‘city’, deserves a thorough critical investigation to fully understand its potential and effective role on one hand, and not consider it only in reductive terms on the other. Furthermore, in the backdrop of extremely limited scientific literature, it becomes overbearing that the rhetoric of ’15-minute city’ should be defined and situated within the wider scientific scholarship on urban planning and its utility as an ‘utopian’ idea or a ‘new urban planning model’ or a mere ‘political campaign’ should be discussed. Through this study, I, therefore, have tried to clarify the significance of the rhetoric of ’15- minute city’ from an urban planning perspective. To this end, the thesis investigates the idea of ‘15-minute city’ and its components and analyses it, first, from the point of view of planning theory. The themes in favor and critical issues thus uncovered are then further contrasted with the empirical application of the concept by undertaking case studies of cities that have embraced the rhetoric, namely, the cities of Portland, Melbourne, and Paris. From the synthesis of this study, the ’15-minute City’ appears mainly as a reiteration of the ‘neighbourhood units’ and does not bring anything new from spatial planning perspective. Rather it is synonymous to creating ‘compact’ and ‘accessible’ cities by focussing on ‘Neighbourhoods’ and ‘people’. Nevertheless, this rhetoric finds its value, above all, in being able to align various territorial actors by providing them a common vision and thus reduce artificial ‘temporal inequalities’. This opens further research directions to enquire strategies of ‘creating proximity for people’ and role of ‘rhetorics’ in ‘city-making’.

Mentre la pandemia di COVID-19 si è diffusa in tutto il mondo all'inizio del 2020, anche l'idea utopica della "città dei 15 minuti" è stata presentata come una possibile soluzione alle esternalità ̀ negative della condizione urbana esacerbate dalla pandemia. Tale idea ha avviato dibattiti e discussioni dicotomiche nel campo della pianificazione urbana e dei media. I suoi sostenitori affermano che si tratta di un modello alternativo per arricchire la "vivibilità nelle città" evidenziando il suo impatto sulla riduzione del "pendolarismo" e i benefici socio-economici e ambientali che ne deriverebbero. I suoi detrattori, tuttavia, sottolineano che un esame attento del concetto e delle sue applicazioni permette di riconoscere un divario culturale nell'interpretazione della retorica della città dei 15 minuti e una molteplicità di interpretazioni variegate e onnicomprensive che la mettono in discussione perché “Se la città dei 15 minuti è tutto, allora forse non è niente!” Questa idea, dunque, che attraversa molti discorsi sulla città merita un'indagine critica approfondita per comprenderne appieno il ruolo potenziale ed effettivo da un lato e non considerarla solo in termini riduttivi dall’altro. Inoltre, sullo sfondo di una letteratura scientifica estremamente limitata, diventa urgente collocare la retorica della "città dei 15 minuti" all'interno della più ampia ricerca scientifica sulla pianificazione urbana. Al fine di comprendere se tale concetto ha una sua utilità e forza trainante come idea "utopica", come un 'nuovo modello di pianificazione urbana' o come una mera espressione all’interno di 'campagne politiche'. Attraverso questo studio, quindi ho cercato di chiarire il significato della retorica della "città dei 15 minuti " dal punto di vista urbanistico. A questo fine la tesi indaga l'idea di "città dei 15 minuti" e le sue componenti e in primo luogo lo analizza dal punto di vista della planning theory. I temi a favore e i nodi critici individuati vengono poi ulteriormente analizzati, osservando l'applicazione empirica del concetto studiando casi di città che hanno abbracciato la retorica dei 15 minuti, ovvero le città di Portland, Melbourne e Parigi. Dalla sintesi di questo studio, la "Città dei 15 minuti" appare prevalentemente una reiterazione del concetto di "unità di quartiere" e non apporta nulla di nuovo dal punto di vista della pianificazione territoriale. Piuttosto appare come una sinonimo della volontà di creare città "compatte" e "accessibili", concentrandosi su "quartieri" e "persone". Ciononostante, tale retorica trova il suo valore soprattutto nel riuscire ad allineare i vari attori territoriali fornendo loro una visione comune, nel tentativo di ridurre le “disuguaglianze temporali” . Ciò apre ulteriori direzioni di ricerca per indagare strategie di ‘creazione di prossimità per le persone’ e sul ruolo della "retorica" nel "fare città".

A new time-based urban agenda. Exploring the 15-minute city in concepts and practices

Tarwani, Ahsaas
2020/2021

Abstract

As the COVID-19 Pandemic spread across the globe in early 2020, so did the utopian idea of ‘15-minute city’ as a possible solution to the negative externalities of urbanity that are exacerbated by the pandemic. The idea has sparked dichotomous debates and discussions within the urban planning field and general media alike. While its proponents claim it to be an alternative model to enrich ‘livability in cities’ by highlighting its impact on reducing ‘commute’ and the socioeconomic and environmental benefits that would follow, its detractors, however, warn that a careful examination of the concept and its application is required. These debates and discussions reflect that a cultural gap exists in the rhetoric’s interpretation and a multiplicity of varied and all-encompassing interpretations of 15-minute ‘city’ lead to question the genesis of the rhetoric, If ‘15-minute city’ is everything, then maybe it’s nothing! This idea, therefore, which runs through many discourses on the ‘city’, deserves a thorough critical investigation to fully understand its potential and effective role on one hand, and not consider it only in reductive terms on the other. Furthermore, in the backdrop of extremely limited scientific literature, it becomes overbearing that the rhetoric of ’15-minute city’ should be defined and situated within the wider scientific scholarship on urban planning and its utility as an ‘utopian’ idea or a ‘new urban planning model’ or a mere ‘political campaign’ should be discussed. Through this study, I, therefore, have tried to clarify the significance of the rhetoric of ’15- minute city’ from an urban planning perspective. To this end, the thesis investigates the idea of ‘15-minute city’ and its components and analyses it, first, from the point of view of planning theory. The themes in favor and critical issues thus uncovered are then further contrasted with the empirical application of the concept by undertaking case studies of cities that have embraced the rhetoric, namely, the cities of Portland, Melbourne, and Paris. From the synthesis of this study, the ’15-minute City’ appears mainly as a reiteration of the ‘neighbourhood units’ and does not bring anything new from spatial planning perspective. Rather it is synonymous to creating ‘compact’ and ‘accessible’ cities by focussing on ‘Neighbourhoods’ and ‘people’. Nevertheless, this rhetoric finds its value, above all, in being able to align various territorial actors by providing them a common vision and thus reduce artificial ‘temporal inequalities’. This opens further research directions to enquire strategies of ‘creating proximity for people’ and role of ‘rhetorics’ in ‘city-making’.
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
21-dic-2021
2020/2021
Mentre la pandemia di COVID-19 si è diffusa in tutto il mondo all'inizio del 2020, anche l'idea utopica della "città dei 15 minuti" è stata presentata come una possibile soluzione alle esternalità ̀ negative della condizione urbana esacerbate dalla pandemia. Tale idea ha avviato dibattiti e discussioni dicotomiche nel campo della pianificazione urbana e dei media. I suoi sostenitori affermano che si tratta di un modello alternativo per arricchire la "vivibilità nelle città" evidenziando il suo impatto sulla riduzione del "pendolarismo" e i benefici socio-economici e ambientali che ne deriverebbero. I suoi detrattori, tuttavia, sottolineano che un esame attento del concetto e delle sue applicazioni permette di riconoscere un divario culturale nell'interpretazione della retorica della città dei 15 minuti e una molteplicità di interpretazioni variegate e onnicomprensive che la mettono in discussione perché “Se la città dei 15 minuti è tutto, allora forse non è niente!” Questa idea, dunque, che attraversa molti discorsi sulla città merita un'indagine critica approfondita per comprenderne appieno il ruolo potenziale ed effettivo da un lato e non considerarla solo in termini riduttivi dall’altro. Inoltre, sullo sfondo di una letteratura scientifica estremamente limitata, diventa urgente collocare la retorica della "città dei 15 minuti" all'interno della più ampia ricerca scientifica sulla pianificazione urbana. Al fine di comprendere se tale concetto ha una sua utilità e forza trainante come idea "utopica", come un 'nuovo modello di pianificazione urbana' o come una mera espressione all’interno di 'campagne politiche'. Attraverso questo studio, quindi ho cercato di chiarire il significato della retorica della "città dei 15 minuti " dal punto di vista urbanistico. A questo fine la tesi indaga l'idea di "città dei 15 minuti" e le sue componenti e in primo luogo lo analizza dal punto di vista della planning theory. I temi a favore e i nodi critici individuati vengono poi ulteriormente analizzati, osservando l'applicazione empirica del concetto studiando casi di città che hanno abbracciato la retorica dei 15 minuti, ovvero le città di Portland, Melbourne e Parigi. Dalla sintesi di questo studio, la "Città dei 15 minuti" appare prevalentemente una reiterazione del concetto di "unità di quartiere" e non apporta nulla di nuovo dal punto di vista della pianificazione territoriale. Piuttosto appare come una sinonimo della volontà di creare città "compatte" e "accessibili", concentrandosi su "quartieri" e "persone". Ciononostante, tale retorica trova il suo valore soprattutto nel riuscire ad allineare i vari attori territoriali fornendo loro una visione comune, nel tentativo di ridurre le “disuguaglianze temporali” . Ciò apre ulteriori direzioni di ricerca per indagare strategie di ‘creazione di prossimità per le persone’ e sul ruolo della "retorica" nel "fare città".
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/182757